Pensioni, quanto spetta in più nel 2024 grazie al taglio dell’Irpef

Simone Micocci

6 Ottobre 2023 - 09:51

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Anche le pensioni beneficeranno del taglio dell’Irpef: meno soldi trattenuti mensilmente dall’assegno. Ma di quali importi si parla?

Pensioni, quanto spetta in più nel 2024 grazie al taglio dell’Irpef

A differenza di quanto successo con il taglio del cuneo fiscale, applicato solamente per i lavoratori dipendenti, i pensionati beneficeranno della riforma dell’Irpef che è attualmente allo studio del governo.

La revisione di scaglioni e aliquote d’imposta, infatti, varrà per tutte le tipologie di reddito per le persone fisiche, generando così anche una minore trattenuta annua sulla pensione con un conseguente aumento dell’importo netto a parità di lordo.

L’ufficialità su come verranno riviste le aliquote Irpef a margine dell’attuazione della prima parte della riforma fiscale, per la quale viene riservata una parte di risorse nella Nadef, arriverà nelle prossime settimane quando il Consiglio dei ministri approverà la prima bozza della legge di Bilancio 2024.

Sembra tuttavia che ormai l’idea su come rivedere le aliquote Irpef sia chiara e definita: tra le varie ipotesi allo studio, infatti, il governo ha preferito quella che garantirà un risparmio più o meno a tutti (escludendo di fatto solo chi ha un reddito molto basso), ma per un importo che al massimo potrà raggiungere i 260 euro annui.

Come vengono riviste le aliquote Irpef (anche per le pensioni)

Oggi sulla pensione lorda si applicano Irpef (con le relative detrazioni), addizionali regionali e comunali. Mettiamo da parte quest’ultime e concentriamoci sull’imposta al reddito delle persone fisiche, trattenuta mensilmente dal cedolino sulla base di una presunzione su quello che sarà il guadagno annuo generato da pensione, con la possibilità poi che in sede di conguaglio possa esserci un ricalcolo favorevole o sfavorevole a seconda dei casi.

Nel dettaglio, oggi le aliquote Irpef applicate sono pari a:

  • per i primi 15 mila euro di reddito si calcola il 23%;
  • tra i 15 mila e i 28 mila euro di reddito si calcola il 25%;
  • tra i 28 mila e i 50 mila euro di reddito si calcola il 35%;
  • sopra i 50 mila euro di reddito si calcola il 43%.

Con la sola eccezione della tredicesima, per i ratei mensili l’aliquota Irpef delle scaglione di riferimento si applica solamente sulla parte di reddito che ne fa parte. Ad esempio, su un reddito di 45.000 euro si applica il 23% sui primi 15 mila euro, il 25% sui successivi 13 mila, e il 35% sui restanti 17 mila euro.

Ciò significa che del taglio di una delle suddette aliquote ne beneficeranno tutti coloro che hanno almeno una parte di reddito compresa in quello specifico scaglione. A tal proposito, dopo la riforma Irpef che dovrebbe essere autorizzata dalla legge di Bilancio 2024, le aliquote potrebbero essere le seguenti:

  • per i primi 15 mila euro resta salva l’aliquota del 23%;
  • lo scaglione tra 15 mila e 28 mila euro verrebbe accorpato al primo, con un’aliquota quindi sempre del 23%;
  • gli altri due scaglioni resterebbero invariati, con un 35% tra i 28 e i 50 mila euro e un 43% sopra questa soglia.

Di fatto, si risparmia un 2% sulla parte di reddito che riferisce al secondo scaglione, tra i 15 e i 28 mila euro.

Di quanto aumenta la pensione?

Dalla pensione mensile verrebbe così sottratta un’imposta più bassa rispetto a quella trattenuta nel 2023. Ma va detto che non si tratterà di grosse cifre: nella migliore delle ipotesi, infatti, sulla pensione netta ci sarà qualche decina di euro in più.

A godere del massimo vantaggio generato da questa operazione saranno coloro che hanno un reddito di almeno 28 mila euro, per i quali il 2% in meno sui 13 mila euro del secondo scaglione equivale a un risparmio annuo di 260 euro, quindi circa 20 euro in più al mese.

Peggio va a chi percepisce meno: pensiamo ad esempio a una pensione di 1.800 euro lordi, 23.400 euro l’anno. In tal caso il risparmio annuo sarà di appena 168 euro, circa 13 euro in più al mese.

Non ci sarebbero vantaggi invece per le pensioni più basse: entro i 15 mila euro l’anno, infatti, l’aliquota resterebbe invariata senza quindi alcun vantaggio sull’Irpef.

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