Rebus tassi BCE, tutti i messaggi dal Bollettino di Lagarde

Laura Naka Antonelli

13 Novembre 2025 - 12:13

I tagli dei tassi di interesse dell’area euro sono davvero finiti? Le indicazioni sul PIL e sull’inflazione dell’area euro emerse dal Bollettino economico della BCE.

Rebus tassi BCE, tutti i messaggi dal Bollettino di Lagarde

È stato pubblicato oggi, giovedì 13 novembre 2025, il settimo Bollettino economico dell’anno stilato dalla Banca centrale europea, relativo agli andamenti economici, finanziari e monetari dell’area euro del periodo compreso tra l’11 settembre e il 29 ottobre 2025.

Le indicazioni emerse dal documento hanno fornito informazioni cruciali al mercato sulle condizioni di salute in cui versa l’economia del blocco, in modo particolare sulla crescita del PIL e dell’inflazione: di conseguenza, anche sulla possibile evoluzione dei tassi di interesse dell’Eurozona che, nell’ultimo BCE Day che si è tenuto il 29 e 30 ottobre a Firenze, sono stati lasciati invariati per la terza volta consecutiva.

Cosa succederà a questo punto nell’ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, prevista per la metà di dicembre?

Trend tassi BCE un rebus, i messaggi dal Bollettino economico su PIL e inflazione euro

Il trend futuro del costo del denaro dell’Eurozona rimane un rebus, mentre nelle ultime settimane è cresciuta la convinzione di tassi che rimarranno inchiodati ai livelli attuali ancora per molto.

L’ultimo annuncio della BCE sui tassi è stato ricordato dal Bollettino economico, che ha fatto notare che l’inflazione dell’Eurozona resta prossima all’obiettivo del 2 per cento a medio termine e che la valutazione delle prospettive di
inflazione condotta dal Consiglio resta pressoché invariata.

“L’economia ha continuato a crescere nonostante il difficile contesto mondiale. Un mercato del lavoro robusto, la solidità dei bilanci del settore privato e le passate riduzioni dei tassi di interesse stabilite dal Consiglio direttivo rimangono fattori importanti alla base della sua capacità di tenuta. Tuttavia, le prospettive sono ancora incerte, soprattutto a causa delle attuali controversie commerciali e delle tensioni geopolitiche a livello mondiale”.

Una frase, questa contenuta nel Bollettino economico, che fa notare come la BCE preferisca continuare a navigare a vista, senza impegnarsi a un percorso predeterminato sui tassi, proprio a causa di elementi di incertezza ancora presenti, rappresentati soprattutto dall’evoluzione delle tensioni geopolitiche e dai dazi decisi dall’amministrazione USA guidata da Donald Trump.

Tutti i motivi che abbattono le speranze di nuovi tagli dei tassi da parte della BCE

Alcune caratteristiche dell’economia dell’Eurozona messe in evidenza dalla Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde lasciano pensare che non ci siano grandi motivi per modificare lo status quo sui tassi.

  • La BCE ha ricordato infatti che, “secondo la stima preliminare dell’Eurostat, pubblicata il 30 ottobre, l’economia dell’area euro è cresciuta dello 0,2 per cento nel terzo trimestre del 2025” e che “il settore dei servizi ha continuato a crescere, stimolato dal vigore del comparto turistico e in particolare dell’espansione dei servizi digitali”. Dunque, il PIL del blocco ha continuato a confermare la sua resilienza.
  • Certo, “il settore manifatturiero è stato frenato dall’aumento dei dazi, dall’incertezza ancora elevata e dal rafforzamento dell’euro ”. Ma la BCE ha fatto notare, anche, che “con l’aumento dei redditi reali, l’economia dovrebbe beneficiare della maggiore spesa per consumi ”.
  • Inoltre la disoccupazione dell’Eurozona, pari al 6,3 per cento a settembre, si mantiene prossima al minimo storico nonostante la flessione della domanda di manodopera.

