Errori medici? L’avvocato Liguori, leader nei risarcimenti, non ha dubbi: il vero imputato è un sistema sanitario al collasso

Redazione

21 Novembre 2025 - 13:32

SSN in crisi: mancano 40 Mld, 5.000 medici di base persi. Liguori denuncia stress e disparità territoriali. La soluzione: una riforma strutturale su prevenzione e sanità digitale.

Errori medici? L’avvocato Liguori, leader nei risarcimenti, non ha dubbi: il vero imputato è un sistema sanitario al collasso

Errori medici? L’avvocato Liguori, leader nei risarcimenti, non ha dubbi: il vero imputato è un sistema sanitario al collasso

Il Servizio Sanitario Nazionale è nato con un mandato semplice e rivoluzionario: garantire cure per tutti, indipendentemente dal reddito.

Oggi quella promessa è in rosso fisso, segno evidente della crisi del sistema sanitario nazionale. Per allinearci ai principali Paesi europei servirebbero almeno 35-40 miliardi di euro in più l’anno, secondo diverse analisi indipendenti che mettono nero su bianco il definanziamento strutturale della sanità italiana.

Denuncia l’avvocato Vincenzo Liguori, tra i massimi esperti di malasanità e risarcimenti danni da errore medico. Il punto, sottolinea, non è solo quanto spendiamo, ma come regge il sistema dal punto di vista strutturale:

Mancano 40 miliardi di euro solo per mantenere standard adeguati e allinearci agli altri Paesi europei, e la spesa sanitaria pubblica è inferiore del 44% rispetto alla media UE.

Secondo Liguori, a finanziare concretamente il SSN è solo il 20% della popolazione che paga regolarmente le tasse, mentre l’80% beneficia di un sistema universalistico senza contribuire in modo proporzionale al suo sostentamento.

Il tutto in un contesto di evasione fiscale che sfiora gli 80 miliardi annui, cioè più del doppio di quanto servirebbe per colmare il gap sanitario. Un modello fondato sulla solidarietà, ma poggiato su basi sempre più fragili.

A questo si sommano le disparità territoriali. I finanziamenti possono variare fino a 150 euro pro capite tra una Regione e l’altra: significa che, nei fatti, la qualità delle cure dipende sempre di più dal CAP di residenza.

Regioni come la Campania risultano nettamente penalizzate rispetto ad aree meglio finanziate come la Liguria, confermando un SSN a geometria variabile, dove il diritto alla salute non è più uguale per tutti.

In parallelo, cresce il peso della spesa privata: oltre 40 miliardi di euro l’anno pagati direttamente dalle famiglie, con quote crescenti di cittadini che rinunciano alle cure per costi troppo elevati o liste d’attesa infinite.

Medici sotto pressione: meno camici e più pazienti

Sul fronte del personale, i numeri raccontano un’altra parte della crisi. Negli ultimi anni la medicina territoriale è entrata in una vera e propria caduta libera.

I Pronto soccorso sono stati dimezzati in poco più di un decennio, mentre tra il 2019 e il 2023 l’Italia ha perso quasi 5.000 medici di base, pari a un calo del 12,8%.

Oggi molti medici di famiglia seguono ben oltre i 1.500 assistiti, spesso superando i massimali teorici. Liguori lo definisce un cortocircuito annunciato:

I medici non sono meno preparati, sono lasciati soli in un sistema sottofinanziato, con carenza di personale, liste d’attesa infinite e turni massacranti. Una diagnosi tardiva o un’operazione rimandata non dipendono dal singolo, ma dalle condizioni in cui è costretto a lavorare.

La pressione si traduce in stress cronico, burnout, errori più probabili. Emblematico il caso di una recente sentenza che ha condannato un’ASL campana a risarcire 100.000 euro a un medico costretto a turni di 24 ore consecutive: un pronunciamento che riconosce, per la prima volta con questa chiarezza, che anche i professionisti sanitari sono vittime di un’organizzazione al limite.

