Diritto alla Naspi nel licenziamento disciplinare per giusta causa e giustificato motivo

Simone Micocci

19 Aprile 2018 - 16:09

Chi viene licenziato per aver violato le regole di comportamento ha comunque diritto all’indennità di disoccupazione? Qui i chiarimenti del Ministero del Lavoro in riferimento al diritto alla Naspi in caso di licenziamento disciplinare per giusta causa e giustificato motivo.

Diritto alla Naspi nel licenziamento disciplinare per giusta causa e giustificato motivo

Il diritto all’indennità di disoccupazione - Naspi - non si estingue in caso di licenziamento avvenuto per giusta causa e giustificato motivo. Lo ha ribadito il Ministero del Lavoro riconoscendo anche al dipendente licenziato per motivi disciplinari il diritto all’indennità di disoccupazione.

Ricordiamo che per Naspi si intende la nuova assicurazione sociale per l’impiego che dal 1° maggio 2015 è riconosciuta ai dipendenti che perdono il lavoro e diventano disoccupati per motivi indipendenti dalla loro volontà.

Spetta quindi ai soli disoccupati involontari, ma con alcune eccezioni: ad esempio la Naspi è concessa anche per le dimissioni per giusta causa, ovvero quando si sia verificato un particolare evento, non imputabile al dipendente, che rende impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo.

Ci sono però degli altri requisiti che il lavoratore deve soddisfare per poter beneficiare della Naspi in caso di perdita dell’impiego. Come prima cosa deve essere impiegato nel settore privato (l’indennità non spetta agli statali), ed inoltre deve:

  • essere stato assunto con contratto di lavoro dipendente, sia a tempo determinato che a tempo indeterminato;
  • essere in disoccupazione volontaria, cioè non deve aver presentato le dimissioni (ad eccezione delle dimissioni per giusta causa);
  • aver maturato 13 settimane di contribuzione negli ultimi 2 anni;
  • aver effettuato almeno 30 giorni di lavoro nell’ultimo anno.

Cosa succede invece se è il datore di lavoro ad essere costretto a licenziare il dipendente a causa del proprio atteggiamento? In questo caso c’è il dubbio che non si possa parlare di disoccupazione involontaria dal momento che il licenziamento dipende da uno o più eventi messi in atto dallo stesso dipendente.

Se anche voi vi state chiedendo se il diritto all’indennità Naspi persiste anche in caso di licenziamento disciplinare per giusta causa e per giustificato motivo, siete nel posto giusto perché di seguito faremo chiarezza su questa delicata domanda.

Quando si tratta di licenziamento disciplinare

Per licenziamento disciplinare si intende la sanzione con cui il datore di lavoro mette fine a un rapporto lavorativo qualora il dipendente abbia violato le regole di comportamento stabilite dalla legge o dai contratti collettivi, o che non non abbia rispettato le norme contenute nel codice disciplinare dell’azienda.

Si può avere licenziamento disciplinare, ad esempio, nel caso in cui il lavoratore si sia assentato senza giustificazione, abbia svolto altre attività lavorative in un periodo di malattia, abbia utilizzato permessi per scopi diversi da quelli stabiliti dalla legge, abbia svolto un lavoro concorrente, abbia falsato rimborsi spese o abbia rubato beni dal posto di lavoro.

Il licenziamento disciplinare si divide in:

Il primo caso è il più grave ed è quello che si definisce “licenziamento in tronco”, ovvero senza preavviso da parte del datore di lavoro. Il secondo, invece, avviene nel momento in cui il lavoratore commette delle infrazioni meno gravi. In questo caso il datore di lavoro deve rispettare il termine di preavviso indicato dai contratti collettivi.

In entrambi i casi il licenziamento disciplinare deve essere comunicato in forma scritta attraverso un documento nel quale si intima la fine del rapporto di lavoro e le ragioni alla base del licenziamento.

La Naspi per il licenziamento disciplinare

Come abbiamo anticipato per usufruire della Naspi è necessario che il rapporto di lavoro, venga interrotto contro la volontà del dipendente, motivo per cui sono esclusi dall’indennità i casi di dimissioni volontarie.

Cosa succede invece se il licenziamento è legato condotta del lavoratore? Anche se in un licenziamento per giusta causa o giustificato motivo è possibile rintracciare un elemento di “volontà” del dipendente - sia esso la colpa o il mancato rispetto del contratto di lavoro - per il Ministero del Lavoro si ha comunque diritto alla Naspi.

L’indennità di disoccupazione, quindi, spetta anche quando è il comportamento del lavoratore ad aver provocato lo scioglimento del rapporto lavorativo, in quanto quest’ultimo è deciso in modo univoco dal datore di lavoro.

Secondo il Ministero del Lavoro, infatti, questo tipo di cessazione del rapporto lavorativo non è conseguente automaticamente al comportamento del dipendente, ma comunque ancora riconducibile all’arbitrarietà del datore di lavoro.

Il licenziamento disciplinare per giusta causa o per giustificato motivo rientra nella disoccupazione involontaria e di conseguenza il lavoratore può avere accesso all’indennità. Tra i motivi di questa inclusione troviamo la discrezionalità del datore di lavoro nel comminare il licenziamento e l’impugnabilità nelle opportune sedi giudiziarie.

Concludiamo ricordando che anche nel caso di licenziamento per giusta causa e giustificato motivo l’azienda ha il dovere di pagare il ticket di licenziamento; questo infatti è un contributo che i datori di lavoro devono pagare all’INPS per tutti quei casi in cui l’interruzione del rapporto di lavoro dà diritto alla Naspi, compreso il licenziamento disciplinare e le dimissioni per giusta causa.

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