Come dare le dimissioni volontarie, ecco come licenziarsi

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19 Ottobre 2024 - 16:24

Ecco tempistiche, procedure e motivazioni delle dimissioni volontarie online e non solo, per rispettare la normativa vigente e non incorrere in errori.

Come dare le dimissioni volontarie, ecco come licenziarsi

Le dimissioni volontarie rappresentano una decisione delicata nella carriera di ogni lavoratore. Con l’avvento delle nuove normative e procedure digitali, il processo è diventato più snello, ma richiede comunque attenzione ai dettagli e alle scadenze. Se stai pensando di cambiare lavoro o interrompere un rapporto lavorativo per motivi personali, è importante conoscere la normativa vigente, le procedure richieste e gli strumenti online messi a disposizione, come il portale del Ministero del Lavoro.

In questo guida, esploreremo tutto quello che c’è da sapere sulle dimissioni, focalizzandoci sui quelli che sono i diritti e i doveri riferiti al lavoratore che compie tale scelta delicata, al fine di evitare errori e rispettare tempistiche e modalità previste dalla legge.

Cosa sono le dimissioni volontarie?

Rassegnare le dimissioni in maniera corretta è un processo che richiede attenzione, rispetto delle normative vigenti e comunicazione chiara con tutte le parti coinvolte.
Come tutti sanno, le dimissioni volontarie del dipendente costituiscono l’atto con il quale un lavoratore subordinato recede, di fatto, unilateralmente dal contratto di lavoro.

Solitamente si parla anche di “lavoratore che vuole licenziarsi”; in realtà, di norma il licenziamento fa capo al datore di lavoro - in quanto è lo strumento con cui è l’azienda a decidere se e quando interrompere unilateralmente un contratto di lavoro - mentre lato dipendente è più corretto utilizzare il termine dimissioni.

Le dimissioni rientrano tra i diritti del lavoratore, il quale ha la facoltà di recedere dal rapporto di lavoro, anche senza particolari motivazioni, in qualsiasi momento, purché nel rispetto di procedure e tempistiche dettate dalla normativa. Il lavoratore che vuole dare le dimissioni deve, dunque, essere informato su questi due aspetti, per non rischiare di dover - ad esempio - pagare un indennità per il mancato preavviso. Ovviamente, tutto ciò se parliamo di contratto a tempo indeterminato, dato che per il tempo determinato ci sono delle limitazioni in più.

I motivi che possono portare alle dimissioni sono diversi: ad esempio, c’è la possibilità che il dipendente intenda cambiare lavoro, oppure quello di chi decide di lasciare l’azienda che non ha rispettato quanto stabilito dal contratto. E ancora: ci sono le dimissioni per pensionamento, così come quelle rassegnate dalla lavoratrice in maternità che intende dedicarsi a tempo pieno alla famiglia. Le casistiche sono molte, così come sono diverse le norme che regolano le dimissioni, in quanto la legge disciplina per alcune categorie di persone delle procedure ad hoc da seguire nel caso in cui si voglia interrompere il rapporto di lavoro.

Un altro aspetto importante è che le dimissioni possono essere ritirate, entro sette giorni dalla presentazione, senza alcuna penalità per il dipendente.

Quando si possono dare le dimissioni?

Tutti i lavoratori dipendenti, sia del settore privato che pubblico, hanno il diritto di rassegnare le dimissioni in qualsiasi momento del loro rapporto lavorativo - il cosiddetto principio di libertà contrattuale - nel rispetto delle tempistiche contrattuali e senza restrizioni relative all’anzianità di servizio.

Inoltre, il lavoratore dipendente può dimettersi e, di fatto, abbandonare il posto di lavoro in maniera del tutto volontaria e libera, senza dover conseguentemente chiarire la causa alla base delle dimissioni.

La legge vigente, quindi, consente di “licenziarsi”, osservando tuttavia specifici tempi e modi. Ci sono, infatti, delle regole specifiche da seguire, specialmente in relazione al periodo di preavviso.

Ogni contratto di lavoro collettivo nazionale (CCNL) prevede un termine di preavviso che varia in base all’anzianità del lavoratore e alla categoria professionale a cui appartiene.

Il preavviso varia generalmente da poche settimane a qualche mese, a seconda del livello contrattuale e del settore. Perciò è obbligo del dipendente che opta per le dimissioni dal lavoro, controllare quanti giorni di preavviso debbono essere dati all’azienda. Soltanto dopo questa verifica, il lavoratore sarà sicuro di rispettare il periodo di preavviso. D’altronde, questa norma è stata pensata per salvaguardare il datore di lavoro o l’azienda, che altrimenti si troverebbero improvvisamente con un posto vuoto in ufficio e un conseguente problema di natura organizzativa.

Se il lavoratore non rispetta il termine di preavviso, l’azienda ha il diritto di trattenere una somma corrispondente ai giorni di preavviso non rispettati (cd. indennità sostitutiva del preavviso).

Dimissioni senza preavviso: quando sono possibili?

Un’eccezione a queste regole è rappresentata dalle dimissioni per giusta causa, ossia quelle determinate da gravi inadempienze del datore di lavoro, come molestie, mancata retribuzione, condizioni di lavoro particolarmente sfavorevoli o pericolose. In questo caso, il lavoratore non è tenuto a dare il preavviso, e può dimettersi immediatamente, avendo anche diritto all’indennità di disoccupazione NASpI. In questi casi, si parla di recesso in tronco (ossia senza preavviso) da parte del lavoratore.

Attenzione però: per dare le dimissioni per giusta causa va rispettata una determinata procedura, con il datore di lavoro che comunque ha la facoltà di contestarle e pretendere il pagamento dell’indennità di mancato preavviso.

