Come aumentare i contributi utili per la pensione

Simone Micocci

07/04/2022

02/12/2022 - 11:00

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Cosa fare se non si hanno sufficienti anni di contributi per andare in pensione? Ecco alcune soluzioni utili per aumentarli.

Come aumentare i contributi utili per la pensione

Aumentare gli anni di contributi è possibile e soprattutto utile ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione.

Con il termine contributi previdenziali ci si riferisce a quei versamenti effettuati in favore dell’ente di previdenza di competenza - che solitamente per la generalità dei lavoratori dipendenti è l’Inps - che danno diritto alla pensione e ne determinano l’importo. Per andare in pensione, infatti, è richiesto un certo numero di contributi, senza dei quali non è possibile smettere di lavorare neppure una volta raggiunta l’età pensionabile.

In Italia non è possibile andare in pensione senza contributi dunque, semmai chi non ne ha maturati a sufficienza può, una volta compiuti i 67 anni di età richiesti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, fare richiesta per l’assegno sociale, a patto che se ne soddisfano i requisiti economici.

Perché è importante aumentare i contributi per la pensione

Nel dettaglio, per andare in pensione in Italia servono un minimo di:

  • 20 anni per l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età;
  • 5 anni per l’accesso alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni di età, riservata però solamente a coloro che hanno cominciato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996.

Se non si raggiungono questi minimi contributivi non è dunque possibile accedere alla pensione e i contributi versati andranno persi. Ecco perché è bene tenere sempre sotto osservazione la propria situazione contributiva (ad esempio richiedendo un estratto conto contributivo) così da intervenire per tempo e non rischiare che al raggiungimento dell’età pensionabile non ci siano sufficienti contributi per il collocamento in quiescenza.

Quali sono i contributi utili per la pensione

Per capire come fare per aumentare la propria anzianità contributiva - ossia gli anni di contributi versati - è bene partire dal fare chiarezza su quanti tipi di contributi esistono. Nel dettaglio, abbiamo:

  • contributi obbligatori, i quali vengono versati durante gli anni di lavoro, sia in caso di attività come lavoratore dipendente (in questo caso la maggior parte della contribuzione è a carico del datore di lavoro) che come lavoratore autonomo (che appunto si fa anche carico della propria copertura previdenziale);
  • contributi figurativi, riferiti ai periodi nei quali si è verificata un’interruzione o una riduzione dell’attività lavorativa. Il vantaggio di questi contributi è che vengono versati gratuitamente, in quanto se ne fa carico l’Inps. In alcuni casi l’accredito avviene d’ufficio, mentre in altri bisogna farne richiesta direttamente all’Istituto;
  • contributi volontari, vengono versati interamente dal lavoratore nei periodi scoperti dalla contribuzione obbligatoria, ossia in caso d’interruzione dell’attività lavorativa. Per il versamento volontario - oneroso - serve prima ottenere l’autorizzazione da parte dell’ente di previdenza;
  • contributi da riscatto, simili alla contribuzione volontaria, si tratta di periodi non coperti dall’obbligo di contribuzione ma che è comunque possibile riscattare ai fini pensionistici. Ad esempio, i contributi da riscatto più noti sono quelli riconosciuti per gli anni di università (a patto che abbiano portato al conseguimento della laurea).
  • contributi da ricongiunzione, i quali sono utili a quei lavoratori che nell’arco della carriera hanno versato contributi in più gestioni previdenziali. Grazie a questo strumento è possibile riunire i contributi versati in un’unica gestione.

Come aumentare i contributi utili per la pensione

Alla luce di ciò è semplice capire come fare per aumentare i contributi utili ai fini della pensione ed è possibile distinguere tra come farlo gratuitamente e come farlo a titolo oneroso.

Ovviamente il metodo più semplice è quello di continuare a lavorare per quanti più anni è possibile, così da aumentare la contribuzione obbligatoria. Nel frattempo, è bene informarsi sulla presenza di eventuali periodi che possono essere coperti da contribuzione figurativa: ad esempio, chi ha svolto il servizio militare può richiedere che per tale periodo ne venga riconosciuta la relativa contribuzione. È importante sottolineare che tale operazione non richiede alcun costo: in questo caso, dunque, è possibile aumentare gratis gli anni di contributi.

Diverso il caso dei versamenti volontari e dei contributi da riscatto. Queste operazioni, infatti, prevedono un costo che tuttavia potrebbe convenire sostenere, specialmente nel caso in cui sommando i contributi obbligatori e quelli figurativi non si riesca comunque a raggiungere il minimo richiesto per andare in pensione.

Piuttosto che perdere la contribuzione già versata, dunque, potete:

  • in caso d’interruzione o cessazione dell’attività lavorativa chiedere l’autorizzazione all’Inps per il versamento dei contributi volontari. Il costo per ogni anno è pari, volendo semplificare, al 33% dell’ultima retribuzione annua lorda percepita prima della richiesta di autorizzazione. Con una RAL di 30.000 euro, dunque, bisognerà sostenere un costo di 9.900 euro per ogni anno di contribuzione volontaria;
  • verificare se ci sono dei periodi, durante l’arco della propria carriera, che è possibile riscattare a titolo oneroso. Ad esempio gli anni che hanno portato al conseguimento della laurea, come pure i periodi di aspettativa per gravi motivi familiari. Il costo del riscatto dipende dal periodo a cui tali contributi fanno riferimento: se antecedenti al 1° gennaio 1996 si utilizza il metodo della riserva matematica, diversamente si considera un 33% della retribuzione percepita al momento in cui si fa domanda di riscatto.

Prima di valutare se aumentare i contributi ricorrendo al versamento volontario o al riscatto, è comunque opportuno consultare un esperto, così da non rischiare di effettuare un investimento inutile. Lo stesso vale nel caso in cui si intenda ricorrere alla ricongiunzione dei contributi, in quanto in alternativa potrebbe essere più utile, e soprattutto meno costoso, lo strumento del cumulo gratuito.

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