Se la tua azienda ha commesso questo errore ti spettano molti più soldi sullo stipendio

Simone Micocci

10 Giugno 2025 - 18:00

Secondo la Cassazione e l’INL non si può pagare il Tfr ogni mese. Se le aziende commettono questo errore devono altri soldi al personale.

Se la tua azienda ha commesso questo errore ti spettano molti più soldi sullo stipendio

È sempre più diffusa la prassi di erogare il Tfr mensilmente nelle buste paga dei lavoratori, ma la Cassazione boccia questo meccanismo.

E attenzione: se anche la tua azienda ha commesso questo errore ti spettano molto più soldi sullo stipendio e il motivo è molto semplice. Se la somma aggiuntiva si configura come Tfr è necessario integrare lo stipendio mensile diversamente, altrimenti è a tutti gli effetti una parte della retribuzione (su cui peraltro dovranno essere pagati tasse e contributi) e il Tfr è ancora dovuto al lavoratore. Ma vediamo nel dettaglio cos’hanno deciso i giudici in proposito e cosa cambia per i dipendenti.

Tfr mensile illegittimo secondo la Cassazione

Secondo la Corte di Cassazione non si può erogare mensilmente il Tfr ai lavoratori, perché così si snatura la funzione stessa dell’istituto. È quanto la Corte ha ribadito di recente, con la sentenza n. 13525/2025 che si pronuncia sulla stessa scia della precedente ordinanza n. 4670/2021. Non si può quindi versare su base mensile il Tfr, perché si impedisce così l’accantonamento e si priva il lavoratore di avere un sostegno alla fine del rapporto di lavoro.

La sentenza più recente della Cassazione precisa anche che non sono valide regole differenti concordate tra le parti nella contrattazione individuale oppure previste dai Ccnl, in quanto la legge consente di derogare alle regole sul pagamento del Tfr e sulla suo anticipazione soltanto in misura favorevole al lavoratore.

Pagare il Tfr ogni mese, di fatto versando al lavoratore la somma che sta maturando nello stesso periodo, non è affatto una previsione favorevole ai dipendenti.

La Corte ha inoltre ribadito che non è possibile snaturare l’istituto del Tfr, che da definizione stessa serve a garantire una tutela al lavoratore in previsione della cessazione del rapporto di lavoro. Grazie a questo meccanismo è infatti possibile risparmiare mensilmente delle somme di denaro, per l’appunto attraverso l’accantonamento, così da poter avere un sostegno adeguato a fine rapporto. Non a caso, anche la possibilità di ricevere degli anticipi sul Tfr è limitata dalla legge, proprio per evitare che il personale si trovi privo di tutele. In particolare, è possibile anticipare:

  • fino al 70% del Tfr;
  • se il dipendente ha maturato almeno 8 anni di servizio continuativo presso lo stesso datore di lavoro;
  • se ricorrono le causali individuate dalla legge, ovvero spese sanitarie straordinarie, acquisto della prima casa, congedo parentale o formazione continua;
  • una solta volta nel corso del rapporto di lavoro;
  • soddisfacendo le richieste annualmente entro il 10% dei lavoratori aventi diritto, ma non per oltre il 4% dei dipendenti totali.

Come anticipato, i contratti possono prevedere condizioni più favorevoli (come un’anzianità di servizio più bassa o altre causali) ma non peggiorative. Pagare mensilmente il Tfr non è però un’anticipazione, quindi non è concesso e non può essere ammesso neanche da Ccnl e contratti individuali.

Più soldi nello stipendio se il Tfr è stato erogato mensilmente

Considerando che l’erogazione mensile del Tfr è illegittima bisogna guardare alle somme ricevute come un’integrazione stipendiale a tutti gli effetti.

Le regole contributive e fiscali devono quindi seguire la disciplina prevista per gli stipendi e non quella, generalmente più favorevole, prevista per il Trattamento di fine rapporto.

Il datore di lavoro sarà inoltre chiamato a versare il Tfr accantonato in tutto il periodo per cui è stato erogato mensilmente senza rappresentare un’anticipazione.

I datori di lavoro dovrebbero quindi affrettarsi a regolare la posizione contributiva e i contratti, interrompendo tempestivamente questa prassi, se in uso.

L’illegittimità del pagamento mensile del Tfr, peraltro, è stata più volte ribadita dall’Ispettorato nazionale del lavoro, in ultimo con la nota n. 616 del 3 aprile 2025. Il lavoratore ha subito una lesione dei propri diritti e nella migliore delle ipotesi potrebbe aver goduto per mesi di un’integrazione stipendiale, ma d’altra parte potrebbe subire ulteriori disagi, in quello che si prospetta un caos contributivo e fiscale non indifferente. È quindi bene attivarsi subito per controllare la propria posizione.

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