Cambia la riforma Fornero, il governo Meloni pronto a intervenire per bloccare l’adeguamento con le speranze di vita.
Nonostante i continui rinvii si torna a parlare con insistenza della “mini” riforma delle pensioni con cui il governo Meloni bloccherà quanto disposto dalla legge Fornero in merito all’adeguamento dell’età pensionabile con le speranze di vita.
Come noto, infatti, l’Istat ha accertato un incremento delle speranze di vita tale da generare, a partire dal 2027, una variazione di tre mesi per i requisiti per la pensione di vecchiaia e anticipata. È la legge Fornero a prevederlo, fissando ogni due anni questo appuntamento particolarmente temuto da chi è in procinto di andare in pensione e rischia di vedere il traguardo spostarsi quando mancano pochi metri all’arrivo.
Alla notizia dell’incremento, il governo non ha mai nascosto la propria intenzione di bloccare questo adeguamento, almeno per il biennio 2027-2028, per quanto tuttavia la presidente del Consiglio non si sia mai esposta direttamente. Ne hanno parlato però sottosegretari e ministri, rassicurando chi verrebbe svantaggiato dall’aumento dell’età pensionabile, in particolare i circa 44 mila lavoratori che hanno sottoscritto un patto di esodo con l’azienda, i quali potrebbero rimanere 3 mesi senza lavoro e senza pensione.
Tuttavia, inizialmente si era parlato del blocco dell’adeguamento in un fantomatico decreto dell’1 maggio che però non c’è stato. Ma secondo le indiscrezioni raccolte si tratta solo di un breve rinvio: il governo è pronto a rivedere subito - seppure solo per due anni - il meccanismo che lega i requisiti per la pensione alle speranze di vita, a fronte di un costo che dovrebbe essere comunque sostenibile.
Pensioni, stop all’adeguamento con le speranze di vita fin da subito
Tanto tuonò che piovve: il governo Meloni sembra aver deciso di porre fine - almeno per questa legislatura - al meccanismo secondo cui le regole per l’accesso alla pensione devono essere adeguate ogni biennio all’andamento delle speranze di vita dopo i 65 anni.
Come anticipato, è la riforma Fornero del 2011 a stabilire che l’adeguamento deve esserci con cadenza biennale, con il rischio che da qui in avanti l’età pensionabile cresca a un ritmo di 2 o tre mesi ogni due anni. Se dal 2019 a oggi i requisiti per l’accesso alla pensione come disciplinati dalla legge Fornero non hanno subito alcuna variazione - l’ultimo aumento c’è stato appunto nel 2019 ed è stato di 5 mesi - il “merito” è solamente della pandemia e delle conseguenze disastrose che ci sono state per le speranza di vita dopo i 65 anni.
Ora che la situazione è tornata alla normalità, l’Istat ha accertato un incremento delle aspettative di vita di ben 5 mesi, il che - una volta sottratto quanto è andato perso negli ultimi anni - dovrebbe portare a un incremento di 3 mesi dell’età pensionabile a decorrere dal 2027.
Il condizionale è d’obbligo: sembra infatti che sia in arrivo fin da subito la riforma delle pensioni firmata dal governo Meloni che porterà alla sospensione di quanto stabilito dalla legge Fornero per quanto riguarda il legame che c’è tra requisiti di pensionamento e le speranze di vita.
A tal proposito, Elsa Fornero, autrice della riforma che ha disciplinato gran parte delle regole di pensionamento oggi previste dal nostro ordinamento, aveva parlato di 4 miliardi di euro necessari a bloccare l’adeguamento con le speranze di vita (che lei stessa ha fissato con cadenza biennale).
Di diverso parere fonti governative, secondo cui per evitare che l’età pensionabile cresca a partire dal 2027 basteranno 200 milioni di euro.
A chiarirlo è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega), il quale ha spiegato che non si attenderà oltre per congelare l’incremento dell’età pensionabile. D’altronde, serve avere una visione di lungo periodo, specialmente per quei lavoratori che programmano con largo anticipo l’accesso alla pensione ad esempio ricorrendo alle opportunità di scivolo - vedi ad esempio l’isopensione - per le quali è previsto il contributo dell’azienda.
Per questo motivo una nuova riforma delle pensioni ci sarà fin da subito, per quanto ovviamente limitata solo a questo aspetto: non verranno rivisti i requisiti per smettere di lavorare nel 2025, ci si limiterà a bloccare l’adeguamento con le aspettative di vita annunciato dall’Inps mantenendo così anche nel biennio 2027-2028 il diritto alla pensione di vecchiaia con 67 anni di età, mentre per la pensione anticipata basteranno 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).
Riforma delle pensioni 2026, non ci sono buone notizie
Ma si tratterà di un blocco temporaneo: non ci sono abbastanza risorse per sterilizzare definitivamente questa parte della riforma Fornero. D’altronde, non ci sono buone notizie neppure per chi spera in una riforma delle pensioni nel 2026 che possa rendere maggiormente flessibile la legge Fornero.
Basta leggere il il Documento di Economia e Finanza (Def) - che da quest’anno si trasforma in Dfp, Documento di finanza pubblica - nel quale vengono riviste le stime di crescita. La percentuale è stata letteralmente dimezzata: siamo passati, infatti, dall’1,2% allo 0,6% (allineandosi così alle stime di Bankitalia), un dato che come spiegato dal ministro dell’Economia - Giancarlo Giorgetti - pone una riflessione su quali dovranno essere le misure adottate dal governo nei prossimi mesi.
Ecco che in questo contesto, in cui le risorse sono persino meno rispetto a quelle che erano state preventivate e in cui ci sono scenari internazionali - vedi i dazi, per il momento non presi in considerazione nel Documento - che potrebbero portare a un peggioramento, è da escludere che il governo si concentri con la prossima legge di Bilancio ad approvare una riforma che punti a rivedere, questa volta al ribasso, l’età pensionabile.
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