Da Lagarde niente Mission Accomplished sull’inflazione. Powell: niente tagli tassi per i dazi di Trump.
Grandi protagonisti di questa seconda giornata del Forum di Sintra 2025 della BCE, che ha preso il via ieri, sono stati i diretti interessati dall’evento, ovvero i presidenti delle banche centrali, chiamati a decidere il destino dell’economia mondiale in uno dei momenti più critici e incerti degli ultimi anni.
Oggi, nel corso dell’evento “Policy Panel”, hanno preso la parola Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, Andrew Bailey, governatore della Bank of England, Chang Yong Rhee, governatore della Bank of Korea e Kazuo Ueda, numero uno della Bank of Japan.
I cinque banchieri centrali hanno parlato di crescita dell’economia, di inflazione e della direzione futura dei tassi, rispondendo alle domande di Francine Lacqua, giornalista di Bloomberg, che ha moderato l’evento.
Risposte certe agli interrogativi che assillano da parecchio i mercati, e che riguardano soprattutto le prossime scelte di politica monetaria, non sono state date.
D’altronde, sono gli stessi presidenti della BCE, della Fed, della BOE & Co a versare in uno stato di trepidazione, nell’attesa di comprendere cosa succederà il prossimo 9 luglio, quando entreranno in vigore i dazi reciproci annunciati lo scorso 2 aprile dal presidente americano Donald Trump, poi messi in pausa, al fine di consentire alle diverse economie colpite dalle tariffe di avere il tempo di trattare con gli Stati Uniti. Tutto, nella speranza di attutire il colpo delle varie sberle commerciali ricevute dal tycoon.
Forum Sintra BCE in attesa schiaffo di Trump. Lo stato dei tassi di interesse BCE e Fed
Iniziato ieri, lunedì 30 giugno 2025, il Forum di Sintra, che si tiene come ogni anno in Portogallo con la regia della BCE, terminerà domani, mercoledì 2 luglio.
Tema di quest’anno, oggetto di dibattito da parte dei banchieri centrali, ma anche di economisti, accademici, giornalisti e di diversi rappresentanti del mondo dell’alta finanza, è “ Adapting to change: macroeconomic shifts and policy responses ”. Tradotto: “Adattarsi al cambiamento: mutamenti macroeconomici e risposte di politica”.
Come ogni anno e così come accade, anche in questo caso con cadenza annuale quando il gotha della finanza si riunisce a Jackson Hole, in Wyoming alla fine di agosto, in occasione dell’evento organizzato dalla Fed, il Forum di Sintra si conferma market mover cruciale che dà indicazioni agli operatori di mercato, in merito alla possibile direzione dei tassi e dell’inflazione a livello mondiale.
Il momento è particolarmente delicato, in quanto, nella nuova era della altrettanta nuova era della seconda amministrazione USA di Donald Trump che ha preso il via a gennaio di quest’anno, sono gli stessi banchieri centrali ad avere dubbi sul percorso di politica monetaria da imboccare.
Ne è esempio lampante la Fed di Jerome Powell, che ha deciso a priori di lasciare i tassi sui fed funds invariati al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo avere tagliato l’ultima volta i tassi lo scorso dicembre, in attesa di fare la conta dei danni che saranno provocati dalla politica commerciale di Donald Trump.
Una scelta che Powell sta pagando da un po’ , con le minacce di licenziamento e gli insulti vari che arrivano direttamente dal presidente degli Stati Uniti, ormai quasi ogni giorno.
Dal canto suo, non si può negare che la BCE di Lagarde si sia mossa per cercare di blindare l’economia dell’Eurozona, tagliando ripetutamente i tassi dell’area euro, fino all’ultima riunione del Consiglio direttivo del 5 giugno scorso.
I tassi sui depositi sono scesi fino al 2%, a seguito dell’ultimo taglio, sempre di 25 punti base. Quell’ottava sforbiciata, avvertono tuttavia diversi economisti, potrebbe avere anticipato l’avvento di una pausa estiva del ciclo dei tagli dei tassi avviato a giugno del 2024 dall’Eurotower.
Anche Lagarde vorrebbe infatti prendersi del tempo, per capire cosa accadrà all’inflazione dell’Eurozona quando i dazi di Trump diventeranno operativi. La scadenza della pausa è imminente, essendo stata fissata al prossimo 9 luglio, e obiettivo della BCE è garantire che qualsiasi eventuale fiammata dei prezzi non finisca con il diventare strutturale, trasformandosi da evento una tantum in un nuovo balzo duraturo dell’inflazione.
