La rivalutazione delle pensioni agisce anche sui trattamenti assistenziali come minima, invalidità e assegno sociale. Ecco i nuovi importi.
A qualche mese dall’approvazione del Documento di Economia e Finanza 2025 (Def), iniziano a delinearsi con maggiore chiarezza le prospettive per la rivalutazione delle pensioni e dei trattamenti assistenziali prevista a partire dal 1° gennaio 2026.
Come noto, ogni inizio anno l’importo delle pensioni e di alcune prestazioni assistenziali, come l’integrazione al minimo, la pensione di invalidità civile e l’Assegno sociale, viene adeguato al costo della vita, sulla base dell’inflazione media registrata nei 12 mesi precedenti.
Al momento, i dati mensili dell’Istat relativi all’indice dei prezzi al consumo (Ipca) mostrano un andamento in crescita, seppur altalenante: +0,9% a gennaio, +1,6% a febbraio, +1.9% a marzo e aprile, 1,6% a maggio, 1,7% a giugno e 1,3% a luglio. Tuttavia, resta da capire come evolverà la situazione nel secondo semestre, anche alla luce delle possibili turbolenze internazionali, come i prezzi dell’energia o l’incertezza geopolitica legata agli Stati Uniti.
Nel DEF, il governo ha stimato un’inflazione tendenziale al 2,1%, ma la rivalutazione effettiva – che solitamente esclude alcune componenti energetiche – dovrebbe essere più contenuta, con un tasso stimato tra l’1,6% e l’1,8%. In ogni caso, si tratterebbe di un adeguamento più consistente rispetto a quello applicato nel 2025, pari allo 0,8%.
Vediamo quindi, sulla base di queste stime, quali potrebbero essere gli importi aggiornati per il 2026 delle principali prestazioni assistenziali: la pensione minima, la pensione di invalidità civile e l’Assegno sociale.
La rivalutazione 2026, prime indicazioni
Nel Documento di Economia e Finanza è stimato un Ipca (Indice dei prezzi al consumo) pari al 2,1%. La rivalutazione dovrebbe tuttavia essere più bassa, tanto che possiamo stimare che il tasso sarà compreso tra l’1,6% e l’1,8%.
Delle conseguenze sulle pensioni ne abbiamo già parlato - trovate qui le tabelle con gli importi - qui concentriamoci su quello che sarà l’effetto per i trattamenti di tipo assistenziale.
L’integrazione al minimo della pensione
In Italia è prevista una soglia minima della pensione. Si tratta si un importo minimo che viene garantito a coloro che soddisfano determinati requisiti: ad esempio l’assenza di altri redditi, o anche un contributo settimanale versato entro la scadenza del 31 dicembre 1995.
Oggi la soglia al di sotto della quale spetta la cosiddetta integrazione al trattamento minimo, utile appunto a far raggiungere l’importo previsto, è pari a 603,40 euro mensili. A questa si aggiunge poi la rivalutazione straordinaria del 2,2% voluta dal governo Meloni, che porta l’importo a raggiungere fino a un massimo di 616,57 euro.
Nel 2026, complice una rivalutazione tra l’1,6% e l’1,8%, l’importo della pensione minima salirà tra 613,05 e 614,26 euro. A ciò si aggiunge la rivalutazione straordinaria che tuttavia per il prossimo anno si riduce dal 2,2% all’1,7%. L’importo massimo sarà quindi compreso tra 623,47 e 624,70 euro.
Ovviamente questi importi sono solamente una stima, ma nelle realtà - salvo scossoni imprevisti per l’inflazione - non dovrebbero essere particolarmente distanti.
La pensione di invalidità
Oggi la pensione per invalidi civili - con percentuale superiore al 74% - ha un importo pari a 336 euro. Lo stesso spetta ai minori che hanno diritto alla cosiddetta indennità di frequenza (con la differenza che questa viene pagata per sole 12 mensilità non comprendendo la tredicesima).
Anche questa misura è soggetta a rivalutazione annua, con il tasso accertato che viene applicato per intero sull’importo della prestazione. Ecco quindi che per le pensioni di invalidità civile l’importo nel 2026 dovrebbe salire da un minimo di 341,37 a un massimo di 342,04 euro.
L’Assegno (o pensione) sociale
Concludiamo con quella che da molti viene ancora, ma erroneamente, definita come “pensione” sociale. Ci riferiamo all’Assegno sociale, prestazione che viene riconosciuta al compimento dei 67 anni - stessa età richiesta per il pensionamento di vecchiaia - a coloro che non hanno altri redditi (o comunque non sufficienti per condurre una vita dignitosa).
Oggi l’Assegno sociale ha un importo pari a 538,68 euro, e per averne diritto in misura intera è necessario avere un reddito personale pari a zero, mentre quello coniugale eventualmente non deve superare 7.002,84 euro. Per chi supera queste soglie spetta in misura parziale, fino a concorrenza dell’importo annuo dell’Assegno sociale stesso.
Ebbene, laddove la rivalutazione dovesse essere tra l’1,6% e l’1,8% l’importo massimo dell’Assegno sociale salirebbe tra 547,29 e 548,37 euro.
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