E ancora, le dimissioni senza preavviso sono consentite anche alle lavoratrici che, sia dal periodo che va dalla scoperta della gravidanza al 1° anno di vita del figlio, decidono di rassegnare le dimissioni per maternità.

Dimissioni, le modalità previste e dove rivolgersi

Dal 2016, con l’introduzione del decreto legislativo n. 151/2015, è stato stabilito che le dimissioni non possano più essere rassegnate in forma cartacea. Non è più possibile, quindi, consegnare la lettera di dimissioni a mano o inviarla per raccomandata. Questo cambiamento è stato introdotto per combattere il fenomeno delle cosiddette «dimissioni in bianco», ossia quelle dimissioni che alcuni datori di lavoro facevano firmare in anticipo ai dipendenti come strumento di pressione o ricatto. Sebbene, con alcune modifiche, questa tipologia di dimissioni sta tornando in auge per tutelare alcune imprese.

La legge, oggi, prevede che le dimissioni debbano essere comunicate esclusivamente in modalità telematica, attraverso specifici canali autorizzati. Il lavoratore può scegliere di seguire la procedura telematica autonomamente o rivolgersi a un intermediario.

Esistono due principali modalità per presentare le dimissioni.

  • Autonomamente tramite SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica): il lavoratore può accedere al portale del Ministero del Lavoro, utilizzando le proprie credenziali SPID o CIE. Da qui, è possibile compilare il modulo di dimissioni volontarie e inviarlo direttamente online. Questo metodo garantisce sicurezza e tracciabilità, riducendo il rischio di errori o omissioni.
  • Tramite un intermediario: se il lavoratore non si sente sicuro di utilizzare autonomamente la piattaforma telematica, può rivolgersi a:
    patronati o CAF
    consulenti del lavoro
    sindacati
    centri per l’impiego
    Questi enti offrono assistenza per la compilazione e l’invio del modulo dimissioni online. Tuttavia, è sempre consigliabile che il lavoratore mantenga una copia della ricevuta di presentazione.

Come dare le dimissioni online: la procedura completa

La procedura telematica per le dimissioni è obbligatoria in Italia e segue alcuni passaggi specifici, disponibili sul sito web servizi.lavoro.gov.it (il portale ClicLavoro). Inoltre, le dimissioni telematiche hanno reso ancora più spedito l’iter e rappresentano una rilevante garanzia per il lavoratore, il quale può seguire direttamente la procedura, facendo accesso al portale ad hoc.

Ecco i passaggi della procedura da seguire.

  1. Accesso al portale: collegati al suddetto portale e accedi con le credenziali SPID o CIE.
  2. Ricerca del modulo di dimissioni: una volta entrato nel portale, cerca la sezione dedicata alle dimissioni telematiche. Qui troverai il modulo di dimissioni volontarie.
  3. Compilazione del modulo: inserisci tutti i dati richiesti, che includono le informazioni personali, i dettagli del rapporto di lavoro (nome del datore di lavoro, data di assunzione, tipologia di contratto, se non recuperate dal sistema) e la data effettiva delle dimissioni.
  4. Selezione del tipo di dimissioni: dovrai specificare se si tratta di dimissioni volontarie o per giusta causa.
  5. Revisione dei dati: prima di inviare il modulo, verifica attentamente che tutte le informazioni siano corrette. Eventuali errori potrebbero compromettere la validità della procedura.
  6. Invio del modulo: dopo aver confermato i dati, procedi all’invio del modulo. Il sistema genererà una ricevuta che attesta l’invio delle dimissioni.
  7. Conservazione della ricevuta: è fondamentale conservare la ricevuta generata dal sistema, in quanto rappresenta la prova dell’avvenuta presentazione delle dimissioni.

In alternativa, come più volte enunciato, il dipendente dimissionario avrà diritto all’assistenza nell’inoltro delle dimissioni telematiche, offerta da un soggetto intermediario. Ci riferiamo a patronati, consulenti del lavoro, organizzazioni sindacali e non solo.

Ci sono, tuttavia, delle eccezioni: ad esempio, il lavoratore con figli di età inferiore ai tre anni deve seguire una procedura differente per rassegnare le dimissioni, richiedendo la convalida delle stesse all’Ispettorato nazionale del lavoro. Lo stesso vale per coloro che rassegnano le dimissioni per maternità.

Revoca delle dimissioni

Così come la comunicazione, anche la revoca delle dimissioni va data online.

Solitamente, la normativa consente al lavoratore di ripensarci entro un periodo di 7 giorni, salvo il caso in cui questo dimostri di averle rassegnate a causa di un forte stress o turbamento psicologico. In questo caso, infatti, come stabilito dalla sentenza della Cassazione 30126/2018, il termine dei 7 giorni può anche essere superato.

Come comunicare le dimissioni al datore di lavoro?

Per quanto riguarda la lettera di dimissioni, pur non essendo più obbligatoria in formato cartaceo, può essere una buona prassi scrivere una comunicazione formale indirizzata al datore di lavoro per avvisarlo della decisione. Questo documento non ha valore legale per la cessazione del rapporto, ma rappresenta un gesto di cortesia e professionalità.

Oltre alla procedura formale online, infatti, è importante comunicare le dimissioni al proprio datore di lavoro in maniera etica e professionale. Anche se non è legalmente obbligatorio, è consigliabile informare il proprio datore prima delle comunicazione ufficiale. Questo dimostra rispetto e permette di mantenere buone relazioni, anche in vista di future referenze. Il tutto, ovviamente, sempre rispettando tempistiche e modalità.

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