Mentre i mercati prezzano una Fed ultra-dovish, i capitali globali scommettono ancora sull’America. Contraddizione o segnale di nuova forza?
Il dibattito sull’outlook economico USA non è mai stato così acceso e contraddittorio. Da un lato, i mercati monetari scontano una Federal Reserve pronta a tagliare i tassi di interesse per circa 125 punti base entro la fine del 2026, uno scenario tipico delle fasi recessive. Dall’altro, i dati ufficiali mostrano flussi di capitale senza precedenti verso gli Stati Uniti, con un boom di acquisti da parte di investitori esteri su azioni, Treasury e debito corporate.
Le ultime statistiche del Treasury International Capital (TIC) confermano che a giugno gli investitori stranieri hanno acquistato un netto di 192 miliardi di dollari di asset statunitensi, dopo il record storico di 326 miliardi di maggio. Anche considerando gli investimenti americani all’estero, il saldo netto di lungo periodo resta positivo per 151 miliardi. Il risultato è un secondo trimestre con 410 miliardi di dollari di afflussi netti, valore che eguaglia i massimi storici.
Nei primi sei mesi del 2025 il totale ha raggiunto i 643 miliardi, proiettando l’anno vicino al picco di 1.300 miliardi registrato nel 2022. Su base annua, fino a giugno, i flussi netti ammontano a 1.270 miliardi di dollari. Numeri che difficilmente si conciliano con una narrativa di fuga di capitali o perdita di centralità degli Stati Uniti. [...]
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