Tassi d’interesse ai minimi: l’opinione di Federico Ferro sulle scelte finanziarie dei piccoli investitori

Simone Casavecchia

15/09/2014

Come indirizzare le scelte finanziarie su investimenti e mutui, di fronte a un euro in ribasso costante e dei tassi d’interesse ai minimi: le indicazioni di Federico Ferro, promotore finanziario del gruppo MPS.

Tassi d’interesse ai minimi: l’opinione di Federico Ferro sulle scelte finanziarie dei piccoli investitori

Dopo gli studi commerciali e alcune esperienze nel settore assicurativo, Federico Ferro (1971) ha iniziato la sua attività professionale in ambito bancario, come addetto alla gestione della clientela dell’Ufficio Titoli presso la banca di Credito Cooperativo del Polesine.

Dopo aver ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di Promotore Finanziario (2002) Federico Ferro ha lavorato come Financial Advisor presso Allianz Bank ed è attualmente in forze presso il Monte dei Paschi di Siena dove svolge attività di Personal Financial Banker, realizzando consulenze finanziarie specifiche che privilegiano soprattutto l’analisi degli investimenti.

Da sempre appassionato anche di nuove tecnologie, informatica e web, gestisce anche un personale Blog Finanziario dove mette a disposizione dei lettori le sue competenze finanziarie.

Buon giorno e grazie per il tempo che ha deciso di dedicarci.
Partiamo con un bilancio delle recenti decisioni prese nell’ultimo board della BCE. Crede che l’abbassamento dei tassi d’interesse e l’acquisto di titoli cartolarizzati (ABS) possano considerarsi due decisioni in grado di dare nuovo respiro all’economia reale dei Paesi Europei, ridotta ormai in molti casi alla recessione (come in Italia) o alla stagnazione?

Credo che la svalutazione attuale e futura dell’euro produrrà (lentamente) effetti più tangibili rispetto a quelli che dovrebbero innescarsi attraverso gli strumenti finanziari messi in campo dalla BCE per stimolare le banche a fornire prestiti alle imprese.

Quali benefici potranno derivare all’economia italiana ed europea, nel breve-medio termine, da un ribasso dell’euro rispetto al dollaro?
Il ribasso dell’euro dovrebbe favorire per un certo periodo le esportazioni europee e, quindi, italiane. Ma questo sta già avvenendo in seguito ai precedenti tagli dei tassi. Il rialzo del dollaro è una conseguenza degli interventi della FED che negli USA stanno terminando. Questo implica una predisposizione ad un futuro aumento di tassi che rende appetibili investimenti in quell’area. Credo che l’andamento attuale del cross EurUsd non sarà temporaneo.

L’altra grande protagonista delle vicende finanziarie di questi giorni è la sterlina. Quali possono essere le conseguenze di un ribasso della moneta del Regno Unito sui mercati e, soprattutto, cosa potrebbe succedere in campo finanziario se il 18 Settembre la Scozia scegliesse davvero la strada dell’indipendenza?
La vicenda del referendum scozzese, sta divertendo qualcuno (anche qui in Italia) e preoccupando qualcun altro. Sono di questi giorni notizie di “fughe” dalle banche scozzesi e di trasferimenti in banche Londinesi di grandi quantità di denaro.
Qualche istituto lascia trapelare intenzioni drastiche come l’intenzione di spostare la sede in Inghilterra.
Ritengo che sebbene la sorte del referendum sia tutt’altro che certa, visti i recenti sondaggi che disegnano un bel testa a testa, la notizia fa solo bene ai soliti speculatori che all’indomani del risultato avranno già provveduto a ricoprire le loro posizioni “scomode” in attesa di qualche altra occasione.
La sterlina ha già recuperato rispetto a USD e EUR e altre valute principali, al calo marcato subito nei giorni scorsi, dal momento che gli indipendentisti hanno perso consensi negli ultimi sondaggi. Se l’esito del referendum dovesse lasciare intatte le cose come stanno, potrebbe recuperare verso il dollaro e continuare il trend in ascesa verso l’euro.
A mio avviso pochissimi sanno (e io non sono tra quelli) cosa realmente potrà accadere ai mercati finanziari se il referendum dovesse dare ragione agli indipendentisti. Si parla di nuova moneta e il processo potrebbe essere molto lungo e non certo povero di sorprese.

