Industria 4.0: cos’è, significato, effetti per le imprese

Gabriele Stentella

5 Marzo 2022 - 10:47

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L’Industria 4.0 è il nome con il quale sono identificati tutti i processi di automazione e digitalizzazione che stanno interessando l’industria tradizionale. Quali benefici può portare?

Industria 4.0: cos’è, significato, effetti per le imprese

Cos’è l’Industria 4.0 e perché tutti ne parlano? Nonostante se ne senta parlare da anni, non sempre è facile trovare una definizione corretta del termine Industria 4.0, anche quarta rivoluzione industriale, e comprenderne le implicazioni per imprese, lavoratori e consumatori.

Si tratta di una trasformazione che non riguarda solamente le c.d. Big Tech statunitensi, vale a dire Apple, Microsoft, Amazon, Meta e Google e che può portare molti vantaggi anche alle realtà economiche più piccole, grazie ai modelli di produzione sempre più automatizzati e meno legati all’intervento umano.

In Italia la quarta rivoluzione industriale ha attirato l’attenzione delle istituzioni che nel corso della XVII legislatura (2013-2018) hanno varato il primo Piano Nazionale sull’industria 4.0 (2016), più volte modificato e revisionato negli ultimi anni.

Industria 4.0: definizione della quarta rivoluzione industriale

Il termine «Industria 4.0» è stato usato per la prima volta durante la Fiera di Hannover (Germania settentrionale) del 2011, e due anni dopo un team di ricercatori presentò un rapporto molto dettagliato sulle connotazioni specifiche dell’industria 4.0, conosciuta anche come «quarta rivoluzione industriale». Per comprendere meglio di cosa si tratta, è importante partire dalle tappe dello sviluppo industriale:

  • prima rivoluzione industriale (1784): la produzione viene meccanizzata grazie all’utilizzo delle prime macchine a vapore, realizzate dall’inventore britannico James Watt (1736-1819);
  • seconda rivoluzione industriale (1870): prende sempre più piede la produzione di massa, sostenuta dall’uso intensivo di elettricità e del petrolio, che diventa progressivamente la fonte energetica primaria per l’industria;
  • terza rivoluzione industriale (1970): la diffusione dei primi strumenti informatici aumenta il livello di automazione dei processi produttivi e amministrativi;

La quarta rivoluzione industriale si contraddistingue per i suoi modelli di produzione sempre più automatizzati e meno correlati all’intervento umano, dato che gran parte dei processi saranno gestiti dai robot intelligenti. In questo frangente riveste un ruolo di vitale importanza il c.d. «Internet of Things» (IoT), un neologismo con il quale si descrive l’estensione d’Internet agli oggetti di uso comune (chiamati anche «smart objects»), i quali acquisiscono una propria identità digitale e sono in grado d’interagire tra loro, scambiare informazioni e collaborare per il corretto funzionamento di un ecosistema digitale.

Convenzionalmente si tende a identificare i seguenti elementi come parte dell’industria 4.0:

  • Tecnologia 5G;
  • Macchinari dotati di intelligenza artificiale;
  • Visori per la realtà aumentata;
  • Software di simulazione virtuale;
  • Spazi di archiviazione in cloud;
  • Software per l’analisi dei Big Data;
  • Elevati sistemi di sicurezza informatica;

Industria 4.0: come saranno le fabbriche del futuro?

Un prototipo di fabbrica 4.0 è composta da macchinari interconnessi tra loro, capaci di scambiarsi informazioni in maniera autonoma e identificare eventuali opere di manutenzione preventiva. Stando alle stime eseguite da numerose società di ricerca, in futuro la manutenzione eseguita dai macchinari sarà qualitativamente e quantitativamente più efficiente rispetto a quella svolta dagli esseri umani, in aggiunta, i lavori per l’ammodernamento dei macchinari richiederanno molto meno tempo.

La condivisione dello spazio di lavoro tra esseri umani e macchine, e l’utilizzo di strumenti IoT, consentirà a quest’ultime di apprendere autonomamente. Secondo le analisi di scenario presentate dagli esperti, l’apprendimento dei robot non si limiterà solamente all’esecuzione d’interventi di manutenzione o di fabbricazione in serie, ma potrebbe riguardare anche la personalizzazione dei prodotti sulla base delle informazioni fornite direttamente o indirettamente dal cliente finale. In quest’ottica, le tecnologie dell’industria 4.0 si rivelano funzionali anche al Customer relationship management (Crm), vale a dire l’insieme di attività che aiutano l’impresa a mantenere relazioni stabili con la clientela, con il fine di aumentare la redditività; fornire prodotti o servizi che rispondono a esigenze specifiche del singolo cliente è una buona carta da giocare, se si desidera fidelizzarlo.