In questo contesto si inserisce il fenomeno dei “medici a gettone”: professionisti chiamati a coprire turni in emergenza, spesso in strutture che non conoscono e privi di continuità nel rapporto con i pazienti. Osserva Liguori:

Cambiano ospedale ogni settimana, senza radicamento né conoscenza dei casi clinici e questo aumenta il rischio clinico e la discontinuità delle cure.

Una toppa costosa e rischiosa, più che una soluzione.

L’effetto sistema: più errori clinici e più contenziosi

L’aumento dei casi di malasanità registrato negli ultimi anni va letto come un sintomo, non come la causa della crisi. Non è il segnale di una generazione di medici meno preparata, ma di un sistema organizzativo e finanziario che non regge più la domanda di salute. Spiega Liguori:

Quando parlo di “effetto del sistema intendo un meccanismo che non garantisce assistenza tempestiva, diagnosi accurate e cure efficaci. In queste condizioni è inevitabile che aumentino errori clinici e contenziosi. La domanda vera è: chi è il responsabile? Il medico che lavora in emergenza o il sistema che lo costringe a farlo?

Sul piano legale, la crisi sanitaria trascina con sé anche la crisi della giustizia. Osserva l’avvocato:

I procedimenti civili e penali in Italia hanno tempi biblici. La giustizia è sovraccarica, mancano risorse umane e tecnologiche, e l’infrastruttura digitale è inadeguata. Questo mina la fiducia dei cittadini e genera ulteriori costi economici.

Le ASL e le Regioni pagano ogni anno risarcimenti per errori medici, alimentando un circolo vizioso: più il sistema è inefficiente, più si sprecano risorse in contenziosi, meno restano fondi per prevenzione, personale, tecnologie.

I dati mostrano che mentre incidenti stradali e infortuni sul lavoro sono in calo, i casi di presunta responsabilità sanitaria aumentano proprio per i problemi strutturali del sistema.

In questo scenario, la posizione di Liguori è netta: non si tratta di puntare il dito contro i medici, ma di tutelare i pazienti danneggiati riconoscendo, allo stesso tempo, le condizioni insostenibili in cui lavorano molti professionisti.

L’obiettivo dichiarato è diventare una voce equilibrata, capace di denunciare le storture del sistema senza trasformare il rapporto tra cittadini e medici in un conflitto permanente.

Serve una riforma sulla prevenzione

La grande domanda è se il sistema, così com’è, sia ancora sostenibile nel medio periodo. Avverte Liguori:

Sempre più persone avranno bisogno di cure, mentre la popolazione attiva, quella che finanzia il sistema, si ridurrà. Meno tasse, meno finanziamenti, più anziani, più malattie croniche: è un rapporto sempre più sbilanciato.

La risposta, secondo il legale, non può essere limitata a qualche miliardo in più in legge di Bilancio.

Per invertire la rotta non bastano più fondi messi a caso: serve una riforma che punti sulla prevenzione e sulla longevità in buona salute. Oggi il sistema è troppo reattivo: interviene quando la malattia è già manifestata. Un sistema sostenibile deve ridurre il numero di persone che arrivano a necessitare cure complesse.

Le linee di intervento sono chiare: rafforzare programmi di prevenzione su larga scala, investire in educazione agli stili di vita, potenziare screening e diagnosi precoce, rilanciare la medicina territoriale, sviluppare davvero la sanità digitale.

Sul tavolo, però, non c’è solo la tecnica. Servono decisioni politiche difficili: ridefinire le priorità di spesa, contrastare seriamente l’evasione fiscale, ridurre le diseguaglianze territoriali e rimettere il diritto alla salute al centro delle politiche pubbliche.

Il messaggio che arriva dall’analisi di Liguori è semplice e scomodo: la malasanità, oggi, è soprattutto il prodotto di un sistema logoro, non il fallimento individuale di chi indossa il camice.

E questo riguarda direttamente anche il tema del risarcimento danni da errore medico, che esplode proprio quando il sistema non riesce più a garantire cure tempestive e di qualità.

Senza una riforma strutturale, lucida e coraggiosa, il rischio è che il Servizio Sanitario Nazionale smetta definitivamente di essere ciò che prometteva di essere: la più grande infrastruttura di uguaglianza del Paese.

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