Powell (Fed) e l’aplomb britannico: avremmo tagliato i tassi se non fosse stato per i dazi
Oggi, sia Lagarde che Powell, insieme a Andrew Bailey, governatore della Bank of England, Kazuo Ueda, numero uno della Bank of Japan e Chang Yong Rhee, governatore della Bank of Korea, hanno avuto l’occasione, con il Forum di Sintra, di tornare a spiegare cosa sta accadendo in questo momento ai fondamentali economici dell’economia globale, illustrando le possibili mosse che le rispettive banche centrali potrebbero decidere di prendere.
In evidenza le dichiarazioni del presidente della Fed Jerome Powell, protagonista fisso, suo malgrado, di questi ultimi giorni, in quanto finito ripetutamente sotto attacco da parte della furia del presidente americano Donald Trump, che continua ad accusarlo di lasciare i tassi fermi, bersagliandolo di insulti e di minacce di licenziarlo.
Come al solito, il presidente della Banca centrale americana ha spiegato oggi il motivo per cui i tassi rimangono inchiodati al livello compreso tra il 4,25% e il 4,5% senza battere ciglio e mantenendo il punto. Il motivo principale per cui i tassi non vengono tagliati, in sintesi - e per gli esperti non è certo una sorpresa - porta il nome proprio di Donald Trump o, meglio, dei suoi dazi. E Powell oggi lo ha detto chiaro e tondo, anche se in risposta a una domanda di Francine Lacqua.
La spiegazione non poteva essere più chiara: “Di fatto, siamo rimasti fermi (non abbiamo tagliato i tassi) quando abbiamo visto la dimensione delle tariffe e, in sostanza, quando tutte le previsioni sull’inflazione degli Stati Uniti sono state riviste al rialzo in modo significativo come conseguenza dei dazi ”. In poche parole, a causa dei dazi di Trump. In poche parole, se quei dazi non ci fossero stati, molto probabilmente la Federal Reserve avrebbe continuato a tagliare i tassi.
Imperturbabile come sempre, Powell ha rimandato praticamente le accuse al mittente. Ma il presidente della Fed non si è fermato qui, lanciando anche un monito agli Stati Uniti per un livello del debito che “non è sostenibile” e che prima o poi va affrontato.
Detto questo, nessun allarme è stato lanciato riguardo alle condizioni dell’economia americana, che sono solide.
Powell non ha neanche escluso la possibilità di un taglio dei tassi nella prossima riunione di luglio, ribadendo l’impegno della Fed a rimanere dipendente dai dati, e a decidere di riunione in riunione, monitorando sempre i dati relativi all’inflazione e al mercato del lavoro.
Lagarde, ancora niente “Mission Accomplished” sull’inflazione
Di tassi - l’argomento che sta più a cuore ai cittadini - ha parlato ovviamente anche Christine Lagarde, presidente della BCE, che continua a mettersi in evidenza con la sua proverbiale cautela, per alcuni anche eccessiva.
Nel commentare il dato relativo all’inflazione dell’Eurozona che è stato pubblicato oggi, e che ha indicato un rialzo del CPI headline pari a +2% su base annua, in linea con il target della Banca centrale europea, Lagarde ha accolto con favore il segnale, senza lasciarsi prendere tuttavia dall’entusiasmo.
Anzi: la numero uno dell’Eurotower ha continuato a predicare cautela, affermando che l’espressione “Mission Accomplished” non può essere ancora proferita e che Francoforte deve rimane vigile.
Anche la BCE, ha chiarito, così come la Fed, prenderà le sue decisioni di politica monetaria di riunione in riunione, senza impegnarsi a seguire una strada predeterminata.
I toni cauti di Lagarde e Powell si spiegano con l’errore storico commesso alla fine del 2021 e agli inizi del 2022, quando entrambi i banchieri centrali hanno sottovalutato la furia rialzista dei prezzi.
Entrambi tallonati da quel peccato originale commesso quattro anni fa, concentrati non solo a fare il loro dovere ma anche a tutelare la loro credibilità e la loro eredità, la cosiddetta “legacy” nel caso di Powell, i due banchieri centrali hanno fatto capire oggi che non saranno ostaggio di alcun diktat che arrivi dall’esterno.
Powell ha già dimostrato di essere disposto a rischiare la poltrona pur di non abdicare alla carica di paladino della stabilità dei prezzi, oltre che della massima occupazione).
Idem Lagarde che tra l’altro, in quanto presidente della BCE, deve garantire un unico obiettivo: l’inflazione sotto controllo, in rialzo del 2% in modo sostenibile nel medio termine.
