Gli analisti di tutta Europa ipotizzano tre possibili scenari, tre diversi cambiamenti nella politica monetaria della Bce, di cui il presidente Mario Draghi potrebbe farsi portavoce, Ma quali ripercussioni avrebbero sull’anemica crescita della zona euro? E quali effetti su imprese e famiglie?
Giovedì si terrà un incontro fondamentale per la Banca centrale europea (BCE). Gli analisti di tutta Europa ipotizzano tre possibili scenari, tre diversi cambiamenti nella politica monetaria della Bce, di cui il presidente Mario Draghi potrebbe farsi portavoce, e che hanno il potenziale per scuotere l’euro e l’intero settore bancario. Ma quali ripercussioni avrebbero sull’anemica crescita della zona euro? E quali effetti su imprese e famiglie?
Il mese scorso la BCE ha tagliato il tasso di interesse di 25 punti base per la prima volta in 10 mesi, portandolo al minimo storico dello 0,5 per cento. La banca d’affari Morgan Stanley si aspetta una ulteriore riduzione di 25 punti base, mentre la maggior parte altri analisti, alla luce dei dati incoraggianti dello scorso mese, ritiene che una ripresa della produzione e dell’inflazione, unitamente ad una ritrovata fiducia da parte dei consumatori, sarà sufficiente perché la banca centrale non intervenga nuovamente sui tassi.
Piuttosto, il board della BCE potrebbe annunciare una misura decisamente inedita per l’Istituto di Francoforte, quale l’adozione di tassi negativi sui depositi overnight delle banche della zona euro. La possibilità di un taglio del tasso di deposito bancario sta generando confusione e agitazione. L’euro è sceso bruscamente contro il dollaro durante la riunione del mese scorso, dopo che Draghi ha dichiarato che la banca centrale è tecnicamente pronta per tassi passivi negativi – le banche, di fatto costrette a pagare per tenere parcheggiato temporaneamente il proprio denaro a Francoforte, sarebbero verosimilmente indotte a cercare altri canali di investimento immediato (i bond sovrani, ad esempio). Questo permetterebbe di liberare liquidità da utilizzare per sostenere le imprese e le famiglie, attraverso la concessione di crediti.
Morgan Stanley prevede che le considerazioni politiche e i vincoli pratici potrebbero impedire una rapida attuazione di un tasso di deposito negativo e ha aggiunto che una svolta di questa portata, potrebbe più probabilmente verificarsi nella seconda metà dell’anno. Indipendentemente da ciò, se Draghi non si pronunciasse sulla questione nella conferenza stampa di Giovedì, l’euro rischierebbe di essere particolarmente volatile.
Le esperienze passate di altri paesi mostrano che i tassi di deposito negativi sono stati usati principalmente per indebolire il tasso di cambio, ma non per rilanciare i prestiti. Il pericolo è che le banche possano aumentare i tassi di prestito per compensare i costi di margine derivanti da tassi di deposito negativi. Anche se tecnicamente possibile, attualmente i tassi di deposito negativi assomigliano ancora troppo a un gioco d’azzardo, perché la BCE possa concretamente implementare tale misura, ha commentato Carsten Brzeski, economista senior presso ING, in una nota.
Secondo gli analisti, la BCE potrebbe portare sul tavolo un terzo strumento. Si tratterebbe in questo caso di una misura volta a riattivare i finanziamenti e a far ripartire i crediti alle PMI. In estrema sintesi, consisterebbe in un sistema di prestiti per le piccole e medie imprese, uno schema simile al finanziamento agevolato del Regno Unito (Funding for Lending Scheme), in assenza di una formale iniezione di quantitative easing (QE) sul modello FED - cui Draghi si era precedentemente detto contrario, citando le peculiarità dei mercati dei capitali d’Europa, e le differenze tra questi e quelli americani.
Un annuncio definitivo atteso nella giornata di Giovedi, riguarda le previsioni per la crescita in eurozona. Nel mese di marzo la BCE ha stimato che, in media, il prodotto interno lordo (PIL) sarà pari a -0,5 per cento nel 2013, e di circa l’1 per cento nel 2014. Economisti di RBC, Daiwa Capital, Morgan Stanley e Credit Suisse ritengono sia oggi necessaria una lieve revisione al ribasso. Anche le proiezioni sull’inflazione potrebbero contrarsi a causa di una caduta dei prezzi del petrolio e un aumento delle imposte sul valore aggiunto (IVA). "Il livello assoluto degli indicatori di fiducia è ancora depresso, la disoccupazione rimane a livelli record e, inoltre, i dati monetari non evidenziano (ancora) una rapida ripresa delle attività economiche. Le proiezioni degli esperti della BCE, che saranno presentate Giovedì, dovrebbero confermare questo scenario", ha concluso Brzeski.
fonte: cnbc.com
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