Cosa ci dicono le elezioni in Abruzzo? Salvini ha ancora bisogno degli alleati, fine della favola M5S

Alessandro Cipolla

11 Febbraio 2019 - 11:50

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Il quadro politico dopo le elezioni regionali in Abruzzo è chiaro: il centrodestra è maggioranza nel paese, il centrosinistra funziona solo se allargato mentre al Movimento 5 Stelle il Reddito di Cittadinanza non basta più.

Cosa ci dicono le elezioni in Abruzzo? Salvini ha ancora bisogno degli alleati, fine della favola M5S

Sono state molto meno equilibrate del previsto le elezioni regionali in Abruzzo, con il candidato del centrodestra Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) che ha vinto con un ampio margine per demerito più del Movimento 5 Stelle che del centrosinistra.

Ora che sono ufficiali i risultati, anche in ottica nazionale il quadro politico appare più chiaro: il centrodestra unito trainato dalla Lega è maggioranza nel paese, il centrosinistra allargato e civico è l’unica soluzione per l’area progressista mentre al Movimento 5 Stelle, che alle politiche in Abruzzo aveva fatto il pieno di voti, potrebbe non bastare l’avvio del Reddito di Cittadinanza per risollevarsi.

QUI LO SPECIALE SULLE ELEZIONI IN ABRUZZO

Cosa ci dice il voto in Abruzzo

I risultati delle elezioni in Abruzzo parlano chiaro: Marco Marsilio è il nuovo governatore con il 48% dei voti, distanziando Giovanni Legnini del centrosinistra che si è fermato al 31% mentre Sara Marcozzi, del Movimento 5 Stelle, non è andata oltre il 20%.

Primo partito della regione è la Lega con il 27,5%, riuscendo così a fare meglio dei 5 Stelle e di un PD sceso all’11%. Nel centrodestra in calo Forza Italia al 9% mentre Fratelli d’Italia può sorridere con il 6,5%.

Così come avvenuto in Molise e in Friuli Venezia Giulia, altre regioni dove si è votato post elezioni politiche del 4 marzo, il centrodestra ha quindi vinto agevolmente confermando il sentore di come la coalizione ormai sia maggioranza nel paese.

Alle politiche l’exploit dei 5 Stelle al Sud ha di fatto impedito al centrodestra di ottenere una maggioranza parlamentare ma, se si dovesse votare di nuovo adesso, la coalizione non avrebbe problemi ad andare ben oltre il 40%.

Nonostante la crescita record della Lega, il carroccio però specialmente al Centro-Sud ha ancora bisogno dei suoi alleati Forza Italia e Fratelli d’Italia: per Salvini sembrerebbe essere ancora presto per potere andare da solo.

Dopo aver preso soltanto il 17,6% alle politiche, il centrosinistra tornato unito ha quasi raddoppiato i propri voti in Abruzzo anche se il Partito Democratico ha fatto registrare un nuovo passo indietro.

Anche qui la strada ormai appare tracciata: per cercare di risalire la china occorre unire tutte le forze dell’area, mettendo in secondo piano i partiti e puntando più sulle persone che sui simboli.

Il caso Movimento 5 Stelle

Più complessa la situazione del Movimento 5 Stelle. I sondaggi di questa estate in merito a queste elezioni regionali davano i grillini al 38%, percentuale vicina al 40% ottenuto in regione alle ultime politiche.

I 5 Stelle in Abruzzo hanno dimezzato i propri voti rispetto a un anno fa, soffrendo questi primi mesi di governo assieme a una Lega che, al contrario, non fa altro che crescere settimana dopo settimana in tutto il paese.

Adesso con il Reddito di Cittadinanza che partirà ad aprile i pentastellati sperano di riuscire a recuperare terreno. La questione però potrebbe essere più profonda. Matteo Salvini dati alla mano ha ridato vigore a un centrodestra che è sempre stato maggioranza nel paese.

Giusto per fare un esempio nel 2008 la coalizione alle regionali in Abruzzo prese 295.000 voti, adesso nel 2019 ne ha presi 299.000. Nonostante la divisione in Parlamento, il centrodestra non ha fatto altro che recuperare quell’elelettorato che era fuggito dopo l’ultimo governo Berlusconi sposando la causa di Renzi, salvo poi adesso fare marcia indietro.

A Salvini quindi basterà continuare a battere sui tasti della sicurezza e delle poche tasse per cementificare il proprio elettorato, mentre il Movimento 5 Stelle deve ora rispondere a tutte le grandi promesse fatte quando era all’opposizione.

I pentastellati avendo un elettorato più che eterogeneo fanno fatica invece ad accontentare tutti: quelli di sinistra hanno voltato le spalle dopo l’unione con la Lega, gli ambientalisti sono delusi per i condoni e la vicenda Tap e quelli di destra stanno subendo il fascino di Salvini.

Le elezioni europee del 26 maggio saranno il termometro dello stato di salute del Movimento 5 Stelle: se anche a livello nazionale si dovessero dimezzare i voti, allora tutto tornerebbe in discussione a iniziare dal governo gialloverde.

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