Pensioni: Quota 102 e Quota 41 con la riforma. Ecco quanto si perde

Teresa Maddonni

20/10/2020

13/04/2021 - 16:37

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Pensioni: Quota 102 e Quota 41 potrebbero arrivare con la riforma prevista per il 2022, ma quanto si perde sull’assegno finale?

Pensioni: Quota 102 e Quota 41 con la riforma. Ecco quanto si perde

Pensioni: Quota 102 e Quota 41 potrebbero essere le prossime misure introdotte per superare Quota 100 con la riforma per il 2022.

Sul piano delle novità certe in materia di pensioni le uniche riguardano Opzione donna e Ape sociale che trovano spazio nella Legge di Bilancio 2021.

Con buona probabilità toccherà aspettare il 2022 per la riforma delle pensioni vera e propria volta anche a superare Quota 100 che a dicembre 2021 concluderà il triennio di sperimentazione e che non verrà pertanto rinnovata.

Per le pensioni dal 2022 quindi Quota 102 sarebbe una delle soluzioni in campo per dire addio a Quota 100, ma quanto si perde sull’assegno? Vediamolo nel dettaglio.

Pensioni: ecco quanto si perde con Quota 102

Per le pensioni del 2022 l’idea sarebbe quella di introdurre Quota 102 almeno per superare lo scalone dei cinque anni che si creerebbe.

Partiamo da Quota 100, di cui si è sempre detto della minor convenienza per il taglio sull’assegno, che conclude la sua fase sperimentale con il prossimo anno e che grazie a Quota 102 si pensa, ma siamo ancora nel campo delle ipotesi, di superare.

Quota 100 oggi è la misura per le pensioni di coloro che hanno 62 anni di età e 38 di contributi, in anticipo rispetto a quella di vecchiaia fissata a oggi a 67 anni di età. Andare in pensioni cinque anni prima determina una perdita che va dal 2 al 14 %.

E sulle pensioni con una eventuale Quota 102 quanto si perderebbe? La misura, che piace anche alla Fornero, servirebbe a evitare che con il venir meno di Quota 100 le persone debbano aspettare cinque anni per la pensione di vecchiaia, coloro che nel 2022, quando non ci sarà più la misura tanto cara alla lega, avranno 62 anni.

Con Quota 102 si potrebbe andare in pensione a 64 anni di età sempre con 38 di contributi. Si tratterebbe quindi di anticipare la pensione di quasi tre anni rispetto a quella di vecchiaia, ma anche in questo caso il lavoratore subirebbe una perdita sull’assegno. Le elaborazioni sono di Progetica che ha stimato una perdita di circa il 4 % che potrebbe arrivare anche al 15% se si anticipa di tre anni e otto mesi. E con Quota 41?

In pensione con Quota 41: quanto si perde

E quanto si perderebbe sull’assegno andando in pensione con Quota 41? Quota 41 per tutti da sempre il motto dei sindacati, livellando a 41 anni di contributi la possibilità di andare in pensione per uomini e donne.

La pensione anticipata contributiva a oggi prevede che le donne si congedino a 41 anni e 10 mesi di contributi versati, gli uomini a 42 e 10 mesi. Con Quota 41 si andrebbe in pensione in anticipo, anche di tre anni, con una perdita sull’assegno di pensione pari al 10%.

Poi c’è la Quota 41 vera e propria per i lavoratori precoci per la quale i sindacati hanno chiesto un immediato intervento al governo già dal prossimo anno, ampliando la platea degli aventi diritto.

Quota 41 per lavoratori precoci permette di andare in pensione a 41 anni indipendentemente dal requisito anagrafico. La misura a oggi è solo per i lavoratori precoci, ma che abbiano almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni.

La richiesta dei sindacati è di estendere Quota 41, ma eventualmente si dovrà attendere la riforma 2022, anche ad altre categorie di lavoratori: immunodepressi, dializzati, diabetici e cardiopatici oltre a coloro che lavorano nella sanità e nei trasporti, per esempio, e che sono più esposti al contagio da Covid. A oggi per accedere alle pensioni con Quota 41 bisogna avere i seguenti requisiti:

  • essere in stato di disoccupazione a seguito della cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o anche risoluzione consensuale e la conclusione della Naspi da almeno tre mesi;
  • essere un lavoratore con invalidità con percentuale pari o superiore al 74%;
  • essere un caregiver che assiste, da almeno sei mesi, un familiare con disabilità anche grave come da legge n.104/92;
  • aver svolto mansioni gravose o usuranti.

Per queste misure, Quota 41 per tutti e Quota 102, toccherà attendere maggiori novità con la riforma che si prospetta per il 2022. Tutto è incerto e in divenire pertanto ci muoviamo nel campo delle ipotesi. Sicuramente Opzione donna, anche questa poco conveniente dal punto di vista dell’assegno di pensione finale, e Ape sociale saranno nella prossima Legge di Bilancio.

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