In pensione con Opzione donna, conviene? Ecco quanto si perde sull’assegno

Teresa Maddonni

09/01/2020

09/01/2020 - 11:29

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Opzione donna conviene? In vigore anche nel 2020 la misura permette alle lavoratrici di congedarsi dal lavoro prima, ma con una pensione ridotta. Vediamo quanto si perde sull’assegno.

In pensione con Opzione donna, conviene? Ecco quanto si perde sull’assegno

Quanto conviene Opzione donna? La misura che permette alle lavoratrici di andare in pensione prima può avere qualche risvolto negativo in termini di riduzione dell’assegno pensionistico (se ne perde una buona fetta) e dei tempi di attesa sulla base delle finestre di uscita.

Opzione donna è stata confermata anche per quest’anno con l’approvazione della Legge di Bilancio 2020, insieme ad altre misure di pensione anticipata, vale a dire Quota 100 e Ape social.

Possono fare domanda per Opzione donna le lavoratrici subordinate e autonome che al 31 dicembre 2019 abbiamo raggiunto i requisiti previsti. La pensione anticipata è così riservata alle lavoratrici che abbiano compiuto entro quella data 58 anni di età (59 anni per le autonome) e abbiano 35 anni di contributi.

Ovviamente la possibilità di godere prima della pensione implica una riduzione dell’assegno. Premesso che vi siano i requisiti previsti una domanda resta lecita e alla quale cercheremo di rispondere: Opzione donna conviene?

Opzione donna conviene? Ecco quanto si perde sull’assegno

Con Opzione donna le lavoratrici che abbiano raggiunto requisiti di età e contributi specifici possono andare in pensione anticipata, ma conviene? Bisogna infatti capire quanto si perde sull’assegno.

Il pensionamento anticipato comporta per le lavoratrici che abbiano raggiunto i requisiti, un ricalcolo dell’assegno pensionistico e una riduzione dell’importo mensile del 25-35%, in quanto il calcolo di questo si basa sul solo sistema contributivo.

La riduzione potrebbe essere anche maggiore per le lavoratrici con metodo retributivo o misto, arrivando fino al 40%. Una lavoratrice, per esempio, entrata nel mercato del lavoro molto presto e che ha maturato una cifra sostanziosa calcolata con il retributivo, sarà maggiormente penalizzata.

Questo accade perché l’assegno è calcolato sul solo sistema contributivo e possono accedervi quelle lavoratrici che abbiano almeno maturato una settimana di contributi entro il 31 dicembre 1995, anno di passaggio dal calcolo retributivo al calcolo contributivo.

L’ammontare dell’assegno è definito sul contributivo anche per la parte maturata prima della data del passaggio tra i due sistemi.

Anche se è prevista la riduzione dell’assegno e quindi bisogna valutare bene se conviene o meno andare in pensione con Opzione donna, i contributi considerati sono tutti quelli maturati a qualsiasi titolo, anche quelli figurativi.

Un altro elemento da considerare sono poi i tempi di attesa per beneficiare dell’assegno, anche se ridotto. Una lavoratrice dipendente potrà godere della pensione 12 mesi dopo averne maturato il diritto (18 nel caso delle autonome).

Pertanto la scelta ricadrà sulla possibilità di continuare a lavorare durante la finestra di uscita o astenersi. Quest’ultima possibilità determina la mancanza di entrate per almeno un anno.

Ma quali sono i requisiti per poter inoltrare la domanda e accedere all’Opzione donna?

In pensione con Opzione donna: i requisiti per fare domanda

Anche per il 2020 è stata confermata Opzione donna per le lavoratrici che abbiano raggiunto determinati requisiti.

Il prepensionamento con Opzione donna è rivolto a tutte quelle lavoratrici dipendenti e anche autonome che al 31 dicembre 2019 abbiano raggiunto età e contributi richiesti.

I requisiti richiesti sono:

  • per lavoratrici dipendenti: 58 anni di età e 35 anni di contributi;
  • per lavoratrici autonome: 59 anni di età e 35 anni di contributi.

La legge prevede inoltre delle finestre mobili tra il raggiungimento dei requisiti e la pensione:

  • lavoratrici dipendenti: 12 mesi;
  • lavoratrici autonome: 18 mesi.

La misura è rivolta anche a quelle lavoratrici nate nel 1961, ossia le dipendenti, e quelle nate nel 1960, autonome, ma che abbiano maturato i contributi necessari.

Le lavoratrici della scuola invece, potranno fare richiesta entro il 29 febbraio 2020 per andare in pensione con il nuovo anno scolastico. Ovviamente bisogna ricordare, quando si decide di inoltrare la domanda all’INPS per l’Opzione donna, che l’assegno pensionistico si riduce.

Intanto l’INPS nel 2019 aveva fatto sapere che nella sua prima metà erano state inoltrate 15mila domande per Opzione donna stimando il raggiungimento di quota 25mila entro la fine dello scorso anno. Per avere conferma o smentita di queste previsioni bisogna attendere nuove comunicazioni da parte dell’Istituto.

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