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Evasione Iva: quando la scelta è se pagare lo Stato o i propri dipendenti
venerdì 29 settembre 2017, di
Evasione Iva, è di ben 35 miliardi di euro la differenza tra gettito atteso e quello incassato che permette all’Italia di conquistare il primo posto tra i Paesi dell’Unione Euorpea per Iva non pagata.
Una questione che grava sulle casse dell’Unione Europea, le cui entrate sono finanziate per l’11% proprio dall’Iva, e che oggi il Governo sta tentando di risolvere, o quantomeno ridurre.
Sono numerose le misure introdotte al fine di contrastare l’evasione fiscale in materia di Iva: dalle nuove comunicazioni Iva trimestrali fino all’estensione dello split payment e al reverse charge. Misure e novità fiscali che nel corso degli anni hanno contribuito a far calare il peso dell’evasione Iva in Italia, con un recupero del 3% a partire dal 2011.
Cifre ancora troppo contenute e, oggi, non si può certo dire che l’Italia abbia risolto il problema dell’evasione Iva, l’imposta più odiata e meno pagata da imprese e contribuenti.
Se è vero che l’evasione è una piaga da contrastare, non sempre ci si sofferma su uno dei motivi per il quale le imprese non versano l’Iva: cosa fare se la scelta è se pagare lo stipendio ai propri dipendenti o lo Stato?
Evasione Iva: quando la scelta è se pagare lo Stato o i propri dipendenti
La storia di Giovanni Battista Giaccardi è solo uno dei casi di imprenditori che hanno scelto di non pagare le tasse per poter pagare lo stipendio ai propri dipendenti. A raccontarlo è lui stesso, nell’intervista rilasciata alla trasmissione Tagadà su La7 nel 2016.
Un totale di quasi 260 mila euro di Iva non pagata nel 2005 per la quale nel 2015 la Cassazione si è espressa a favore della condanna; a nulla vale il fatto che il motivo dell’Iva evasa fosse stata la scelta di pagare gli stipendi ai propri dipendenti.
Così come a nulla era valso il fatto che l’imprenditore aveva invocato lo stato di grave necessità, previsto dall’art. 54 del Codice Penale, secondo cui “non è punibile chi ha commesso un fatto costretto da necessità di salvare sé od altri dal pericolo di un grave danno alla persona”.
Per la Cassazione non pagare le tasse allo Stato per poter pagare i propri dipendenti non è una motivazione valida, almeno non lo è stata nel caso dell’ex titolare della DueGi Prefabbricati, azienda che è arrivata nel 2000-2002 a contare fino a 250 dipendenti. Ma c’è di più.
Se è vero che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che contribuisce alla formazione e allo sviluppo della persona umana, per i giudici della Cassazione perderlo non arreca un grave danno alla persona. Non si tratta, in sintesi, di un diritto tanto inviolabile per l’uomo da far scattare lo stato di necessità previsto dal Codice Penale.
Iva non versata per pagare i dipendenti: le diverse interpretazioni della Cassazione
Il caso dell’ex titolare della DueGi Prefabbricati, Giovanni Battista Giaccardi morto il 5 settembre 2017, è soltanto uno degli esempi di casi in cui pur di garantire uno stipendio ai propri dipendenti si sceglie di evadere il fisco.
Di storie simili, soprattutto nell’ultimo decennio, se ne trovano molte e non sempre la giustizia è così dura nel condannare un imprenditore che mette al primo posto i propri dipendenti piuttosto che lo Stato.
Più volte i giudici si sono pronunciati a favore di imprenditori accusati di evasione Iva per non aver pagato l’imposta a causa di comprovate difficoltà economiche, come nel caso dell’imprenditore assolto dai giudici di Teramo 15 settembre 2017 per mancanza di dolo, ovvero per mancanza di esplicita volontà di non pagare l’Iva dovuta.
Situazioni simili, interpretazioni opposte. Qual è quella giusta in casi del genere?
Come sempre accade, non è facile scegliere da che parte stare: l’evasione fiscale è un reato, e in quanto tale va punito. Quando, però, la scelta è tra il mandare avanti la propria attività o pagare le imposte allo Stato a fare la differenza è l’interpretazione della giustizia, che non può mai dimenticare che molto spesso l’evasore non paga le tasse semplicemente perché non ha soldi.