Bonus Meloni €3.700 con questo stipendio. Spetta nel 2026, ecco come richiederlo

Simone Micocci

17 Novembre 2025 - 18:03

Il governo Meloni ha aumentato gli stipendi, inutile negarlo. Per chi guadagna 35.000 euro spetta un massimo di 3.700 euro di aumento.

Bonus Meloni €3.700 con questo stipendio. Spetta nel 2026, ecco come richiederlo

Nel 2026 scattano nuovi “aumenti per gli stipendi che si aggiungono a quelli riconosciuti già quest’anno.

Indipendentemente da quelle che possono essere le preferenze politiche, non si può negare che negli ultimi due anni il governo Meloni abbia fatto il possibile per aumentare gli importi netti degli stipendi, riuscendoci anche.

Basti pensare che nel 2026 chi prende circa 35.000 euro lordi di stipendio annuo, circa 2.000 euro netti al mese, spetta un bonus che - se comprendiamo tutte le misure introdotte dal governo Meloni in questi anni, può raggiungere i 3.700 euro l’anno.

Dal taglio dell’Irpef alla riduzione del cuneo fiscale, fino ai fringe benefit detassati. E poi c’è il bonus mamma per le lavoratrici che ne soddisfano i requisiti. Un totale che sommato restituisce un valore molto alto, per quanto comunque condizionato da una serie di fattori: ad esempio, 2.000 euro sono la soglia di esenzione prevista per i fringe benefit, per i quali dipende qual è la volontà del datore di lavoro visto che non si tratta di un obbligo. È comunque un modo per incentivare gli aumenti di stipendio senza dover necessariamente mettere mano al contratto, una soluzione che in questi anni molti datori di lavoro hanno adottato per premiare i loro lavoratori.

A tal proposito, facciamo il punto della situazione analizzando in quali casi - e come - l’importo del bonus Meloni in busta paga può raggiungere una certa soglia.

Il taglio dell’Irpef

Con uno stipendio di 35.000 euro si beneficia di un doppio taglio dell’Irpef, sia quello introdotto nel 2024 che quello in programma nel 2026. Basti pensare che prima della riforma fiscale firmata dal governo Meloni uno stipendio di 35.000 euro era così tassato:

  • 23% per i primi 15.000 euro;
  • 25% per i successivi 13.000 euro, fino a 28.000 euro;
  • 35% per i restanti 7.000 euro.

Già qualche anno fa però i primi due scaglioni sono stati uniformati fissando un’aliquota unica del 23%. Ciò ha generato un risparmio annuo di 260 euro per chi ne guadagna 35.000 euro, a cui se ne andrà ad aggiungere un ulteriore nel 2026 quando anche l’aliquota applicata sui restanti 7.000 euro si abbassa, scendendo al 33%. Considerando l’imponibile al netto dei contributi versati, ne risulta un risparmio di ulteriori 75 euro l’anno.

Le due misure, quindi, complessivamente garantiscono un aumento netto annuo di 335 euro, a cui si vanno a sommare altre agevolazioni fiscali.

Il taglio del cuneo fiscale

Confermato anche nel 2026 il meccanismo di taglio del cuneo fiscale introdotto nel 2025 che va a ridurre ulteriormente l’Irpef dovuta. Per coloro che guadagnano 35.000 euro è previsto un incremento della detrazione da lavoro dipendente, il cui importo è così calcolato:

1.000 * [(40.000 - Reddito complessivo)]/8.000

Sono circa 625 euro l’anno di bonus, poco più di 52 euro al mese.

Il taglio dei compensi accessori

Chi ha un reddito che non supera 40.000 euro lordi, inoltre, nel 2026 gode di un taglio dell’Irpef sui compensi accessori, ossia sui compensi percepiti nei giorni festivi, durante i notturni o sulle indennità di turno.

Nel dettaglio, su queste voci anziché applicare l’aliquota di riferimento è prevista una sorta di flat tax al 15%, su un massimo però di 1.500 euro. Facendo qualche rapido calcolo - che potete approfondire qui - ne risulta che nel migliore dei casi il risparmio generato è di circa 110 euro annui.

I fringe benefit

Confermati anche nel 2026 - e fino al 2028 - i fringe benefit detassati per un massimo di 1.000 euro l’anno nel caso dei lavoratori senza figli a carico, 2.000 euro per tutti gli altri. Si tratta di misure di welfare con le quali le aziende vanno a riconoscere al dipendente un bene - come ad esempio il telefono o l’auto aziendale - oppure un vero e proprio rimborso spese. Rientrano nel limite dei fringe benefit, infatti, anche le spese sostenute per le bollette, ma anche per l’affitto o per il mutuo (ma solo sui tassi di interesse).

Come anticipato non si tratta di un obbligo del datore di lavoro, quanto più di una misura utile a dare supporto a chi vuole riconoscere un aumento di stipendio ma senza i vincoli di una revisione del contratto.

Il bonus mamma

Ancora meglio va alle lavoratrici con due figli a carico con stipendio che non supera i 40.000 euro, per le quali nel 2026 aumenta l’importo del bonus mamma. Non più 40 euro al mese come è stato nel 2025, ma 60 euro: si arriva così a un compenso straordinario di 720 euro l’anno, rivolto esclusivamente a coloro che hanno due figli a carico di cui almeno uno di età inferiore a 10 anni, oppure a chi ne ha almeno tre di cui almeno uno minorenne.

Non spetta però a chi ancora nel 2026 beneficia dello sgravio in busta paga fino a un massimo di 3.000 euro, altra misura introdotta dal governo Meloni.

Come farne richiesta?

Se consideriamo tutte queste misure, quindi, ne risulterà un bonus che supera i 3.700 euro l’anno, con l’importo che ovviamente varia a seconda dei singoli casi.

Per quanto riguarda l’invio della domanda va detto che nel caso delle novità fiscali - dal taglio dell’Irpef a quello del cuneo fiscale, fino alla nuova tassazione sui compensi accessori - è tutto automatico. Non servirà quindi farne richiesta al datore di lavoro.

Discorso diverso per i fringe benefit: laddove l’azienda dovesse scegliere di erogarli, spetterà al lavoratore comunicare di essere in regola con i requisiti richiesti, ad esempio indicando il codice fiscale dei figli o producendo la documentazione che giustifica il riconoscimento del rimborso (ad esempio le bollette).

Infine, per quanto riguarda il bonus mamma pagato direttamente dall’Inps, è a questo che bisogna farne domanda nel rispetto delle indicazioni date dall’Istituto stesso.

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