Nella sua professione Lei realizza prodotti finanziari tarati sulle esigenze di ogni singolo cliente. Che consigli di massima darebbe a un investitore privato medio-piccolo in questo momento?
Il cliente-investitore privato medio-piccolo, oggi inizia a percepire che non può più trovare reddito dai suoi investimenti senza appoggiarsi a qualcosa di diverso rispetto ai titoli di stato di qualche anno fa fino ai conti deposito degli ultimi tempi. E quindi, è indispensabile per il consulente verificare bene l’esigenza del cliente per costruire correttamente un portafoglio, che comprenda anche strumenti non obbligazionari classici ma che consenta di cercare rendimento da diverse asset class, meglio se non correlate. Al cliente consiglio di non guardare alle performance del passato di questo o quello strumento finanziario. Piuttosto, è preferibile dare una occhiata al max drawdown del periodo considerato e al tempo di recupero dalla massima perdita, insieme alla classica volatilità che possono servire per capire se tale prodotto può essere adatto al “grado di rischio” del cliente.

Una delle conseguenze del taglio dei tassi è l’abbassamento dell’indice Euribor. È una scelta appropriata quella di rinegoziare un mutuo e scegliere, in questo momento, l’opzione dei tassi variabili?
Il Tasso BCE e l’Euribor si sono abbassati in seguito alle decisioni di Draghi portandosi a livelli decisamente bassi. L’IRS, il parametro di riferimento per il tasso fisso, invece è leggermente salito. Oggi, nel tasso finito (parametro di riferimento + spread) del mutuo, non è il tasso di interesse che la “fa da padrone”, ma lo spread applicato dalle banche. Prendendo un mutuo fatto 10/12 anni fa, i parametri si sono capovolti, ma i tassi finiti non differiscono poi di così tanto. È proprio per questo motivo che, per mutui di 20 anni, sconsiglierei il tasso variabile puro e sarei più orientato verso un tasso fisso. Ovviamente lo spread applicato dalla banca dipende dal LTV (Loan to value) ovvero il rapporto tra il valore dell’immobile e l’importo richiesto. Se si rimane sotto l’80% di LTV, si può trovare un tasso fisso sotto il 4,5% che vale la pena tenere in considerazione. In sostanza la banca riduce ulteriormente il rischio proporzionale dell’operazione e, quindi, ti fa lo sconto sul suo guadagno (spread).
Per chi vuole una rata più bassa a tutti i costi e quindi è indirizzato verso un tasso variabile, consiglio comunque di proteggersi utilizzando magari un tasso variabile con Cap, perché, solo tra 20 anni sapremo quando e di quanto i tassi si saranno alzati di nuovo e se la scelta sarà stata quella giusta. Ricordo che nel 2006 ci fu un rialzo dei tassi repentino. Molte famiglie avevano contratto mutui a tasso variabile durante l’ultimo boom immobiliare. Le banche finanziavano anche per il 100% e nessuno si era lamentato di questo. Ma qualche personaggio in vista, accusò le banche di aver spinto i clienti al tasso variabile non avvisandole dei pericoli di aumento delle rate in caso di aumento dei tassi. Purtroppo per lui, nel 2008 i tassi iniziarono la discesa che conosciamo oggi e le famiglie che avevano seguito i suoi consigli per rinegoziare il mutuo con un tasso fisso hanno pagato e stanno pagando migliaia di euro di interessi in più. La differenza dei tassi, al ribasso, si è oggi “girata” al rialzo sugli spread, ma ci sono banche che escono anche con prodotti con spread decrescente nel tempo e comunque con offerte molto accattivanti per LTV bassi.

A proposito dei titoli di Stato, che recentemente hanno segnato nuovi minimi storici: si tratta ancora di forme di investimento da ritenere valide o l’investitore medio dovrebbe, opportunamente, orientarsi ad altro?
Come dicevo prima, i bassi rendimenti offerti inducono a guardare “oltre la siepe”, alla ricerca di rendimento anche fuori dai titoli di stato italiani. Al limite in un ottica di diversificazione sul lungo termine da considerare una parte riservata a titoli indicizzati all’inflazione (anche se oggi potrebbe parere strano).

Grazie della collaborazione.

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