La BCE rilancia l’attenti sull’effetto dei dazi di Trump sulle esportazioni. Rimane noto inflazione

Una sfida è rappresentata tuttavia dall’effetto dei dazi di Trump sulle esportazioni.

In generale, “il contesto mondiale rimarrà probabilmente un fattore frenante” come ha dimostrato il trend delle esportazioni di beni, “che hanno registrato un calo fra marzo e agosto, invertendo gli effetti dell’anticipazione degli scambi internazionali che aveva preceduto gli attesi incrementi dei dazi”.

Ancora, “i nuovi ordinativi dall’estero nel settore manifatturiero segnalano ulteriori diminuzioni ” e “l’impatto dell’aumento dei dazi sulle esportazioni dell’area dell’euro e sugli investimenti nel settore manifatturiero si manifesterà appieno solo nel tempo ”. Fattore, quest’ultimo, che sicuramente farà rimanere sull’attenti la BCE di Lagarde, in quanto l’effetto dei dazi di Trump non si è ancora dispiegato del tutto, il che significa che l’economia dell’area euro potrebbe soffrire una erosione più forte di quanto ci si aspetti ora.

La BCE ha ricordato allo stesso tempo che l’inflazione dell’Eurozona sui dodici mesi è aumentata al 2,2 per cento a settembre 2025, rispetto al 2% di agosto, “principalmente per effetto della minore diminuzione dei prezzi dei beni energetici rispetto al passato”.

In evidenza anche e soprattutto l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, cresciuta al 2,4 per cento, rispetto al 2,3 di agosto.

La BCE ha ricordato anche la performance dell’inflazione dei servizi, interessata da un lieve rialzo, che l’ha portata dal 3,1 al 3,2 per cento, mentre l’inflazione dei beni è rimasta ancora ferma, allo 0,8%.

Vero che la Banca centrale europea ha rassicurato sul fatto che gli “ indicatori dell’inflazione di fondo restano coerenti con l’ obiettivo del 2 per cento a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo”.

Allo stesso tempo, la Banca centrale europea ha rimarcato i rischi al rialzo che continuano a rendere necessario non abbassare la guardia nei confronti della dinamica dei prezzi.

Bollettino economico BCE (ri)presenta rischi al ribasso sull’inflazione

Menzionati al contempo anche i rischi al ribasso per l’inflazione del blocco, che tuttavia finora, va ricordato, Lagarde ha sempre minimizzato:

“Le prospettive di inflazione restano più incerte del consueto per effetto dello scenario, tuttora variabile, delle politiche commerciali a livello mondiale. Un rafforzamento dell’euro potrebbe ridurre l’inflazione oltre le attese. Inoltre, l’inflazione potrebbe risultare inferiore qualora un incremento dei dazi inducesse una minore domanda di esportazioni dell’area dell’euro e un ulteriore aumento delle esportazioni verso l’area da parte di paesi con eccesso di capacità produttiva”.

Ma a condizionare l’inflazione potrebbero essere anche i mercati in quanto “ una maggiore volatilità e avversione al rischio nei mercati finanziari potrebbe gravare sulla domanda interna e ridurre quindi l’inflazione ”.

Inflazione, rischi al rialzo tenuti più in considerazione dalla BCE a fronte di PIL resiliente

Riguardo ai rischi al rialzo per l’inflazione, per contro - si legge nel Bollettino economico della BCE -“l’inflazione potrebbe risultare superiore se la frammentazione delle catene di approvvigionamento mondiali spingesse al rialzo i prezzi all’importazione, riducesse l’offerta delle materie prime critiche e accrescesse i vincoli di capacità nell’economia
interna
”.

Altro avvertimento della BCE: “Anche un incremento della spesa per difesa e infrastrutture potrebbe far aumentare l’inflazione nel medio termine”, così come “ i fenomeni meteorologici estremi , e più in generale il dispiegarsi della crisi climatica e naturale, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari oltre le aspettative”.

