Andare in pensione: quale opzione è più conveniente?

Simone Micocci

23 Aprile 2019 - 09:10

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Decidere se e quando andare in pensione non è una scelta facile: ci sono diversi fattori che il lavoratore deve prendere in considerazione per capire qual è la decisione più conveniente.

Andare in pensione: quale opzione è più conveniente?

Con l’ultima riforma delle pensioni sono state introdotte nuove strade per il pensionamento, come ad esempio Quota 100 e Opzione Donna; misure che da una parte hanno reso più flessibile l’uscita dal mercato del lavoro ma che dall’altra pongono il lavoratore di fronte ad una serie di scelte possibili.

Nel decidere a quale opzione ricorrere per andare in pensione, infatti, il lavoratore si chiede qual è la più conveniente, nonché quali sono i pro e i contro di ciascuna di queste misure.

Come prima cosa è bene fare una distinzione tra pensione e prepensionamento: ci sono delle misure, come l’Ape Sociale e Volontario, con le quali non si ha diritto alla pensione bensì ad un’indennità sostitutiva che sarà riconosciuta all’interessato fino al momento in cui non consegue il diritto alla pensione.

Nella maggior parte dei casi le forme di prepensionamento - tra le quali figura anche l’isopensione - hanno un costo che grava sul lavoratore (come nel caso dell’Ape Volontario) o sul datore di lavoro (come per lo scivolo pensionistico di Quota 100); ecco perché potrebbe non essere così conveniente farvi ricorso. Cosa cambia invece tra le varie opzioni per il pensionamento? Qual è l’opzione più conveniente tra le tante a disposizione del lavoratore? Scopriamolo.

Andare in pensione: qual è l’opzione più conveniente

È bene sottolineare che non c’è una misura più conveniente uguale per tutti: dipende infatti dalla situazione contributiva, anagrafica ed economica dell’interessato. Ci sono però alcune considerazioni da fare prima di decidere quando andare in pensione e a quale misura ricorrere.

La prima considerazione, probabilmente la più importante, riguarda l’importo del futuro assegno di pensione. Come noto per i periodi lavorativi successivi al 1° gennaio 1996 si applica il sistema contributivo per la definizione del futuro assegno previdenziale; questo metodo premia coloro che hanno un montante contributivo più alto, ossia chi ha lavorato per più anni percependo retribuzioni più elevate.

Ecco perché anticipare di molti anni la pensione, ad esempio ricorrendo alla pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) potrebbe non essere conveniente, così come per Quota 100 (62 anni di età, 38 anni di contributi). Piuttosto converrebbe andare in pensione una volta raggiunta l’età pensionabile, che nel 2019 è salita a 67 anni (pensione di vecchiaia, per la quale sono richiesti anche 20 anni di contributi).

Per quanto riguarda Quota 100 ci sono altre considerazioni da fare prima di decidere se ricorrere a questa misura. Infatti, non solo anticipando la pensione si rischia di percepire un assegno più basso - per il motivo che vi abbiamo detto in precedenza - ma non si può neppure riprendere a lavorare per arrotondare l’assegno. Con Quota 100, infatti, è stato reintrodotto il divieto di cumulo tra reddito da pensione e da lavoro che impedisce all’interessato di riprendere a lavorare fino a quando non compie i 67 anni, raggiungendo il diritto alla pensione di vecchiaia. Per i dipendenti pubblici, inoltre, bisogna considerare che Quota 100 allunga ulteriormente i tempi di pagamento di TFR/TFS.

Abbiamo poi Opzione Donna che il decreto 4/2019 ha prorogato di un anno consentendo a coloro che hanno compiuto i 58 anni entro il 31 dicembre 2018 (o 59 anni nel caso delle autonome) e maturato i 35 anni di contributi (sempre entro lo stesso termine) di andare in pensione.

Si tratta di una misura che in alcuni casi è conveniente visto che va incontro alle lavoratrici usurate dai molti anni di lavoro consentendo loro di anticipare il più possibile l’accesso alla pensione; tuttavia Opzione Donna ha un costo da pagare che certe volte può essere particolarmente elevato. Chi ricorre a questa misura, infatti, deve accettare che la propria pensione venga calcolata interamente con il sistema contributivo, anche per i periodi accreditati prima del 1° gennaio 1996. Ciò comporta una penalizzazione sull’assegno variabile a seconda dei casi, che può arrivare anche al 40%.

Considerazioni finali

Ad oggi ci sono diverse forme per il pensionamento ma economicamente la più conveniente è ancora quella con la quale si lavora per più anni, ossia la pensione di vecchiaia. Con l’introduzione del sistema contributivo per il calcolo della pensione, infatti, conviene lavorare per più anni possibili prima del collocamento in quiescenza.

Ovviamente se non ci sono problemi economici e se pensate che l’assegno maturato sarà sufficiente per vivere vi conviene anticipare il più possibile l’accesso alla pensione; in tal senso Quota 100 potrebbe essere una buona opportunità, al pari della pensione anticipata e di Quota 41 per i precoci.

Ovviamente lo stesso vale per coloro che hanno perso il lavoro e hanno difficoltà nel trovarne un altro, vista l’età avanzata: in tal caso è naturale che conviene - se possibile - accedere alla pensione, per poi magari riprendere a lavorare successivamente così da arrotondare l’assegno pensionistico e maturare nuovi contributi che potrebbero rivelarsi preziosi in futuro.

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