Pensioni, integrazione al trattamento minimo. Come chiedere l’aumento fino a 600 euro

Simone Micocci

8 Giugno 2025 - 09:46

Sai che se prendi meno di 600 euro di pensione potresti aver diritto a un’integrazione? Ecco come funziona.

Pensioni, integrazione al trattamento minimo. Come chiedere l’aumento fino a 600 euro

Se prendi meno di 600 euro di pensione puoi chiederne l’aumento fino al raggiungimento di questa soglia attraverso il riconoscimento della cosiddetta integrazione al trattamento minimo.

In Italia, infatti, è prevista una soglia minima di pensione con la quale viene definito l’importo minimo che deve essere garantito ai pensionati. Ma non a tutti: per avere diritto all’integrazione fino al raggiungimento della cosiddetta pensione minima, infatti, bisogna soddisfare due requisiti specifici:

  • intanto serve essere in una condizione economica tale da giustificare il riconoscimento dell’integrazione. Come dire, se prendi poco di pensione ma vivi in una famiglia con reddito elevato non ha senso che tu percepisca questo aiuto;
  • inoltre, serve che almeno una parte della pensione risulti calcolata con il sistema retributivo. Più semplicemente, almeno un contributo settimanale deve risultare versato entro il 31 dicembre 1995.

Questi i due requisiti essenziali che portano la pensione a raggiungere circa 600 euro, somma a cui si aggiunge la rivalutazione straordinaria che il governo Meloni ha confermato anche nel 2025 in favore di quei pensionati che percepiscono un importo inferiore al minimo fissato dalla legge.

A tal proposito, ecco una guida completa e aggiornata al 2025 su come funziona oggi l’integrazione al trattamento minimo di pensione, con particolare attenzione a importi e limiti in vigore quest’anno.

Importo minimo pensione 2025

Come prima cosa bisogna partire dal fissare l’importo della pensione minima. Come anticipato, questo valore cambia ogni anno in quanto soggetto a rivalutazione, ossia quello strumento con cui gli importi della pensione vengono adeguati al costo della vita così da contrastarne la valutazione.

Nel 2025 la rivalutazione è stata dello 0,8% e ciò ha portato l’importo della pensione minima a 603,40 euro euro al mese, 7.844,20 euro l’anno.

A chi spetta l’integrazione

Ci sono due requisiti da soddisfare per avere diritto all’integrazione al trattamento minimo. Intanto la situazione contributiva: è bene sottolineare, infatti, che hanno diritto all’integrazione solamente i pensionati che rientrano nel regime retributivo o misto, ossia coloro che hanno almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995.

In secondo luogo la posizione economica del pensionato: per avere diritto all’integrazione piena, facendo sì quindi che la pensione raggiunga la soglia dei 603,40 euro suddetti, è necessario che complessivamente i redditi del pensionato - non solo l’assegno di pensione quindi - risultino inferiori all’importo annuo del trattamento minimo, quindi 7.844,20 euro.

L’integrazione spetta comunque, ma in misura parziale, quando invece il reddito personale di chi la richiede supera i 7.844,20 euro ma è comunque inferiore a 15.688,40 euro (due volte il trattamento minimo).

Inoltre, per le pensioni liquidate dall’1 gennaio 1994 si guarda anche al reddito coniugale: nel dettaglio, se inferiore a 4 volte il trattamento minimo, 31.376,80 euro, l’integrazione spetta per intero, se superiore ma inferiore a 5 volte il minimo, 39.221,00 euro, l’integrazione è parziale.

Come si calcola l’integrazione

Come visto sopra, quando il pensionato ha un reddito inferiore al trattamento minimo annuo di pensione avrà diritto all’integrazione piena.

Pensiamo ad esempio a un pensionato con reddito di 5.000 euro e una pensione di appena 200 euro mensili: questo potrà fare richiesta d’integrazione così da ricevere 403,40 euro in più ogni mese e raggiungere i 603,40 euro della minima.
Per calcolare l’integrazione parziale, per coloro quindi che hanno un reddito superiore a 7.844,20 euro ma inferiore a 15.688,40 euro, bisogna invece applicare la seguente formula:

(2 volte il trattamento minimo annuo - Reddito annuo del pensionato)/13

Ad esempio, se lo stesso pensionato avesse avuto un reddito di 10.000 euro, questo avrebbe beneficiato di un’integrazione di 5.688,40 euro l’anno, quindi 437,57 euro al mese considerando le tredici mensilità in cui l’integrazione spetta. Quindi, l’importo della pensione sarà di 637,57 euro, appena superiore al minimo previsto.
Lo stesso vale per il reddito coniugale, in quanto spetta l’integrazione per intero quando il reddito è inferiore a 31.376,80 euro, mentre per quella parziale si applica la seguente formula:

(5 volte il trattamento minimo annuo - Reddito annuo coniugale)/13

Rivalutazione straordinaria 2025

In aggiunta al suddetto integramento, il governo Meloni ha introdotto una rivalutazione straordinaria per le pensioni d’importo inferiore al minimo che nel 2025 è passata dal 2,7% al 2,2%.

Queste percentuali si applicano, solamente per l’anno in corso, sull’importo del trattamento pensionistico lordo in pagamento, con la sola esclusione delle prestazioni non soggette a tassazione (come maggiorazioni sociali e quattordicesima). Per questo motivo l’incremento viene attribuito sia alle pensioni integrate al minimo che a quelle che non beneficiano di questo strumento.

Le suddette percentuali si applicano sulla pensione già integrata: ne risulta quindi che per chi grazie all’integrazione raggiunge l’importo della pensione minima ci sarà un ulteriore incremento del 2,2%, arrivando così a 616,67 euro.

Come richiedere gli aumenti

La suddetta rivalutazione straordinaria delle pensioni inferiori al minimo viene applicata in automatico dall’Inps.

Diversamente per l’integrazione al trattamento minimo bisogna farne domanda all’Inps. A tal proposito, consigliamo di utilizzare il nuovo servizio “Consulente digitale delle pensioni” con il quale i pensionati possono verificare se hanno o meno diritto a prestazioni integrative come quella in oggetto. Sarà il sistema stesso, quindi, a rispondere alla domanda se l’integrazione spetta o meno, nonché a guidare il pensionato per tutti i passaggi della procedura.

In alternativa si può chiamare il numero verde Inps oppure farsi supportare da un patronato. Ed è importante sapere che con la richiesta dell’integrazione è possibile richiedere anche gli arretrati per gli ultimi 5 anni.

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