In una moderna fabbrica 4.0 si potrà anche riprodurre il flusso di lavoro in maniera virtuale, per mezzo di dispositivi come i visori per la realtà aumentata e moderni software per la simulazione. Replicare in uno spazio virtuale il processo produttivo consente d’individuare eventuali criticità, inefficienze e soluzioni per il miglioramento delle performance prima di avviare il lavoro all’interno di uno spazio fisico.

I vantaggi dell’Industria 4.0 per le imprese

Alla luce di quanto riportato, è possibile sintetizzare in pochi punti tutti i vantaggi che l’industria 4.0 è in grado di apportare alle imprese:

  • aumento della produttività, grazie ai minori tempi per «la sistemazione» (nota anche come «setup») dei macchinari;
  • riduzione dei tempi di comunicazione tra reparti produttivi, in quanto tutte le informazioni sono disponibili e trasmissibili in tempo reale;
  • riduzione dei guasti o rallentamenti imputabili all’errore umano, dato che molti processi saranno gestiti quasi esclusivamente dalle macchine;
  • aumento della velocità di produzione in serie;
  • riduzione della percentuale di materiali scartati nel corso dei processi produttivi, grazie al monitoraggio eseguito in tempo reale;
  • aumento della flessibilità di produzione;
  • aumento della competitività del prodotto finale, grazie al supporto tecnologico offerto dall’IoT;

In conclusione, si potrebbe affermare che tutti questi punti possono essere riassunti nella frase «produrre di più, spendendo di meno», dato che le tecnologie dell’industria 4.0 permettono di aumentare la produzione a fronte di un notevole risparmio di tempo, forza lavoro ed energie.

Gli effetti della transizione 4.0 sul mercato del lavoro

L’impatto dell’industria 4.0 sul mercato del lavoro è un tema ancora dibattuto, e tra gli economisti e gli esperti di nuove tecnologie si fanno strada pareri discordanti riguardo le figure professionali che potrebbero scomparire nei prossimi anni, o quanto meno essere costrette ad acquisire nuove competenze tecnologiche.

Ciononostante, si pensa che i lavoratori impiegati nell’area amministrativa e nella produzione saranno maggiormente interessati dalla riduzione del personale. L’industria 4.0 favorirebbe, tuttavia, la creazione di moltissimi nuovi posti di lavoro, che compenserebbero almeno in parte quelli persi nelle suddette aree: tra i professionisti più richiesti si troverebbero ingegneri, esperti d’informatica, consulenti finanziari e operai altamente specializzati nella manutenzione e gestione di macchinari di nuova generazione. Parlando più nello specifico degli operai, si ritiene che il loro lavoro perderà le caratteristiche che gli sono state attribuite per secoli, fino a divenire un’attività orientata all’analisi e alla risoluzione di problematiche mediante il ragionamento scientifico e la padronanza degli strumenti tecnologici più avveniristici.

Purtroppo in questo momento non è sempre facile, per gli imprenditori, reperire giovani diplomati o laureati adeguatamente formati per ricoprire ruoli all’interno di una realtà che ha già avviato la transizione tecnologica. Ne segue che gran parte della formazione di nuovo personale è a carico dell’azienda, con tutte le implicazioni negative che può avere tale aspetto. Tuttavia gli esperti sono convinti che in futuro la formazione di nuove figure professionali per l’industria 4.0 peserà sempre meno sulle singole imprese, poiché sarà compito del sistema scolastico e universitario trasmettere le principali competenze digitali ai giovani. La transizione verso l’industria 4.0 avrà pertanto ripercussioni positive anche sull’istruzione, facilitando un nuovo significativo passo avanti verso la digitalizzazione e la diffusione di nuove metodologie didattiche.

Industria 4.0 in Italia

In Italia il primo piano nazionale per l’industria 4.0 è stato presentato a settembre 2016 da Matteo Renzi (Iv) e Carlo Calenda (Azione), all’epoca rispettivamente presidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo Economico. Il piano era contenuto nella legge di Bilancio 2017, che fu approvata il 7 dicembre 2016, lo stesso giorno nel quale il presidente del Consiglio Renzi rassegnò le sue dimissioni.

Il piano aveva l’obiettivo di stimolare gli investimenti privati in ricerca e sviluppo di tecnologie per l’industria 4.0, e si componeva di una serie d’incentivi fiscali e sostegno verso le società di venture capital, senza però trascurare investimenti in banda larga e il potenziamento dell’offerta formativa di scuola e università in ambito tech. Complessivamente, le risorse stanziate dal governo Renzi per il triennio 2018-2020 erano pari a 10 miliardi di euro.

Dal 2016 a oggi il piano per l’industria 4.0 (che a partire dal 2020 ha assunto il nome di piano per la Transizione 4.0) ha subito alcune modifiche. I cambiamenti più recenti sono stati disposti con l’approvazione della Legge di Bilancio 2022.

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