Per gli USA la Svizzera è un altro manipolatore seriale di valuta, al pari di Germania e Cina. Accuse prontamente rigettate dalle autorità elleniche, che avvertono: il franco si è rivalutato del 40% negli ultimi anni.
La Svizzera, diversamente da quanto affermato dal Tesoro americano, non sta manipolando la propria valuta a scapito dei partner con i quali normalmente intrattiene rapporti commerciali e finanziari. A dirlo è stato il Segretario di Stato svizzero con delega agli affari economici Jorg Gasser in occasione di un’intervista rilasciata alla CNBC.
Con questa presa di posizione ufficiale il governo svizzero fuga ogni dubbio circa il mantenimento fittizio del tasso di cambio del franco da parte delle autorità monetarie nazionali. Recentemente, l’amministrazione USA - notoriamente sensibile alle questione valutarie - ha inserito la Svizzera nella speciale black list dei Paesi manipolatori in compagnia di evergreen come Cina e Germania (contro cui Trump si è scagliato fin dal suo insediamento).
Per il governo svizzero le accuse USA non incontrano la realtà; secondo Gasser, è assai complesso parlare di manipolazione del cambio quando lo stesso, per esempio, segue un corso di rivalutazione rispetto all’euro che va avanti dallo scoppio della crisi nell’Eurozona.
USA: la Svizzera manipola il franco. Ecco perché
Secondo il Tesoro USA, la Svizzera non è quel Paese rispettoso della condotta internazionale - specie in materia economica - che tutti credono ma, come nel caso della Germania e della Cina, un infimo manipolatore di valuta e quindi un serio disturbatore della quiete commerciale.
Nel consueto rapporto annuale stilato dal Tesoro USA sui Paesi ritenuti manipolatori di valuta c’è anche la Svizzera. Quest’ultima, secondo il dipartimento guidato dall’ex Goldman Sachs Steven Mnuchin, risponderebbe ad almeno due dei principali criteri che fanno di un Paese un seriale manipolatore di valuta:
- il Paese in questione presenta un rilevante surplus commerciale. Un paio di mesi Peter Navarro, direttore del Trade National Council e uomo molto vicino a Trump, ebbe a definire gli attivi commerciali di certi Paesi come estremamente deleteri per l’economia USA. Discorso ribadito da Trump in occasione del vertice a due con Xi Jinping andato in scena a Mar-a-Lago, in Florida, lo scorso 6 aprile;
- il Paese interviene costantemente sul mercato dei cambi. Un aspetto, questo, su cui gli USA hanno battuto molto nei confronti della Germania, tacciata di estremo interventismo in questo settore.
Per il Tesoro USA esiste anche un terzo criterio: il Paese in questione presenta uno squilibrio commerciale (si parla di eccedenze) nei confronti degli USA per un valore di oltre 20 miliardi. Parametro, questo, che la Svizzera non rispetta e per la violazione del quale, quindi, non può essere accusata.
Gasser: la Svizzera non manipola il franco. Risposta agli USA
Secondo Jorg Gasser le accuse mosse dagli USA nei confronti della Svizzera sono semplicemente irricevibili e questo perché - come ha spiegato alla CNBC - il franco è al momento sopravvalutato. Nello specifico, Gasser riferisce che il franco svizzero ha subito un rialzo del 40%; questo aspetto riflette ovviamente la natura della moneta elvetica, considerato il bene rifugio (come il bund tedesco nel mercato dei titoli di stato) per eccellenza.
La forte domanda estera di franchi svizzeri, anche in seguito agli eventi connessi alla Brexit, ne ha causato l’apprezzamento. Parlare di manipolazione alla luce di una simile evoluzione, almeno per Gasser, è del tutto fuori luogo.
Anche il Fondo monetario internazionale, recentemente espressosi sulla questione, ha riferito tramite un rapporto che il franco svizzero è tutto fuorché sottovalutato (come le accusa mosse dal Tesoro USA lasciavano intendere). Tuttavia, la stessa istituzione di Washington ha suggerito alla Svizzera l’implementazione di ulteriori riforme fiscali al fine di invertire il trend deflazionistico che imperversa sull’economia del piccolo Paese alpino.
Per Gasser, è piuttosto la politica ultra-accomodante della BCE che andrebbe tenuta d’occhio (e che, per bocca dello stesso Draghi, non sarà interrotta prima del 2018). Gli USA sono avvisati.
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