La Lega di Salvini chiede che le banche italiane sborsino fino a 5 miliardi di euro, Tajani dice no. Mentre dal mondo delle istituzioni vengono lanciati avvertimenti sul settore.
Ennessimo botta e risposta tra la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Antonio Tajani sul contributo che le banche italiane dovrebbero dare per finanziare la legge di bilancio 2026.
Il Carroccio è tornato a chiamare a rapporto le banche, affinché sborsino una cifra fino a 5 miliardi di euro per la manovra finanziaria, stando a quanto proposto dal gruppo economico del partito, per sostenere commercianti, artigiani, imprese e famiglie.
Tassa contro le manovra pro manovre, Tajani: “minacciare extraprofitti non serve a niente”
Dall’altro lato, il segretario di Forza Italia e vicepremier e ministro degli Affari esteri Antonio Tajani ha blindato il settore del credito da eventuali assalti ai cosiddetti extraprofitti, parola che con la Lega si ripresenta puntualmente ogni anno, di questi tempi in cui si lavora alla legge di bilancio.
“Minacciare extraprofitti non serve a niente. Finché Forza Italia sarà al governo, non ci saranno mai tasse sugli extraprofitti. Questo lo voglio dire in maniera molto chiara. Il presidente del Consiglio Meloni infatti ha detto ’discutiamo’ ma la minaccia di tasse è inacettabile”.
E ancora, così come dice ormai da giorni, nessuna tassa sugli extraprofitti, in quanto “ roba da Unione Sovietica ”, perché “tassare gli extraprofitti e continuare a fare minacce alle banche significa mettere in difficoltà tutto il nostro sistema finanziario, spaventare i mercati, far fuggire gli investitori ”.
Così il segretario di Forza Italia:
“Ognuno deve fare la sua parte, è giusto che le banche facciano la loro parte e parliamo con loro, vediamo cosa possono fare. Ma minacciare extraprofitti non serve a niente. Finché Forza Italia sarà al governo, non ci saranno mai tasse sugli extraprofitti (...) Siamo contro la pressione fiscale, siamo contro l’aumento delle tasse, sono i nostri valori”.
Tajani ha precisato che Forza Italia non è il partito delle banche: “ Non siamo il partito delle banche, parliamo con le banche . Non bisogna mai fare demagogia su queste cose. Non ho alcun interesse, il mio conto è pure modesto, vivo di quello che guadagno, Con la violenza non si ottiene nulla. Le banche non sono dei pericolosi criminali, servono per finanziare le imprese ”.
Ma la Lega di Salvini non arretra: “utili banche per 130 MLD circa in tre anni nostro governo”
Ma la Lega ha tenuto il punto, con una nota con cui ha riassunto gli utili incassati dalle banche italiane, evidentemente troppi per non pensare che il comparto debba fare la sua parte.
“Nei tre anni di nostro governo le banche hanno registrato utili per circa 130 miliardi di euro, quadruplicando (!!!) il proprio valore in borsa. In questi anni i grandi istituti hanno deciso una politica di taglio dei costi, con chiusura di migliaia di sportelli e sforbiciate al personale, mentre non sono aumentati significativamente né gli interessi corrisposti ai risparmiatori che hanno soldi fermi sui conti correnti, né i prestiti erogati a famiglie e imprese”.
Tutto, mentre “la situazione del Paese fa registrare dati positivi di cui siamo orgogliosi, dal record di nuovi posti di lavoro alla disoccupazione ai minimi, ma milioni di italiani sono ancora in difficoltà” . Di conseguenza, “riteniamo ragionevole chiedere un contributo alle grandi banche, a partire dagli enormi guadagni derivanti da interessi e commissioni”.
Dunque? La Lega ha rimarcato ciò che intende fare: “L’obiettivo è di utilizzare quei miliardi, come stanno già facendo altri Paesi in Europa, per immetterli nell’economia reale: aumento di stipendi e pensioni, investimenti in sanità, rottamazione pluriennale di 170 milioni di cartelle esattoriali che rendono difficile la vita a 20 milioni di italiani in difficoltà. Chi ha di più, dia di più ”.
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No di Forza Italia: per investire il mercato vuole certezze
Ma se la Lega ha sventolato i suo slogan, Forza Italia non ha fatto alcun passo indietro. E così nella giornata di ieri si è fatto sentire anche Paolo Barelli, presidente dei deputati del partito guidato da Antonio Tajani.
“L’art. 53 della Costituzione rende inammissibile la fissazione ex post di ulteriori imposte solo per alcuni categorie economiche. Quindi fissare nuove tasse oggi per ieri non si può, non lo permette la legge e non lo permette il mercato che per investire vuole certezze. Il nostro Paese ha acquisito credibilità certificata dalle agenzie di rating internazionali e non possiamo perderla per prelievi improvvisati. Ben diverso è trovare soluzioni condivise con il sistema bancario e finanziario che diano impulso alla crescita per famiglie e imprese. Quindi dialogo si, prelievi forzosi no”.
