Questa startup promette di eliminare le malattie ereditarie modificando geneticamente gli embrioni prima della nascita

P. F.

13 Novembre 2025 - 09:23

Preventive, startup biotech statunitense, punta a correggere mutazioni genetiche alla base di malattie congenite. Tra i finanziatori c’è anche Sam Altman, CEO di OpenAI.

Questa startup promette di eliminare le malattie ereditarie modificando geneticamente gli embrioni prima della nascita

Nel panorama dell’ingegneria genetica sta emergendo una startup che ha scatenato un acceso dibattito a livello internazionale. Si tratta di Preventive, una società statunitense che promette di intervenire sulle linee germinali degli embrioni per prevenire malattie ereditarie gravi.

L’obiettivo è ambizioso: correggere mutazioni genetiche responsabili di patologie congenite. L’approccio, tuttavia, solleva interrogativi profondi dal punto di vista etico, legale ed economico.

Preventive è stata fondata dal dottor Lucas Harrington, ricercatore specializzato nella in CRISPR, tecnologia di ingegneria genetica che permette di modificare con precisione il DNA. La società ha raccolto circa 30 milioni di dollari di finanziamenti da alcune delle figure più influenti della Silicon Valley, tra cui Sam Altman, CEO di OpenAI, e Brian Armstrong, fondatore di Coinbase.

L’obiettivo è “determinare se la nuova generazione di tecnologie di editing genetico possa essere utilizzata in modo sicuro e responsabile per correggere condizioni genetiche devastanti nei futuri bambini”. Tuttavia, negli Stati Uniti la manipolazione genetica di embrioni umani a fini riproduttivi è vietata, e per questo Preventive starebbe valutando di spostare parte delle sue attività in Paesi con normative più permissive, come gli Emirati Arabi Uniti.

Il modello scientifico di Preventive

Dal punto di vista scientifico, Preventive punta a sfruttare strumenti di editing genetico basati sulla tecnologia CRISPR/Cas9 per intervenire sugli embrioni in fase pre-impianto e correggere mutazioni responsabili di malattie ereditarie. Il modello economico si fonda sull’idea di un’innovazione ad alto rischio ma anche ad altissimo potenziale, con la possibilità di eliminare malattie congenite e, al tempo stesso, aprire nuovi mercati nella medicina riproduttiva.

In sostanza, intervenire prima della manifestazione clinica di una patologia - quindi a livello embrionale - potrebbe essere più efficace e meno costoso rispetto alle terapie somministrate dopo la nascita o in età adulta. Come ha spiegato Armstrong, “è molto più facile correggere un numero ridotto di cellule prima che la malattia si manifesti, ad esempio in un embrione”. Tuttavia, per verificare la sostenibilità del progetto serviranno però progressi tecnologici concreti e un quadro normativo chiaro.

Le questioni etiche e legali

Il nodo principale resta quello etico e regolamentare. Intervenire sulla linea germinale è vietato o rigidamente controllato nella maggior parte dei Paesi, inclusi gli Stati Uniti.

Inoltre, molti scienziati hanno espresso forte scetticismo. Fyodor Urnov, professore di genetica, genomica e sviluppo presso l’Università di Berkeley, ha definito iniziative di questo tipo “una bugia o un delirio, o entrambi”. Anche la pioniera del CRISPR Jennifer Doudna, pur riconoscendo il potenziale terapeutico, ha invitato alla prudenza, sottolineando la necessità di dimostrare che tali interventi possano essere condotti “in modo sicuro, responsabile e giustificabile dal punto di vista medico”.

A ciò si aggiunge il confine sempre più sottile tra prevenzione e miglioramento genetico. L’obiettivo iniziale è curare malattie, ma c’è l’alto rischio che questa tecnologia venga poi sfruttata la selezione di tratti “desiderabili” come altezza, intelligenza o forza fisica.

Un terreno scivoloso che potrebbe portare alla nascita di “designer babies”, bambini progettati geneticamente secondo criteri sociali o economici. Infine, l’intenzione di operare in Paesi esteri con regole più flessibili solleva interrogativi sul “turismo genetico”, una deriva che comporterebbe il rischio di una competizione etica al ribasso tra gli Stati che offrono il servizio.

Il possibile impatto di Preventive

Se l’approccio di Preventive dovesse funzionare, potrebbe aprire una nuova era nella medicina preventiva. Malattie genetiche incurabili come la fibrosi cistica o l’anemia falciforme potrebbero essere eliminate alla radice, con benefici enormi per i sistemi sanitari e per la qualità della vita.

L’impatto economico sarebbe altrettanto significativo. La riduzione dei costi di cura a lungo termine e l’aumento della produttività sanitaria renderebbero queste tecnologie molto appetibili. Tuttavia, resta il rischio che l’accesso a tali innovazioni sia limitato ai più abbienti, accentuando le disuguaglianze e creando un divario genetico tra chi può permettersi la “correzione” e chi no.

Infine, l’ingresso dei capitali delle società tech nel settore biomedico tradizionale - storicamente prudente - rappresenta un segnale di convergenza tra venture capital e scienze della vita. Questo potrebbe accelerare l’innovazione ma, allo stesso tempo, anche amplificare i rischi regolamentari e reputazionali per le aziende coinvolte.

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