Pensioni novità: Camusso contro la riforma, l’accordo non c’è su Ape, usuranti e Quota 41

Chiara Ridolfi

14 Settembre 2016 - 10:19

Riforma pensioni ultime notizie: la Camusso si esprime dopo l’incontro con il Governo e l’aria non è più euforica come nei giorni passati. Vediamo le novità sulle pensioni oggi e le dichiarazioni di Fornero e Camusso.

Pensioni novità: Camusso contro la riforma, l’accordo non c’è su Ape, usuranti e Quota 41

Le novità per le pensioni sembravano incoraggianti, la riforma delle pensioni ormai chiara e i sindacati soddisfatti delle trattative. Arriva però Susanna Camusso a guastare l’aria di tranquillità, che spiega come non sia possibili dire che siano stati presi degli accordi.
I tavoli si sono tenuti, ma le trattative sembrano tutt’altro che concluse, dal momento che a mancare sono i fondi.

Le coperture per la riforma delle pensioni sono infatti insufficienti e non sembra esserci un modo per reperire altri fondi. La riforma delle pensioni e l’Ape potrebbero essere un buco nell’acqua non indifferente senza sgravi fiscali.
Le penalizzazioni sono infatti troppo alte per alcuni lavoratori, che potrebbero non aderire al pensionamento anticipato.

L’incontro con i sindacati svoltosi il 12 settembre sembrava aver dato i suoi frutti, aver stabilito le linee guida dell’Ape e aver dato forma alla manovra di cambiamento per il settore pensioni. Invece la situazione sembra ben diversa le penalizzazioni per l’Ape rischiano infatti di togliere una fetta importante del reddito e la Camusso non vuole che accada.

La riforma delle pensioni deve infatti tenere conto dei lavoratori deboli, dei precoci e degli usuranti, cosa che al momento invece non sembra esser stata presa in considerazione.

Vediamo insieme le ultime dichiarazioni della Camusso e cosa è successo davvero all’incontro con il Governo. Scopriamo insieme quali sono i punti con maggiori problematiche e cosa ha fatto saltare l’accordo.

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Pensioni novità: Camusso contro riforma ideata dal Governo

Susanna Camusso non è mai stata una grande fan dell’Ape e da sempre ha proposto di revisionare la Legge Fornero, invece di creare una nuova manovra per l’uscita anticipata. A non andare a genio al segretario generale della Cgil è l’indebitamento che i lavoratori devo fare prima di andare in pensione.
Per uscire in anticipo dal lavoro infatti devono indebitarsi per ben 20 anni, andando ad intaccare il loro reddito.

Nel mirino della Camusso non c’è però solo l’Ape, ma anche le cifre della manovra che non sono state ancora rese note dal Governo. La leader della Cgil ha infatti dichiarato:

Tutti danno per scontato l’intesa ma nessuno è in grado di dire l’entità delle cifre sul tavolo. C’è troppo entusiasmo, è una partita delicata che ha bisogno di discussione.

L’accordo quindi non c’è e questo soprattutto perché il Governo non ha ancora fatto pervenire ai sindacati nulla di scritto ed ufficiale. La sperimentazione che il Ministro Poletti vuole fare è interessante, dichiara la Camusso, ma non deve essere fatta a spese dei lavoratori.
Non si devono toccare i redditi per poter riuscire ad andare in pensione anticipata e creare ancora disagio sociale.

Susanna Camusso specifica inoltre che non è certa che con il tavolo del 21 settembre si riuscirà a trovare un accordo definitivo, ma si augura almeno che vengano date le cifre ufficiali della manovra.
Conoscendo i fondi a disposizione anche i sindacati possono infatti cominciare a farsi un’idea della manovra e delle possibilità che vengano accettate le loro proposte.

Pensioni novità: quali sono i fondi e come verranno distribuiti

La Riforma delle pensioni è un continuo susseguirsi di notizie e successive smentite, per la quale non sembra arrivare mai una conclusione. I fondi in un primo momento sembravano essere un miliardo e mezzo, poi sono diventati 2 miliardi, ma nulla è stato dichiarato con certezza.
L’Ape è a costo zero per lo Stato, ma per poter applicare le depenalizzazioni saranno necessari circa 700 mila euro.

Tolti questi soldi al miliardo e mezzo non rimane poi tanto per usuranti, precoci e esodati. La Quota 41 sarà con ogni probabilità sostituita da un bonus contributivo a cui non tutti potranno accedere, mentre gli usuranti rientreranno nell’Ape.
Gli usuranti infatti sarebbero una di quelle categorie che otterrebbero l’Ape senza costi e potrebbero andare in pensione anticipata.

I fondi non sono certo sufficienti per accontentate tutti e molti lavoratori rimarranno di certo delusi quando verranno presentate le manovre. La Quota 41 è inoltre un vago ricordo e non sarà di certo una delle possibilità che il Governo prenderà in considerazione, dati gli elevati costi.

Pensioni novità: parla la Fornero della nuova riforma

Anche la Fornero nei giorni scorsi si è espressa sulle manovre che il Governo ha ideato. La flessibilità in uscita è una cosa importante, che deve essere realizzata per il lavoratore e che quando scrisse la Riforma non poté fare per il momento in critico in cui si trovava l’Italia. Dice infatti Elsa Fornero:

La flessibilità pensionistica è un’ottima cosa, su questo sono d’accordo, e non la realizzai io perché all’epoca non c’erano le condizioni. Oggi invece queste condizioni ci sono, magari anche grazie alla mia riforma, ma si tratta di non esagerare. Si può concedere flessibilità, ma è chiaro che quello che non viene pagato dal futuro pensionato, e cioè da chi aderisce a questa Ape, o lo paga il pensionando o lo paga la collettività. Che paghi la collettività per alcune categorie più deboli mi pare corretto, che lo paghi invece per categorie di lavoratori non occupati in lavori usuranti e che hanno una buona pensione mi sembra un altro discorso

Si deve quindi capire bene chi ha diritto alle depenalizzazioni e in che modo devono essere coperte dai contribuenti. Non è possibile, secondo Elsa Fornero, che anche chi non ha un assegno pensionistico basso venga tutelato.

Il prossimo incontro con i sindacati sarà di certo fondamentale per capire come attuare gli sgravi e soprattutto a chi applicarli. Le finanze al momento non permettono infatti di applicare tutte le manovre e di tutelare tutte le categorie deboli, come invece vorrebbero i sindacati.

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