A conferma della determinazione di Forza Italia a tutelare le banche italiane, il manifesto della Libertà presentato dal partito di Tajani nel fine settimana a Telese Terme (Bn) nel corso della festa del partito, dove si legge che “noi crediamo che la finanza e le banche esercitino un ruolo positivo fondamentale per il funzionamento di un’economia avanzata e quindi per il benessere collettivo, se operano all’interno di un sistema regolatorio anche sovranazionale snello ed efficacie, rigorosamente vigilato”.
Una tensione crescente, dunque, quella tra la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Antonio Tajani, mentre sono almeno due gli avvertimenti che sono stati lanciati proprio sulle condizioni di salute delle banche, dalla stessa BCE e da Bankitalia.
L’attenti di Bankitalia: non dare per scontati utili banche italiane in futuro
Un attenti a non dare per scontato il momento positivo che gli istituti di credito dell’Eurozona vivono è stato lanciato venerdì scorso da Giuseppe Siani, capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, nel suo intervento al Convegno CSE a Torino, intitolato “L’evoluzione tecnologica funzionale e normativa nel sistema bancario”. Siani ha avvertito che gli utili delle banche italiane non devono essere dati per scontati.
“I risultati reddituali positivi che osserviamo oggi sono sostenuti da un contesto di mercato ancora favorevole, ma non è prudente pensare che questa situazione si mantenga inalterata ancora a lungo. La competizione nel mercato finanziario è destinata infatti a crescere ulteriormente e la capacità di offrire nuovi e più attrattivi servizi caratterizzati da elevati livelli di resilienza digitale rappresenta uno degli elementi centrali per garantire la sostenibilità nel tempo del modello operativo”.
Attenzione dunque a dare per scontati i profitti incassati dalle banche in una situazione che per ora, in teoria, non desta ancora preoccupazioni per il settore, ma che potrebbe cambiare.
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BCE, liquidità in eccesso banche continua a diminuire
Un altro avvertimento è stato lanciato dalla stessa BCE con la pubblicazione, giovedì scorso, del suo Bollettino economico.
Attraverso un’analisi dedicata al settore, la Banca centrale europea ha segnalato che, nel periodo compreso tra i mesi di aprile e di luglio, la liquidità media in eccesso nel sistema bancario dell’area euro ha continuato a diminuire. “Il calo è stato di 120 miliardi di euro nel periodo dicriferimento, raggiungendo 2.711 miliardi”.
A tal proposito, la BCE ha ricordato che “la liquidità in eccesso è calcolata come somma tra le disponibilità delle banche in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie minime e il ricorso ai depositi presso la banca centrale meno il ricorso alle operazioni di rifinanziamento marginale ”.
Si tratta di un parametro che “riflette la differenza tra la liquidità complessiva erogata al sistema bancario mediante strumenti di politica monetaria e il fabbisogno di liquidità delle banche a copertura delle riserve obbligatorie ”. E di un parametro, ha fatto notare la BCE che, dopo aver raggiunto un massimo di 4.748 miliardi di euro a novembre 2022, ha continuato a diminuire “costantemente”.
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Il no della FABI a tassa extraprofitti, Sileoni: “verrebbe pagata dalla clientela e dai lavoratori”
Giovedì scorso 25 settembre 2025, nel commentare la proposta della Lega di tassare i cosiddetti extraprofitti delle banche italiane, nel corso dell’audizione dinanzi la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, il segretario generale della FABI Lando Maria Sileoni è tornato a bocciare la proposta, avvertendo che “una tassa imposta, a carico delle banche, sui cosiddetti extraprofitti, verrebbe pagata dalla clientela e dai lavoratori bancari, da un lato in termini di maggiori costi sui prodotti e servizi, dall’altro in termini di penalizzazioni di vario genere a livello economico”.
Ancora Sileoni:
“Non è la prima volta che questo tema entra nel dibattito della legge di bilancio. La prima volta, nel 2023, finì con un sostanziale nulla di fatto perché fu approvata una norma, che aveva una opzione, scelta poi da tutte le banche, per rafforzare il patrimonio. Con legge bilancio del 2024 (per il 2025), ci fu l’accordo per il rinvio crediti fiscali sia per il 2025 sia per il 2026 che ha di fatto portato a un ’prestito’ delle banche da 4,3 miliardi di euro complessivi per il biennio. Quanto al panorama europeo, dal 2023 è stata introdotta tassa sui cosiddetti extraprofitti delle banche in Spagna, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria e Svezia. È stata valutata in Olanda, Belgio, Irlanda e Polonia”.
La proposta della Lega di chiamare all’appello le banche italiane affinché contribuiscano alla legge di bilancio è stata dunque bocciata dal sindacato dei bancari che ha fatto notare che, alla fine, l’accanimento contro le banche si tradurrebbe in un danno prima di tutto a carico dei clienti delle stesse. Un campanello di allarme che Sileoni aveva già suonato di questi tempi lo scorso anno.
Idem la posizione espressa qualche giorno fa da Antonio Patuelli, presidente dell’ABI (Associazione bancaria italiana), che non ha avuto remore a smentire quella frase proferita dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, nell’agosto del 2023, sponsorizzò la tassa sugli extraprofitti adducendo come motivazione le presunte rendite di posizione di cui godrebbero le istituzioni finanziarie.
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