Bernie Sanders può davvero vincere le Elezioni USA 2020 contro Trump?

Flavia Provenzani

12/02/2020

13/02/2020 - 11:22

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Bernie Sanders ha stravinto alle primarie democratiche in New Hampshire, ma può vincere le Elezioni USA 2020 contro l’attuale presidente repubblicano Donald Trump?

Bernie Sanders può davvero vincere le Elezioni USA 2020 contro Trump?

Il senatore Bernie Sanders - il socialista democratico ebreo classe 1941 che vuole traformare il sistema sanitario americano, eliminare le tasse presso le università pubbliche e dare quote parziali delle società a chi ci lavora - è, almeno per ora, il candidato democratico principale nella corsa alla presidenza, guardando al recente successo nelle primarie nel New Hampshire.

Inoltre, per la prima volta, Sanders è davanti a Biden in un sondaggio nazionale firmato da Quinnipiac: Sanders 25% (+4), Biden 17% (-9), Bloomberg 15% (+7), Warren 14% (-1), Buttigieg 10% (+4), Klobuchar 4% (-3).

La sua candidatura alle primarie dem nel 2016 aveva suscitato un discreto riscontro, come molti di noi ricordano. Ma a quattro mesi dall’infarto che sembrava aver messo in pericolo la sua candidatura, il suo continuo slancio sta dando speranza alla possibilità di una sua nomina a sfidante di Donald Trump. La domanda è una sola, a questo punto: può Sanders vincere contro l’attuale presidente degli Stati Uniti?

Sanders può davvero vincere contro Trump?

Alle elezioni USA 2020 la versione populista di Sanders non può vincere contro quella del presidente Trump, scrive Timothy Egan, firma del Times. Il giornalista attribuisce al senatore il merito di aver integrato idee progressiste come tasse più alte sui ricchi e una politica climatica più focalizzata, ma sottolinea che il socialismo è popolare solo tra i giovani. «Gli Stati Uniti non sono mai stati un Paese socialista, anche se molto probabilmente avrebbe dovuto esserlo, durante la Gilded Age o la disperazione della Grande Depressione», scrive, «e non lo saranno mai».

La strategia elettorale di Sanders non è mai stata esplorata, scrive la editorialista del Times Michelle Goldberg. I sostenitori del democratico ritengono che possa espandere l’elettorato includendo decine di milioni di cittadini solitamente non votanti, per lo più moderati dei sobborghi disillusi dalla politica. Ma, nonostante il senatore abbia vinto alle primarie nel New Hampshire (e sia arrivato secondo in quelle in Iowa), l’attesissima ondata di affluenza alle urne non si è verificata. Sanders stesso ha espresso delusione per il numero di voti. Inoltre, questi moderati disillusi sono una perdita assai significativa, dal momento che sono stati i responsabili del miglioramento dei risultati democratici alle elezioni mid-term del 2018.

Sanders deve affrontare le responsabilità del suo passato, aggiunge la Goldberg. I sondaggi lo mostrano sconfiggere Trump in alcuni swing states (stati altalenanti, senza uno storico e stabile schieramento tra democratici e repubblicani) con margini più ampi rispetto ad altri candidati dem, ma questo vantaggio potrebbe non sopravvivere ai continui attacchi repubblicani.

C’è da attendersi con molta probabilità un gran numero di prove che vedono Sanders partecipare ad una manifestazione nel 1985 in Nicaragua, con la folla che cantava “Qui, lì e ovunque / Lo Yankee morirà”, o tornare da un viaggio in Unione Sovietica lodando la cultura sponsorizzata dallo stato.
Quando i repubblicani avranno finito Bernie Sanders potrebbe non essere più lo stesso uomo. La demagogia è ciò che i repubblicani fanno meglio.

Secondo il giornalista David Brooks, Sanders avrà invece difficoltà a conquistare la sua ala moderata. Ma allo stesso tempo, solo il 53% dei sostenitori di Sanders afferma che voterà sicuramente per chiunque sarà il candidato democratico contro Trump, secondo un sondaggio. «I democratici potrebbero trovarsi in una situazione in cui non possono nominare Bernie Sanders perché è troppo di estrema sinistra, ma non possono non nominarlo perché i suoi sostenitori scapperebbero da un partito guidato da Biden/Bloomberg/Buttigieg », scrive Brooks.

I punti di forza di Sanders contro Trump

La classe politica e i media mainstream sottovalutano Sanders perché non capiscono la sua campagna, scrive Keeanga-Yamahtta Taylor, professoressa di studi afroamericani a Princeton. «In circostanze normali, la classe operaia multirazziale è invisibile», scrive la Taylor, ma il Sanders «ha attinto alla rabbia e all’amarezza che scorrevano nelle vite di persone normali che trovano sempre più impossibile far quadrare i conti in questa società gravemente disuguale».

L’interesse che riesce a suscitare nella classe operaia multiraziale potrebbe rappresentare la sfida più grande per Trump negli swing states. La verità è che molte persone in questi Stati - compresi molti elettori democratici altrimenti fedeli - non erano sufficientemente convinte da Hillary Clinton, che associavano alla solita politica affarista. Al contrario, uno scontro tra Sanders e Trump comporterebbe una scelta più netta.

Alla fine dei conti, Sanders potrebbe essere proprio ciò di cui i democratici ha bisogno per evitare di fratturarsi e, nonostante il suo marchio rivoluzionario, Sanders è meno radicale di quanto la gente pensi.

Nonostante in passato abbia assunto alcune posizioni impopolari, come la sua opposizione alla guerra in Iraq e la politica “don’t ask, don’t tell” (“non chiedere, non dire”) sulla presenza di persone gay nell’esercito, risulta anche abile nelle politiche di compromesso. Il Congresso USA ostacolerà qualsiasi agenda dei democratici, ma questa è una realtà che i sostenitori di Sanders tollereranno meglio se lui sarà al timone.

Cosa cambierebbe con Bernie Sanders presidente degli StatI Uniti

Sanders presidente degli Stati Uniti d’America potrebbe portare nuova enfasi alla ricerca di una piena occupazione, una tendenza a evitare guerre, l’arrivo di un esecutivo che cerca di far rispettare le leggi sulla protezione ambientale e sui diritti civili e una situazione in cui sia i progressisti che i moderati possono concordare per poter fare leggi senza troppi ostacoli.

Un simile scenario, anche guardando all’impatto che avrebbe sull’economia statunitense, appare decisamente positivo, e non bisogna essere dei socialisti per riconoscerlo.

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