Pur enunciando le sfide che l’economia dell’Eurozona è chiamata a fronteggiare, la BCE di Lagarde non ha lanciato alcun allarme sui fondamentali economici del blocco, confermando la sua piena fiducia nella loro resilienza:

“In un orizzonte temporale più lungo ci si attende una ripresa dell’attività dell’area dell’euro, giacché dovrebbero diminuire gli effetti sulla crescita delle circostanze sfavorevoli legate al commercio. Anche se l’incertezza ancora elevata legata alle politiche commerciali e al panorama geopolitico potrebbe frenare la crescita, la capacità di tenuta accumulata negli ultimi anni, in particolare la solidità dei bilanci del settore privato e la resilienza del mercato del lavoro, dovrebbe sostenere nel tempo la spesa per consumi. Inoltre, la domanda interna dovrebbe trarre beneficio dalle condizioni di finanziamento più favorevoli, con la trasmissione all’economia della riduzione dei tassi di interesse, nonché dall’aumento della spesa pubblica per infrastrutture e difesa”.

Bollettino BCE dà ragione al falco tedesco Schnabel? Tagli tassi finiti?

Con la pubblicazione del suo Bollettino economico, giunto alla settima edizione, la BCE di Christine Lagarde sembra aver rimarcato quanto detto 24 ore fa dall’esponente del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, la tedesca Isabel Schnabel, che ha confermato tutta la sua natura da falco, smorzando ulteriormente le aspettative e speranze delle colombe di assistere a nuovi annunci di tagli sui tassi.

Tra le dichiarazioni di Schnabel, quella della “dinamica positiva di fondo dell’economia” e, soprattutto, l’osservazione secondo cui “ l’inflazione dei prezzi alimentari resta sostenuta ”.

Il falco tedesco ha fatto notare inoltre la presenza, tuttora, di “una certa rigidità dell’inflazione nei servizi (scesa dal 4%, ma ancora sopra il 3%)”, ribadendo che “i rischi inflazionistici sono leggermente sbilanciati verso l’alto ” e sottolineando che, in ogni caso, la BCE “può tollerare un piccolo scostamento dall’obiettivo di inflazione in entrambe le direzioni”.

Ancora, Schabel ha affermato che “ l’attenzione principale dovrebbe essere rivolta all’inflazione core ” e di non osservare, al momento, “pressioni disinflazionistiche sostenute”, il che porta a stabilire che “i tassi di interesse si trovano assolutamente in una buona posizione”.

Ma le previsioni dovish resistono, ecco quanti tagli dei tassi da parte della BCE nel 2026

Eppure non mancano nuove previsioni dovish da parte degli analisti.

Tra questi, quelli dell’hedge fund ExodusPoint Capital Management, in particolare del gestore di portafoglio Mirco Bulega che, stando a quanto riportato da Bloomberg, ha detto di ritenere che la BCE potrebbe tornare a tagliare i tassi nelle riunioni di marzo e di giugno del 2026.

La BCE si trova ora in una posizione molto buona, ed è molto vicina ad annunciare la missione compiuta”, ha spiegato Bulega, nel corso di una conferenza sui bond organizzata nella giornata di ieri, 12 novembre 2025, dall’Association for Financial Markets in Europe (AFME), a Bruxelles. “Tuttavia, noi crediamo che la BCE possa avere spazio nel corso del prossimo semestre dell’anno prossimo per varare altri due tagli ” dei tassi.

Ma cosa prevedono invece i mercati? Bloomberg riporta che i trader dei mercati monetari scommettono sulla fine probabile del ciclo di tagli dei tassi, dunque di allentamento monetario, che l’Eurotower di Lagarde ha portato avanti dal 6 giugno 2024 al 5 giugno 2025, sforbiciando il costo del denaro dell’Eurozona otto volte.

Per i mercati, la probabilità che la Banca centrale europea tagli i tassi nei primi sei mesi del 2026 è, infatti, inferiore al 40%.

Vero però che ci sono anche alcuni funzionari della BCE che hanno indicato che la possibilità di ulteriori riduzioni non dovrebbe essere ancora esclusa.

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