La Bce saluta il governo Meloni con il blitz sui prestiti bancari. Ed Enel cerca miliardi

Mauro Bottarelli

18 Ottobre 2022 - 19:28

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Dopo le indiscrezioni, Francoforte conferma la revisione dei criteri TLTRO e l’avvio del dimagrimento di bilancio. Mentre la utility tratta con le banche una linea di credito per evitare margin calls

La Bce saluta il governo Meloni con il blitz sui prestiti bancari. Ed Enel cerca miliardi

L’ordine di scuderia è chiaro: mantenere il basso profilo. Ma, contemporaneamente, fare in fretta. La nascita della squadra di governo pare ormai alle battute finali e tutte le parti in causa, al netto dell’inciampo sulla casella della Giustizia. sembrano persuase che il tempo da perdere sia un lusso che il Paese non può permettersi. Il tutto, ovviamente, incorporando la variabile Berlusconi su ogni dinamica.

E una prima conferma della rapidità con cui molti nodi potrebbero venire al pettine arriva dal fronte europeo, sponda Bce. La quale, dopo l’indiscrezione della scorsa settimana, ha deciso di rompere gli indugi e ufficializzare la sua volontà di rimettere mano retroattivamente alle regole che sovrintendono le aste di rifinanziamento TLTRO e, soprattutto, la loro remunerazione sotto forma di riserve depositate overnight presso la facility dell’Eurotower.

Ma non basta, perché dal Consiglio della prossima settimana potrebbero emergere conferme e particolari rispetto l’avvio già dal mese di marzo 2023 del cosiddette QT o quantitative tightnening. Ovvero, ii dimagrimento del bilancio Bce dopo l’ennesima, pantagruelica abbuffata di titoli di Stato in seno al Pepp e la conseguente sedimentazione forzata di quei bond nello stato patrimoniale per necessità di calmierare gli spread a rischio attraverso il loro reinvestimento.

Insomma, Francoforte sembra voler salutare la nascita del governo Meloni con una notevole criticità dal punto di vista della sostenibilità del comparto bancario, stante l’ovvia e immediata conseguenza dell’applicazione di un tiering o di un trattamento dei fondi TLTRO come requisiti di riserva minimi, quindi remunerati in maniera inferiore rispetto al tasso di deposito ufficiale che oggi garantisce un discreto net interest income alle banche. Oltretutto, totalmente esente da rischio rispetto ai prestiti su un mercato interbancario e del credito che, giorno dopo giorno, sembra congelarsi sempre di più, proprio per i timori di rischio sulla controparte.

E se queste due immagini

Comparazione per Paese fra prestiti TLTRO e liquidità in eccesso Comparazione per Paese fra prestiti TLTRO e liquidità in eccesso Fonte: Bce/Eba
Lancio di agenzia relativo alla riforma dei termini per i prestiti TLTRO Lancio di agenzia relativo alla riforma dei termini per i prestiti TLTRO Fonte: Bloomberg

sintetizzano al meglio la situazione in rapido divenire, addirittura con una fonte Bce che, interpellata da Bloomberg, sottolinea come le preoccupazioni legali legate a un aggiustamento retroattivo delle condizioni dei prestiti TLTRO sono sormontabili, ecco che una preoccupazione ancor maggior arriva potenzialmente dal fronte interno. Stando a quanto riportato da Bloomberg e da Il Messaggero, infatti, Enel sarebbe in trattativa con alcune banche - fra cui Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco BPM e BPER Banca - per una nuova linea di credito revolving fino a 16 miliardi di euro con garanzia Sace al 70% per coprire rischi derivati da aumento prezzi. Sempre stando ai rumors, Unicredit e Intesa farebbero capo a 5 miliardi l’una, mentre 2 a testa arriverebbero dagli altri due istituti coinvolti e da Cassa Depositi e Prestiti.

E se il fatto che tutte le parti in causa abbiano opposto un eloquente no comment a ogni richiesta di conferma o smentita, a far drizzare le antenne sarebbe la ragione di tanta urgenza e di una somma così ragguardevole: serve collaterale a garanzia per i contratti future. Tradotto, margin calls. E se - in assenza di chiarimenti - immediatamente le modalità e la cifra messe sul piatto rimandano alla recente vicenda che ha visto coinvolta la utility tedesca Uniper, travolta dall’aumento esponenziale dei costi legati al prezzo del gas e giunta al fine a una nazionalizzazione costata circa 15 miliardi di euro, ecco che questa notizia

risalente a una settimana fa pare assumere un contorno differente, Quantomeno a livello di urgenza nel fare cassa. E apre qualche interrogativo non solo sul perché Vladimir Putin abbia acconsentito alla deroga ma anche su quali eventuali canali diplomatici e di moral suasion la abbiano resa possibile.

Insomma, il governo Meloni è atteso da un esordio al ritmo di rock’n’roll dei mercati, stante anche la contemporaneità con problematico aumento di capitale di Monte dei Paschi, di fatto dossier aperto che occuperà giorni e notti del futuro ministro Giorgetti? Più che probabile. Nel frattempo, in Francia ci si attrezza.

E lo fa lasciando trapelare il suo sbarco in Cina subito dopo il discorso inaugurale di Xi Jinping al congresso del Partito comunista e dopo che, in ossequio alla settimana a porte chiuse delle stesso, Pechino ha annunciato il rinvio a data di destinarsi della pubblicazione di tutti i dati macro. Senza che nessuno sui mercati abbia avuto da obiettare. Sarà questa strana ottobrata ma l’aria pare decisamente in procinto di cambiare.

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