COVID Italia: esercito ai confini e stop Schengen? C’è la richiesta

Violetta Silvestri

25/07/2020

26/07/2020 - 00:56

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L’Italia resta in allerta per il coronavirus in queste settimane di luglio, soprattutto per i casi da Paesi esteri. Come fare? Per qualcuno c’è bisogno dell’esercito ai confini e di rivedere Schengen.

COVID Italia: esercito ai confini e stop Schengen? C’è la richiesta

In Italia il COVID-19 resta confinato in focolai sparsi un po’ su tutta la penisola.

Il bollettino del 25 luglio 2020 parla di 275 nuovi casi, un numero da tenere sotto osservazione, anche se le terapie intensive sono ormai in discesa costante e le Regioni in focus sono soprattutto sei.

Proprio da due di queste regioni arrivano segnali preoccupanti per quanto riguarda i casi importati dall’estero, anche da migranti. Bangladesh, India, Pakistan, Romania e Paesi balcanici in generale si trovano in piena emergenza coronavirus e rappresentano al momento un pericolo anche per l’Italia, visto l’arrivo di diversi lavoratori da queste nazioni.

Cosa fare? Si parla di tamponi all’arrivo e quarantene obbligatorie, come imposto da Speranza ieri, 24 luglio per chi viene da Romania e Bulgaria.

Ma per Zaia, governatore del Veneto e Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, le misure da adottare dovrebbero essere più drastiche: esercito ai confini e stop all’accordo di Schengen per le persone. Ipotesi possibile?

Coronavirus: esercito e blocchi persone al confine. L’idea di Zaia e Fedriga

Sono piuttosto indignati e preoccupati i governatori di Veneto e Friuli Venezia Giulia. Le due Regioni, infatti, continuano a restare in osservazione per i casi giornalieri di contagiati e per l’arrivo di migranti e stranieri sul territorio.

Appena qualche giorno fa, Fedriga ha approvato la dichiarazione dello stato di pre-allerta nella sua Regione per l’allarme positivi provenienti dalla rotta balcanica. Ora, il governatore si è spinto ancora oltre sulla faccenda, auspicando addirittura lo schieramento delle forze armate per bloccare gli arrivi dall’estero:

Bisogna schierare l’esercito lungo i nostri confini...Purtroppo non abbiamo la competenza nel controllo dei confini per bloccare gli immigrati irregolari che arrivano in Friuli Venezia Giulia, ma non possiamo essere noi a pagare le conseguenze dei mancati controlli”

Questa la convinzione di Fedriga, al quale si è aggiunto il commento di Zaia, governatore del Veneto, che ha proposto una ulteriore e drastica misura per fermare i contagi dall’estero:

“Serve uno Schengen sanitario, con libero transito delle merci ma controlli rigorosi sulle persone. È inaccettabile che un territorio che ha lavorato bene si debba portare in casa di nuovo il virus per l’incuria di Paesi che non hanno adottato un piano di sanità pubblica”.

Toni determinati e abbastanza combattivi contro il pericolo che viene da Paesi UE e extra-Schengen, anche se i contagi attualmente attivi in Italia sono anche dovuti a assembramenti familiari in nuclei italiani e contesti di lavoro, come le aziende di logistica in Emilia Romagna e in Trentino.

Italia a rischio con contagi dall’estero?

A detta degli studiosi una delle tipologie dei focolai esplosi in Italia a luglio è proprio quella degli stranieri arrivati da Paesi in emergenza epidemia.

L’allerta è reale per Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove dall’inizio dell’estate i casi provenienti da fuori Italia sono stati rispettivamente del 55% e dell’80%.

La richiesta al Governo, quindi, è di massima fermezza. Fedriga infatti ha ricordato che: “Ne ho parlato con il ministero dell’Interno, ora parte un nuovo progetto per favorire le riammissioni in Slovenia. Ma al tempo stesso si deve essere severi con chi rientra e non rispetta la quarantena”

E Zaia ha ribadito quanto l’isolamento fiduciario, al quale dovrebbero sottoporsi gli stranieri provenienti dagli Stati più a rischio, debba essere meglio controllata.

L’Italia, in questa delicata fase del controllo dell’epidemia, non può permettersi una seconda ondata. Probabilmente l’esercito non verrà schierato e Schengen non sarà riformulato. Ma le misure potrebbero diventare più severe.

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