“Giudice a latere”: chi è e cosa significa? Definizione e funzioni

Isabella Policarpio

29 Marzo 2019 - 13:26

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Il “giudice a latere” è un giudice che affianca e supporta un organo giurisdizionale. Esiste sia nelle giurisdizioni ordinarie che in quelle superiori. Significato e definizione.

“Giudice a latere”: chi è e cosa significa? Definizione e funzioni

“Giudice a latere” è un’espressione molto utilizzata nel linguaggio giuridico. Cosa significa?

“A latere” deriva dal latino e significa letteralmente “a lato”. Dunque, in campo giuridico, con l’espressione “giudice a latere” si indica il magistrato o il consigliere che affianca il Presidente del tribunale o un altro giudice nell’espletamento delle funzioni.

“A latere” è una locuzione molto usata anche nel linguaggio ecclesiastico, dato che indica il cardinale incaricato di rappresentare il pontefice in missioni particolari. Insomma, ogni volta che si sente l’espressione “a latere”, che sia in ambito giuridico che in quello religioso, si deve pensare ad un soggetto al quale vengono attribuite funzioni di affiancamento e supporto di altre cariche, pubbliche e non.

“Giudice a latere”: chi è?

“A latere” è una locuzione latina sicuramente nota a chi ha o ha avuto a che fare con il linguaggio giuridico. Infatti, nel mondo del diritto si fa largo uso di modi di dire e locuzioni latine per esprimere concetti o indicare determinati soggetti (per esempio il “de cuius” o “ex” d’avanti gli articoli di legge).

“A latere” significa letteralmente “a fianco”, “di lato”; dunque, il “giudice a latere” è colui che affianca un altro giudice coadiuvandolo nell’espletamento delle sue funzioni. Ciò avviene nei tribunali ordinari (a supporto del Presidente del tribunale) ed in Corte d’Appello, in Corte d’Assise e in Corte d’Assise d’Appello.

Questo termine viene utilizzato anche nel linguaggio ecclesiastico quando ci si riferisce ad un cardinale il cui incarico principale è rappresentare il papa in missioni particolarmente impegnative e pericolose. Non di rado poi, l’espressione “a latere” viene utilizzata in senso lato per indicare colui che affianca e fa le veci di un’altra persona oppure un evento secondario associato o conseguente ad un evento principale. In quest’ultimo caso “a latere” assume il significato di “a margine di” o “associato a”.

“Giudice a latere” in Corte d’Assise

Uno degli ambiti dove si sente più spesso parlare di “giudice a latere” è in Corte d’Assise, cioè l’organo giurisdizionale competente a giudicare i reati più gravi.

Sia la Corte d’Assise che la Corte d’Assise d’appello sono composte da 8 membri:

  • 2 membri togati, tra cui uno in funzione di “giudice a latere”;
  • 6 giudici laici, detti anche giudici popolari.

Il magistrato che presiede la Corte d’Assise deve avere la qualifica di magistrato di Corte d’appello, quello che presiede la Corte d’Assise d’appello deve possedere la qualifica di magistrato in Corte di Cassazione.

Invece, il “giudice a latere” che affianca il giudice togato deve avere la qualifica di magistrato in tribunale di Corte d’Assise e per presiedere in Corte d’Assise d’appello la qualifica di magistrato d’appello.

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