L’Inps lavora al ricalcolo delle pensioni, di Tfr e Tfs per alcuni beneficiari. Ecco come funziona e cosa può succedere.
L’Inps sta lavorando al ricalcolo degli importi di diversi trattamenti pensionistici. Ci si aspetta così un aumento di diverse pensioni e Trattamenti di fine rapporto, anche se in alcuni casi potrebbe essere applicata una riduzione, con conseguente recupero delle somme da parte dell’Inps. Il motivo di questi cambiamenti risiede nella sanatoria contributiva per gli ex dipendenti pubblici, un procedimento già avviato da qualche anno per ridimensionare il contenzioso legale tra gli ex statali e le amministrazioni pubbliche, in modo più conveniente per le parti. Il problema è che i contributi versati dalle Pubbliche amministrazioni all’Inps per i propri dipendenti, almeno fino al 2004, non corrispondono ai trattamenti pensionistici e al Tfr (o Tfs) erogati.
Le amministrazioni hanno quindi dovuto certificare i contributi, mancanti o in eccesso, all’Inps. L’attuazione della sanatoria, con la regolarizzazione dei trattamenti rispetto alle posizioni contributive, potrebbe quindi tradursi tanto in aumenti quanto in diminuzioni dei trattamenti. Qualora l’Inps abbia erogato somme maggiori del dovuto dovrà recuperarle dalle Pa e ridurre, con i giusti calcoli, i nuovi ratei. Al contrario, chi ha percepito pensioni inferiori a quelle spettanti a causa dei pochi contributi versati avrà diritto a un aumento. Quest’ultimo sarà proprio il caso più frequente secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. Di conseguenza, la maggior parte dei pensionati può stare tranquilla.
Ma vediamo come funzionano il ricalcolo e la sanatoria.
Come funziona il ricalcolo dell’Inps
Nel corso del 2024 l’Inps ha avviato un’operazione di sanatoria per riallineare le posizioni contributive degli ex dipendenti pubblici. Il contenzioso con le Pubbliche amministrazioni avviato da numerosi pensionati statali rischiava altrimenti di portare a costi insostenibili, attese lunghe e spese evitabili. Attraverso la sanatoria, invece, le posizioni contributive vengono adeguate dalle Pa senza necessità di alcun intervento del beneficiario, in modo più efficiente. Contestualmente, è stato allungato il periodo di prescrizione dei contributi previdenziali per permettere ai lavoratori di farne richiesta ma anche per evitare le sanzioni a carico delle amministrazioni statali.
Si fa in particolare riferimento alla regolarizzazione dei contributi fino al 31 dicembre 2004. Il ricalcolo, tuttavia, si applica esclusivamente ai pensionamenti avvenuti dal 2022 in poi. Come spiegato dalla circolare n. 118/2025 dell’Inps insieme al ministero del Lavoro, sono esclusi dal ricalcolo degli assegni le pensioni per le quali sono trascorsi tre anni dalla data di notifica all’interessato del provvedimento pensionistico.
In quest’ultimo caso non è possibile ricalcolare la pensione, come previsto dalla legge di Bilancio 2024, ma l’Inps provvederà comunque al recupero delle somme dalle amministrazioni pubbliche, che dovranno restituire gli importi maggiori indebitamente corrisposti dall’istituto.
Aumento delle pensioni (e del Tfr)
Le amministrazioni pubbliche hanno avuto la possibilità di sanare le pendenze contributive con l’Inps fino al 2004 inviando i flussi UniEmens/ListaPosPa, senza versare i contributi mancanti. Le variazioni vengono così recepite dall’Inps, che adegua i trattamenti mensili e chiede il recupero delle somme indebitamente erogate dalle Pa. La preoccupazione sarebbe quindi di una riduzione delle pensioni, ma non dovrebbe avvenire. Intanto, le pensioni fino al 2022 sono automaticamente salve, ma non è tutto.
Secondo il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon la sanatoria porterà principalmente a un aumento delle pensioni e dei Trattamenti di fine rapporto (e fine servizio), tanto da richiedere una copertura di bilancio nel 2026. Questo perché nella stragrande maggioranza dei casi l’amministrazione pubblica ha pagato meno contributi del dovuto (anziché il contrario), pertanto i pensionati potranno ricevere le differenze spettanti loro. Come chiarito da Durigon “non c’è retroattività e i casi di revisione al ribasso degli assegni previdenziali o delle liquidazioni saranno rarissimi”.
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