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Si conclude l’intervento dei banchieri centrali al Forum di Sintra
Si è concluso l’evento che ha visto i banchieri centrali della Fed, della BCE, della Bank of Japan, della Bank of England e della Bank of Korea, moderato dalla giornalista Francine Lacqua, commentare le condizioni attuali dell’economia, facendo il punto anche sull’evoluzione futura dei tassi di interesse.
Focus sulle dichiarazioni del governatore della Banca centrale coreana Rhee Chang-yong, che ha avvertito come la frammentazione globale abbia un impatto grave sull’economia sudcoreana, che attinge gran parte della sua crescita dalle esportazioni.
Rhee ha aggiunto che la Bank of Korea è in attesa di capire cosa accadrà quando scadrà la pausa di 90 giorni che ha lasciato in sospeso i dazi di Trump. “Dipende davvero da cosa accadrà il 9 luglio...Non sappiamo cosa succederà”, ha sottolineato il governatore, aggiungendo che se Trump dovesse decidere di imporre i dazi reciproci del 26% annunciati lo scorso 2 aprile, quelle tariffe, unite ai dazi sull’alluminio, sull’acciaio e sulle auto, potrebbero sforbiciare facilmente più dell’1% del PIL della Corea del Sud.
Fed, Powell lancia monito su debito USA: “non è sostenibile”
“Non posso dire se luglio sia troppo presto per tagliare i tassi” . Così il presidente della Fed Jerome Powell, aggiungendo che “la politica (monetaria) USA è restrittiva in modo modesto” , che “la crescita è solida, e il mercato del lavoro è solido”.
Un monito è stato lanciato da Powell sul trend del debito americano, “che non è sostenibile e che deve essere prima o poi affrontato”. Il banchiere centrale ha aggiunto che tutto ciò che desidera “è una economia caratterizzata dalla stabilità dei prezzi e dalla massima occupazione, e noi ora stiamo seguendo la strada” che porta al perseguimento di questo obiettivo.
Alla domanda se rimarrà governatore della Fed dopo la scadenza del suo mandato da presidente della banca centrale americana (Powell è anche governatore della Federal Reserve), Powell ha risposto che non ha al momento nulla da dire sulla questione.
Bank of England, Bailey: il livello di restrizione tenderà a scendere nel tempo. La frase sul dollaro USA
Così il governatore della Bank of England Andrew Bailey: “Ciò che credo essere importante è quanto questa politica sia restrittiva nel contesto attuale. La politica rimane restrittiva e continuerà a rimanere restrittiva”. Detto questo, ha chiarito Bailey, “il livello di restrizione tenderà a scendere nel corso del tempo” e “mi aspetto che il livello di restrizione scenda verso un valore che sia più neutrale”. Il banchiere centrale ha aggiunto che “è lo stesso concetto di restrizione cruciale per la nostra politica”. Bailey ha parlato anche del dollaro USA, affermando che “è molto lontano il momento in cui il biglietto verde cesserà di essere una valuta di riserva internazionale”.
Applausi scroscianti a Powell dopo risposta a domanda su Trump
Stavolta è Powell a criticare il presidente americano Donald Trump e non, come al solito ormai da giorni, il contrario? Alla domanda di Francine Lacqua su cosa avrebbe fatto la Fed se non ci fossero stati i dazi di Trump, e se avrebbe tagliato i tassi, Powell ha risposto: “Credo che sia così”, aggiungendo che la Federal Reserve sta semplicemente aspettando di capire quale sarà l’impatto sui fondamentali economici degli Stati Uniti della guerra commerciale di Trump.
“Di fatto, ci siamo fermati (a tagliare i tassi) quando abbiamo appreso la dimensione dei dazi” e “tutte le previsioni sull’inflazione degli Stati Uniti sono state riviste significativamente al rialzo come conseguenza dei dazi. Non abbiamo reagito in modo eccessivo, di fatto non abbiamo reagito affatto. Ci stiamo prendendo semplicemente del tempo ”, ha spiegato il timoniere della Fed, che è stato accolto da applausi scroscianti quando, in risposta a Lacqua che gli ha fatto notare come fare il suo lavoro debba essere duro da portare avanti, a causa dei continui attacchi che arrivano da Trump, si è limitato a dire di essere concentrato a portare avanti il suo lavoro.
Bank of Japan, Ueda: livello attuale tassi al di sotto del livello neutrale
“ Il livello attuale dei tassi è inferiore al tasso neutrale di interesse ”. Lo ha detto Kazuo Ueda, governatore della Bank of Japan, banca centrale del Giappone. Ueda ha fatto notare che in Giappone “l’inflazione headline viaggia al di sopra del 2% da tre anni”, ma anche che “ l’inflazione sottostante rimane al di sotto del 2% ”.
