L’Europa è pronta alla guerra con la Russia: cosa farà l’Italia dopo il patto Meloni-Zelensky?

Alessandro Cipolla

29 Febbraio 2024 - 08:29

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L’Europa - verbalmente e militarmente - sembrerebbe prepararsi a una guerra con la Russia: dopo il patto con l’Ucraina siglato da Meloni, qual è la posizione dell’Italia?

L’Europa è pronta alla guerra con la Russia: cosa farà l’Italia dopo il patto Meloni-Zelensky?

Una guerra in Europa forse non è imminente, ma non è impossibile”. Musica e parole di Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione europea - ovvero il governo che regge l’Ue - e candidata dei Popolari a un nuovo mandato a Palazzo Berlaymont in vista delle elezioni europee di giugno.

Questa invece è Rasa Jukneviciene, vicepresidente dei Popolari al Parlamento europeo e responsabile per la sicurezza e la difesa: “Un impegno pari allo 0,25% del Pil da parte di ciascuno Stato membro dell’Ue per armare l’Ucraina sarebbe sufficiente per garantire che possa vincere questa guerra”.

Naturalmente poi c’è Emmanuel Macron che, nei giorni scorsi, non ha escluso l’ipotesi dell’invio di truppe in Ucraina in quanto bisogna fare “tutto il necessario per garantire che la Russia non possa vincere questa guerra”.

Mentre sul fronte la Russia dopo aver issato la propria bandiera su Avdiivka ha conquistato ora altri due villaggi nelle vicinanze della città - ormai ridotta a un cumulo di macerie - continuando così la sua avanzata, c’è da registrare anche la richiesta di aiuto a Mosca da parte della Transnistria, la Repubblica indipendentista filo-russa che potrebbe trascinare in questo conflitto anche la Moldavia, Paese che a giugno 2022 ha ricevuto lo status di candidato a far parte dell’Ue.

Insomma l’Europa è pronta a spendere miliardi e miliardi di euro per armarsi e nelle cancellerie occidentali ormai non è più un tabù parlare del possibile invio di soldati in Ucraina, una decisione che porterebbe a un inevitabile scontro diretto con la Russia come è stato sottolineato dal Cremlino.

Il sentore è che tutta questa retorica bellicista in Europa possa avere due scopi: far digerire ai cittadini che buona parte dei loro soldi finiscano per finanziare l’acquisto di armi e sistemi militari, oppure preparare il terreno per una entrata in guerra contro la Russia.

Se fosse vera questa seconda ipotesi, quale sarebbe allora la posizione dell’Italia in virtù anche del recente accordo firmato da Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky?

Europa in guerra contro la Russia?

Stucchevole propaganda a parte, l’attuale situazione è che la Russia sta vincendo - lentamente e con grandissime perdite in questo conflitto d’attrito che ci ha riportato indietro di un secolo - questa guerra, con l’Ucraina che non ha più soldi, armi e soprattutto è a corto di nuovi soldati da inviare al fronte.

Dopo due anni di guerra Kiev ha le casse prosciugate e ha difficoltà a far fronte ai pagamenti degli stipendi dei soldati e delle pensioni, non ha munizioni a sufficienza perché l’Europa ha inviato 300.000 proiettili invece del milione promesso, non riesce a utilizzare bene le poche nuove armi arrivate dall’Occidente - la maggior parte degli aiuti militari saranno a disposizione delle truppe ucraine non prima del 2025 o 2026 - perché non ha le necessarie competenze e, infine, ha bisogno di ulteriori 500.000 soldati ma sta facendo enorme fatica in patria a trovare forze fresche.

In uno scenario che a novembre potrebbe vedere Donald Trump tornare a essere il presidente degli Stati Uniti - sappiamo bene quale sia il pensiero del tycoon su questa guerra -, l’Europa sembrerebbe aver capito che presto sarà chiamata a fronteggiare da sola la questione Ucraina.

Vista la situazione sul campo e l’enorme numero di morti, questo sarebbe il momento buono per iniziare delle trattative diplomatiche con Mosca per salvare il salvabile prima che l’Armata russa conquisti nuovi territori.

Invece l’Europa sembrerebbe aver sposato la tesi che con Vladimir Putin mai ci si dovrà sedere attorno a un tavolo, una decisione che inevitabilmente porterà a un impegno militare diretto se si vuole impedire in qualche modo alla Russia di arrivare fino a Kiev.

Ecco che allora è iniziata la nenia di come la Russia - dopo aver conquistato l’Ucraina - non sia disposta a fermarsi, attaccando per primi i Paesi baltici e poi il resto dell’Europa; una strategia inverosimile e che mai è stata paventata dal Cremlino: Mosca che in due anni ha faticato tantissimo per conquistare il 20% del territorio ucraino, come potrebbe avere la forza di affrontare i pur claudicanti eserciti comunitari tutti insieme?

Ricordiamo poi che la Francia - ma anche il Regno Unito - sono potenze nucleari al pari della Russia, in più i baltici sono in “regola con i pagamenti” tra i Paesi della Nato e di conseguenza, secondo il pensiero di Trump, meritevoli di immediato supporto militare da parte degli Stati Uniti in caso di attacco.

La posizione dell’Italia

Giorgia Meloni di recente ha firmato un accordo con l’Ucraina dove è riportato che “nel caso di un futuro attacco armato da parte della Russia all’Ucraina, Roma e Kiev si consulteranno entro 24 ore per determinare le misure e le opportune misure successive necessarie per contrastare o contenere l’aggressione”.

L’Italia così per anni si è legata militarmente all’Ucraina, ma come spiegato dal ministro degli Esteri Antonio Tajani in audizione alle Commissioni riunite Esteri della Camera ed Esteri e Difesa del Senato, il “nostro accordo come quelli stipulati da Francia, Germania e Regno Unito, non sarà giuridicamente vincolante”.

Ci sono però gli obblighi derivanti dall’essere un membro della Nato e dell’Unione europea: se l’accordo con l’Ucraina non è vincolante, l’Italia però difficilmente potrà tirarsi indietro in caso di entrata in guerra contro la Russia di un alleato atlantico o comunitario.

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