L’Italia sta affrontando un nuovo rischio imminente: la riduzione e la fine dello stimolo monetario della BCE potrebbe innescare una crisi del debito pubblico nell’economia italiana.
Quando la BCE darà finalmente fine allo stimolo monetario e al suo QE, l’Italia potrebbe essere vittima di una nuova crisi del debito pubblico.
I tassi di interesse schizzerebbero alle stelle e lo Stato non riuscirebbe più a rispettare i suoi oneri finanziari, rendendo necessario un salvataggio da parte della stessa BCE.
L’Italia guarda con ansia alla BCE - Jackson Hole, una pittoresca località turistica sulle Montagne Rocciose americane, è un mondo lontano da Roma. Eppure, la capitale d’Italia attende con ansia le dichiarazioni provenienti dal Wyoming, dove giovedì ha inizio il vertice annuale dell’elite monetaria mondiale. I funzionari di Roma sperano che il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, avrà le labbra sigillate e non faccia riferimento al piano per ridurre gradualmente e porre fine agli acquisti di obbligazioni (noto come tapering) e ad una politica monetaria ultra-espansiva.
Ma è una speranza vana, perché è solo una questione di tempo.
La Germania ride, l’Italia piange - Quando Draghi annuncerà la fine del quantitative easing, gli applausi più tonanti avverranno dalla Germania, dove il parlamento da tempo avverte dei rischi del QE sull’inflazione dell’area dell’euro e sulla stabilità della moneta. Il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, si è spinto tanto da dire che il programma di acquisto di obbligazioni è verificato finanziamento illegale del debito pubblico.
Tra i Paesi più nei guai ci sarà invece l’Italia, tra l’atro Paese di origine del signor Draghi, in quanto gli acquisti obbligazionari della BCE sono tuttora un’ancora di salvezza per le casse pubbliche italiane in deficit.
La sostenibilità del debito a lungo termine dell’Italia è più dubbia rispetto a quella di altri paesi. L’Italia è ancora una delle economie peggiori dell’area euro e le sue banche continuano ad essere abbattute dagli effetti della crisi finanziaria.
Si va verso il tapering - La BCE ha iniziato ad acquistare il debito sovrano dei paesi dell’area euro nel marzo 2015, allo scopo di stimolare i prestiti a cittadini e imprese, l’economia e infine l’inflazione. Quest’anno segna la fine ufficiale del programma dopo l’acquisto di un totale di 2,3 trilioni di euro in titoli di Stato, principalmente.
Gli investitori si aspettano che nel mese di gennaio la BCE inizierà a ridurre gli acquisti a partire dall’attuale tasso mensile di 60 miliardi di euro, in parte perché la banca centrale violerebbe i propri limiti auto-imposti se dovesse continuare senza sosta.
All’1,3 per cento, l’inflazione nell’Eurozona è ancora ben al di sotto dell’obiettivo della BCE di poco meno del 2 per cento ma il rischio di deflazione è stato evitato.
Le conseguenze sull’Italia - La BCE prevede che l’economia crescerà dell’1,9 per cento quest’anno. Tuttavia, la Commissione europea prevede una crescita di solo l’1 per cento per l’Italia. Anche il livello del debito del paese è straordinariamente elevato, al 133 per cento del PIL. Secondo i dati della Banca d’Italia, la banca centrale italiana, l’indebitamento dell’Italia ha raggiunto un nuovo record a giugno, a poco meno di 2,3 trilioni di euro.
Per gli italiani, la tempistica del cambiamento di politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea è sfortunata poiché le elezioni nazionali sono fissate per la prossima primavera. Ciò significa che i partiti euroscettici potrebbero beneficiare dei riferimenti ad una nuova crisi finanziaria in Italia - anche se la crisi attuale sembra finita.
A preoccupare gli investitori è la questione di chi continuerà ad acquistare i titoli di Stato italiane quando la BCE fermerà il suo QE. Secondo i calcoli di Citigroup, gli investitori stranieri hanno venduto il 43% del loro stock in obbligazioni dell’area euro tra marzo 2015 - l’inizio del programma di acquisto di obbligazioni - e marzo 2017. Ciò si traduce in oltre 75 miliardi di euro in obbligazioni.
Le banche stanno abbandonando sempre più i titoli di stato italiani. A giugno, ne hanno venduto €20 miliardi, un record mensile.
Si sta già verificando un fuggi fuggi dal debito sovrano italiano, il che potrebbe scatenare un effetto domino sul resto del debito europeo.
Attraverso gli acquisti della BCE, i rendimenti annuali sui titoli di Stato italiani sono stati relativamente bassi - il BTP a 10 anni attualmente ha un ritorno del 2 per cento, che include un premio al rischio pari all’1,6 per cento al di sopra dei rendimenti dei titoli di Stato della Germania.
Tale contesto porta gli analisti a prevedere un forte aumento dei premi al rischio per i titoli italiani. Commerzbank prevede un aumento al 2,25 per cento rispetto all’attuale 1,6 per cento per titoli a tasso di interesse decennale, mentre BayernLB e Citi parlano di un 3 per cento. Rendimenti del 3,5 per cento sarebbero abbastanza allettanti da attirare nuovamente i compratori sui titoli di Stato italiani, ma c’è il rischio che un aumento del rendimento a tali livelli possa sconvolgere il mercato, guardando con forti dubbi la sostenibilità del debito italiano.
Tassi di interesse alle stelle - I politici italiani sono perfettamente al corrente della situazione. Una volta terminata la politica monetaria espansiva della BCE, assisteremo ad un aumento continuo dei tassi di interesse, che di conseguenza farà aumentare ulteriormente il debito pubblico italiano, rendendo così meno interessante e più pericoloso investire in italia.
Una volta avviato, implementato e concluso il tapering, le banche centrali andranno a ridurre i prestiti a persone e imprese e la moneta unica potrebbe salire più di quanto non abbia già fatto finora, pesando così sull’export - uno dei pochissimi punti forti dell’economia italiana.
L’eliminazione degli acquisti di asset da parte della BCE può avere successo solo se i mercati finanziari continueranno ad avere fiducia nella sostenibilità del debito italiano.
Anche se la banca centrale difficilmente annuncerà la data esatta, Draghi inizierà a ridurre gli acquisti mensili a 40 miliardi di euro a partire dal prossimo anno e continuerà a farlo a poco a poco.
L’ultimo atto - E che cosa succede se la situazione gli investitori entrare nel panico? La BCE potrebbe essere costretta a rivolgersi alle operazioni definitive monetarie (Outright Monetary Transactions - OMT), che non ha mai utilizzato. Ciò consentirebbe di sostenere le obbligazioni, ad esempio, di un paese della zona euro che ha difficoltà a garantire il finanziamento sui mercati - in cambio dell’impegno ad attuare delle riforme richieste. Tecnicamente, l’OMT aiuterebbe a mantenere l’Italia nella zona euro, ma la domanda è se l’Italia, in fondo, voglia ancora farlo.
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