BCE, Lagarde: ben attrezzati a navigare nelle acque tormentate che dovremmo anticipare
La numero uno della BCE Christine Lagarde è tornata ad avvertire che “stiamo facendo fronte a molte incertezze”, inclusi i rischi di una frammentazione e gli sviluppi geopolitici, che stanno creando un contesto di rischi per l’inflazione che vanno in entrambe le direzioni. “Dobbiamo continuare a essere estremamente vigili, e rimanere impegnati a centrare il target di inflazione”. Detto questo, “siamo ben attrezzati a navigare nelle acque tormentate che dovremmo anticipare”.
Fed, Powell: molti partecipanti del FOMC ritengono appropriato taglio tassi verso fine anno
“Una maggioranza solida” dei partecipanti del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, ritiene che sia “ appropriato tagliare i tassi verso la fine dell’anno ”. Lo ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, avendo cura di precisare che il concretizzarsi o meno delle riduzioni dei tassi “dipenderà dagli ultimi dati. In particolare, dai dati relativi all’inflazione ”, così come dai segnali che arriveranno “ osservando attentamente il mercato del lavoro ”.
Powell ha aggiunto di prevedere “ una debolezza inattesa sul mercato del lavoro ”. In ogni caso, “decideremo di riunione in riunione” e “dipenderemo dai dati”.
Bank of England, Bailey: la direzione dei tassi continua a rimanere al ribasso
Andrew Bailey, governatore della Bank of England, ha commentato la situazione attuale affermando che si stanno manifestando “alcuni segnali di un qualche indebolimento dell’economia e del mercato del lavoro”, aggiunngendo che “la direzione dei tassi di interesse continua a rimanere al ribasso” e che “è un po’ troppo presto vedere gli effetti sui prezzi che deriveranno dai dazi” (di Trump).
Fed, Powell: prudente aspettare e vedere gli effetti dei dazi
“Gli Stati Uniti versano in una buona posizione”, ha detto il presidente della Fed Jerome Powell, aggiungendo che “ è prudente aspettare e vedere le conseguenze delle tariffe ”. Powell si aspetta “dati più alti sull’inflazione (USA) nel corso dell’estate”.
BCE, Lagarde: inflazione al 2%, non possiamo dire Mission Accomplished ma target centrato
“Siamo a una inflazione che è al 2%. Non possiamo dire «Mission Accomplished», ma possiamo dire che abbiamo centrato il target”. Così Lagarde, presidente della BCE, nel commentare il dato relativo all’inflazione dell’area euro di giugno che è stato reso noto nella giornata di oggi.
Lagarde, Powell, Bailey, Ueda, discutono del futuro dell’economia, dei tassi e dell’inflazione
Ha preso il via l’evento clou di questa edizione del Forum di Sintra 2025, ovvero gli interventi sulle condizioni dell’economia globali di Christine Lagarde, presidente della BCE, di Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, di Andrew Bailey, governatore della Bank of England, Chang Yong Rhee, governatore della Bank of Korea e Kazuo Ueda, numero uno della Bank of Japan.
BCE, Müller: non c’è bisogno di cambiare i tassi nella riunione di luglio
“Ha senso che i tassi di interesse della BCE rimangano fermi per un po’ di tempo. Non c’è bisogno di cambiare i tassi a luglio”. Parola di Madis Müller, governatore della banca centrale estone e membro della BCE. Müller ha aggiunto che “l’apprezzamento dell’euro è veloce, ma per ora non è particolarmente preoccupante ”. Occhio al calendario delle riunioni della BCE previste per il 2025.
Mercati sull’attenti in attesa di Lagarde e Powell
In attesa dell’evento che vedrà Lagarde, Powell e altri banchieri centrali discutere di tassi e di inflazione in occasione del Forum di Sintra, Piazza Affari rimane sotto pressione. Il Ftse Mib cede più di mezzo punto percentuale, trascinato al ribasso dalle azioni Mediobanca, che perdono il 3,70% dopo l’addio a Piazzetta Cuccia da parte dell’azionista storico Banca Mediolanum.
Male anche MPS, Leonardo, Popolare di Sondrio. In rialzo invece Brunello Cucinelli, ENEL, A2A.
Giù anche le altre borse europee, con la borsa di Francoforte che arretra dello 0,40% e Parigi in calo dello 0,35% circa.
A Wall Street i futures sul Dow Jones viaggiano poco al di sotto della parità, mentre i futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq arretrano rispettivamente dello 0,18% e dello 0,23%.
