Assegno unico ponte: quali redditi ne abbassano l’importo

Simone Micocci

9 Giugno 2021 - 18:17

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L’importo dell’assegno unico per i figli dipende da redditi e patrimoni del nucleo familiare (ma si guarda a quelli di due anni prima). Ecco i dettagli.

Assegno unico ponte: quali redditi ne abbassano l’importo

L’assegno unico “ponte” è finalmente realtà: il testo del decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, con la conferma che questo avrà un importo che dipenderà dalla situazione reddituale - e patrimoniale - della famiglia che lo richiede.

Ci sono, dunque, determinati redditi che vanno a ridurre l’importo dell’assegno unico percepito. A tal proposito, ricordiamo che questo per il momento spetta solamente a coloro che non hanno diritto agli assegni al nucleo familiare, senza possibilità di scegliere tra l’una e l’altra misura.

L’importo varia da 167,00€ per figlio (217,80€ per i nuclei con almeno tre figli) a 30,00€ (fino a un Isee di 50.000,00€) e - come anticipato - dipende dal reddito di chi lo richiede. Ma a quale situazione reddituale bisogna guardare e, soprattutto, quali sono le voci da cui dipende l’importo dell’assegno unico?

Assegno unico per le famiglie: a quale situazione reddituale si fa riferimento

Con l’arrivo dell’assegno unico per i figli, per molte famiglie arriverà il momento di richiedere l’Isee. Molte già lo hanno: si pensi, ad esempio, a chi prende il Reddito di Cittadinanza e potrà arrivare a un incremento fino a 2.000€ grazie a questo nuovo strumento.

Ma per molti anni, specialmente per chi non è solito richiedere bonus all’Inps, si tratterà della prima volta.

È proprio all’Isee che si guarda per definire l’importo dell’assegno unico spettante. In allegato al testo del provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale, infatti, vi è una tabella con tutti gli importi a seconda del valore dell’indicatore del nucleo familiare.

Importi assegno unico per i figli
Clicca qui per scaricare la tabella con tutti gli importi dell’assegno unico in base all’Isee.

Come prima cosa, dunque, è bene chiarire che per quantificare l’importo dell’assegno unico spettante si guarda alla situazione reddituale e patrimoniale del 2019. È questo, infatti, il periodo preso in considerazione dall’Isee 2021.

Vi è poi la possibilità di “guardare” a redditi e patrimoni riferiti all’ultimo anno, ma questo vale solo per coloro che rientrano in una delle categorie autorizzate alla presentazione dell’Isee corrente. Nel dettaglio, possono farlo coloro che nell’ultimo anno hanno subito una variazione dell’attività di lavoro autonomo o dipendente, o comunque una variazione del reddito complessivo superiore al 25%.

Assegno unico alle famiglie: quali redditi e patrimoni ne riducono l’importo

Dunque, più l’Isee è basso e maggiore sarà l’importo del nuovo assegno unico. Nei dettagli, per un indicatore inferiore ai 7.000€ spetta il massimo della misura, pari a 167,50€ ogni mese.

Più si sale e più l’importo si riduce: questo si dimezza intorno ad un Isee di 15.000€, mentre sotto i 50.000€ (soglia limite per averne diritto) si passa a 30,00€.

Come si calcola dunque l’Isee? Questo tiene conto di tre diverse voci:

  • ISR: indicatore della situazione reddituale;
  • ISP: indicatore della situazione patrimoniale;
  • valore della scala di equivalenza.

Partiamo dall’ISR. Questo a sua volta si calcola sommando tutti i redditi percepiti (appunto due anni prima) dai componenti del nucleo familiare, sottraendo le spese o le franchigie della famiglia.

Per “tutti i redditi” si intendono:

  • reddito complessivo a fini Irpef;
  • redditi soggetti a imposta sostitutiva o a ritenuta a titolo d’imposta;
  • altri redditi esenti da imposte;
  • redditi da lavoro dipendente all’estero tassati esclusivamente nello stato estero;
  • proventi derivanti da attività agricole, svolte anche in forma associata, per le quali è obbligatoria la dichiarazione Iva;
  • assegni effettivamente percepiti per il mantenimento di figli;
  • trattamenti di assistenza, di previdenza e indennità, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche, se non già inclusi nel reddito complessivo Irpef e se non legati ad una condizione di disabilità;
  • redditi fondiari relativi ai beni non affittati soggetti a Imu;
  • redditi relativi agli immobili all’estero non affittati soggetti alla disciplina Ivie, non indicati nel reddito complessivo Irpef;
  • reddito figurativo delle attività finanziarie: questo reddito si determina applicando al patrimonio mobiliare complessivo del nucleo familiare (escludendo solo depositi e conti correnti bancari e postali), il tasso di rendimento medio annuo dei titoli decennali del Tesoro; se inferiore, si applica il tasso di interesse legale vigente al 1° gennaio maggiorato di un punto percentuale;
  • reddito lordo dichiarato ai fini fiscali nel paese di residenza, per i coniugi cittadini italiani iscritti all’Aire.

Da questi, invece, vanno sottratte le franchigie, come ad esempio eventuali assegni di mantenimento corrisposti, il valore del canone di affitto annuo e le spese sanitarie per disabili.

Per l’ISP, invece, si somma il valore del patrimonio mobiliare (saldo o giacenza media annua di conti e carte intestati ai componenti del nucleo) e di quello immobiliare, dai quali vanno comunque sottratte le franchigie.

I redditi percepiti saranno poi proporzionati in base alla composizione del nucleo familiare, con vantaggi per quelli più numerosi (grazie all’applicazione del parametro di scala d’equivalenza).

Dal calcolo dei suddetti redditi e patrimoni, rapportati al parametro di scala d’equivalenza, ne deriverà dunque un Isee più o meno elevato, dal quale appunto dipenderà anche l’importo dell’assegno unico per i figli.

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