La verità sul rinnovo del contratto delle Forze Armate

Simone Micocci

14 Marzo 2018 - 12:49

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Il rinnovo del contratto non soddisfa le Forze dell’Ordine che incolpano i sindacati per aver firmato l’accordo. Ma questi si difendono: “Non potevamo fare altrimenti”.

La verità sul rinnovo del contratto delle Forze Armate

Il rinnovo del contratto continua a far discutere i vari comparti della Pubblica Amministrazione; gli statali, infatti, sono convinti che l’accordo firmato nelle scorse settimane sia stato solamente un’operazione di propaganda in vista delle elezioni politiche.

Troppo bassi gli aumenti stipendiali riconosciuti, mentre per la parte normativa del nuovo contratto la contrattazione è ferma.

Ciò vale anche per le Forze Armate e di Polizia per le quali l’8 marzo scorso si è tenuta una riunione presso il Dipartimento della Funzione Pubblica per discutere - almeno sulla carta - della parte normativa non inclusa nell’accordo sottoscritto lo scorso 25 gennaio dai sindacati e dall’Aran. Tuttavia nella riunione si è discusso di poco e nulla, anche perché non si sono presentati né il Ministro né il Sottosegretario, segno del poco interesse da parte dell’Esecutivo uscente.

Come dichiarato dai responsabili della Consulta sicurezza di Forza Italia - Maurizio Gasparri ed Elio Vito - “continua quindi la mortificazione di un comparto che da tempo aspettava questo provvedimento e che, lo diciamo anche a quelle sigle che hanno permesso questo accordo, si ritrova oggi con quel poco e subito che non risolve i problemi di migliaia di operatori e che ha scontentato gran parte della base”.

Secondo il parere di Gasparri e dei sindacati che si sono opposti al rinnovo (come ad esempio il SAP), l’accordo che ha portato alla sottoscrizione del nuovo contratto 2016-2018 è stato una mera operazione elettorale da parte del Centrosinistra.

Ciò che si chiedono gli addetti ai lavori, ossia tutte le Forze dell’Ordine interessate dal nuovo contratto, è per quale motivo i sindacati hanno scelto di sottoscrivere un accordo così penalizzante per il comparto, dimenticandosi di tutelare i diritti di chi ogni giorno è impiegato per tutelare e garantire la sicurezza dei cittadini.

La risposta a questa domanda arriva dal Sappe - sindacato di Polizia Penitenziaria rappresentato da Donato Capece - il quale ha pubblicato un comunicato con il quale ha svelato la verità che si cela dietro al rinnovo del contratto.

Capece ha spiegato quali sono state le motivazioni che hanno spinto la maggior parte delle OO.SS. a firmare, dichiarando di non aver avuto altra alternativa.

Ecco perché i sindacati hanno firmato il rinnovo

Come dichiarato da Donato Capece - segretario generale del Sappe - i sindacati lo scorso 25 gennaio hanno deciso di sottoscrivere la bozza dell’accordo per il rinnovo del contratto dopo aver preso coscienza che i “margini della trattativa sulla parte economica del contratto erano esauriti”.

I sindacati quindi si sono trovati di fronte al dilemma “prendere o lasciare” e hanno scelto la prima opzione accontentandosi di quel poco che era disponibile piuttosto che “rimanere nell’incertezza di più lauti guadagni di là a venire”.

Piuttosto che rischiare di far saltare l’accordo (anche se in realtà l’Aran avrebbe potuto firmare un atto unilaterale) i sindacati hanno quindi deciso di firmare nell’interesse delle Forze dell’Ordine.

D’altronde meglio ricevere subito degli aumenti stipendiali (che potete consultare cliccando qui) piuttosto che allungare i tempi e rischiare - così come sta avvenendo per la parte normativa - che l’attuale amministrazione perdesse l’interesse a discutere del nuovo contratto una volta concluse le elezioni politiche.

I vantaggi economici

Secondo il Sappe non si può negare che l’accordo per il rinnovo del contratto abbia arrecato un vantaggio economico - seppur inferiore alle aspettative - alle Forze dell’Ordine.

Infatti, tra rinnovo e riordino un Agente riceverà circa 100€ netti in più sullo stipendio mensile, come si può notare facendo un “raffronto tra le buste paga di settembre 2017 e gennaio 2018”. Una maggiorazione sullo stipendio che avrà effetti anche sulla tredicesima, sul TFR, sull’equo indennizzo e sulle ritenute previdenziali e assistenziali e relativi contributi.

Al tutto poi vanno aggiunti gli importi riconosciuti per gli arretrati del 2016 e 2017 - che saranno pagati probabilmente il prossimo mese - per un ammontare medio di circa 500 euro netti.

Benefici economici che non comporteranno la perdita del bonus 80 euro (per gli aventi diritto) e che saranno riconosciuti anche al personale andato in pensione nel 2016 e 2017, “nella misura di un dodicesimo per ogni mese lavorato prima della cessazione dal servizio”.

I sindacati continuano a battersi per gli interessi delle Forze dell’Ordine

L’accordo sottoscritto il 25 gennaio, quindi, era il massimo che si poteva ottenere con le risorse a disposizione.

Adesso spetterà al nuovo Esecutivo condurre le trattative per il nuovo rinnovo del contratto per il triennio 2019-2021 ed è per questo che le organizzazioni sindacali e i Cocer si batteranno per far sì che fin dalla prossima manovra finanziaria vengano stanziate abbastanza risorse per sopperire alle mancanze del vecchio contratto e per far sì che per le Forze dell’Ordine ci sia la tanto invocata valorizzazione economica.

Fin dai giorni immediatamente successivi all’insediamento del nuovo Governo inizieremo a discutere degli stanziamenti per il prossimo contratto” - ha assicurato il Segretario Generale del Sappe - senza dimenticare poi tutta la parte normativa trascurata dall’accordo del gennaio scorso.

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