BCE, Kazaks: dazi al 10% e rally euro oltre +10% sufficienti a danneggiare esportazioni
Martins Kazaks, esponente del Comitato esecutivo della BCE e presidente della banca centrale della Lettonia, ha affrontato anche a lui a Sintra la questione del rafforzamento dell’euro, nei confronti del dollaro USA, avvertendo che la combinazione di “dazi al 10% e di un apprezzamento dell’euro superiore al +10% è abbastanza grande da danneggiare le esportazioni”. Kazaks ha aggiunto che “ un qualsiasi ulteriore taglio dei tassi sarebbe contenuto ”.
BCE, Vujcic: possibilità di nuovi shock inflazione, la frase sulle spese per la difesa
Interpellato dalla CNBC Boris Vujcic, Presidente della Banca centrale croata, ha affermato che l’area euro “fa fronte alla possibilità di nuovi shock inflazionistici”. Vujcic ha aggiunto che “ le spese più alte per la difesa contribuiranno in qualche modo alle pressioni inflazionistiche”
Inflazione area euro +2% a giugno. Cosa emerge dal dato preliminare diffuso dall’Eurostat
Pubblicato nella giornata di oggi il dato relativo all’inflazione dell’area euro misurata dall’indice dei prezzi al consumo che, nel mese di giugno, è salita su base annua del 2%, accelerando il passo rispetto al +1,9% di maggio, ma confermandosi in linea con le previsioni e riportando soprattutto un ritmo di crescita pari a quello che corrisponde al target della BCE.
Quello appena reso noto è stato il dato preliminare elaborato dall’Eurostat. Occhio anche all’inflazione core, ovvero sull’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici e alimentari, salita a giugno del 2,4%, come a maggio, e in linea con le attese.
In evidenza tuttavia la dinamica dell’inflazione dei servizi, quella che per più tempo ha preoccupato la presidente della BCE Christine Lagarde, che è avanzata su base annua del 3,3%, accelerando il passo rispetto al +3,2% di maggio. (QUI gli altri dettagli del dato market mover).
Il vice di Lagarde de Guindos presenta il rapporto EUR-USD che complicherebbe la situazione
A prendere la parola nella giornata di oggi anche il numero due della BCE, il vicepresidente Luis de Guindos, che ha illustrato anche il rapporto di cambio EUR-USD che agiterebbe l’istituzione: “Un rapporto EUR/USD a 1,17 è perfettamente accettabile e anche 1,20 è qualcosa che possiamo ignorare, ma qualsiasi valore superiore sarebbe complicato”.
de Guindos ha ribadito di credere che “la crescita del PIL dell’area euro sarà vicina allo zero nel secondo e nel terzo trimestre” del 2025, aggiungendo che “abbiamo bisogno di certezze” e precisando anche che “un taglio aggiuntivo dei tassi di interesse non aiuterà l’economia a migliorare”.
BCE, Wunsch: se dovessimo muoverci, sarebbe al ribasso
“Se dovessimo muoverci, sarebbe al ribasso”, ha detto Pierre Wunsch, governatore della Nationale Bank van België / Banque Nationale de Belgique, banca nazionale del Belgio, segnalando come alcuni banchieri che siedono nel Consiglio direttivo della BCE, a dispetto dell’attenti che Lagarde continua a lanciare sul rischio che l’inflazione dell’Eurozona torni ad accendersi, temono piuttosto che il tasso di inflazione finisca per andare al di sotto del target del 2% prefissato dalla istituzione.
Lane, “la BCE deve essere pronta a contrastare qualsiasi deviazione dell’indice CPI”
“La BCE deve essere pronta a contrastare qualsiasi deviazione dell’indice dei prezzi al consumo ”, tra i dati macro più importanti per monitorare il trend dell’inflazione dell’area euro. Così Philip Lane, esponente del Comitato esecutivo della BCE.
Lane ha aggiunto che lo scenario di base della Banca centrale europea è quello dell’imposizione di dazi al 10% da parte degli Stati Uniti di Donald Trump sui prodotti importati dall’Europa. Per quanto concerne l’inflazione, “l’impressione è che sia attorno al target” del 2%.
BCE, parla il falco Nagel: “No a rilassarsi troppo di fronte a rischio crescita inflazione”
Parla il falco tedesco del Consiglio direttivo della BCE Joachim Nagel. Il presidente della Bundesbank Nagel ha affermato che, al momento, la politica monetaria della Banca centrale europea si trova in una fase neutrale e che l’inflazione sta vivendo “un momento di pausa stabile”.
Detto questo, è stato il monito di Nagel, “ la BCE non può rilassarsi troppo di fronte al rischio di una inflazione in aumento ”.
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