Pensioni, a gennaio arrivano gli aumenti. Nel Documento programmatico si parla di importi, ecco le tabelle aggiornate.
Nuovi dettagli sul prossimo aumento delle pensioni arrivano con il testo del Documento programmatico di finanza pubblica, con il quale il governo ha aggiornato le stime su alcuni dei dati economici più rilevanti ai fini della legge di Bilancio.
Uno di questi riguarda il tasso di inflazione atteso per il 2024, un’informazione che è molto importante anche per chi percepisce una pensione. E non solo perché ci rende più chiaro qual è l’aumento dei costi a cui si è dovuto far fronte nel corso dell’anno, rendendo ancora più complicato arrivare a fine mese con una pensione generalmente molto bassa, ma anche perché ci offre un’anteprima di cosa può succedere a gennaio prossimo.
Secondo il meccanismo disciplinato dalla normativa vigente, infatti, le pensioni si aggiornano in base al tasso di inflazione accertato negli ultimi 12 mesi. Un meccanismo che contrasta la svalutazione degli assegni, andando appunto a incrementarli in relazione al costo della vita aggiornato.
A tal proposito, le ultime stime parlavano di un tasso di rivalutazione atteso dell’1,7%: nel Dpfp questo dato viene rivisto leggermente al ribasso, portandolo all’1,6%, per quanto gli effetti sulle pensioni saranno più o meno gli stessi. Cambierà giusto qualche euro, per un aumento che comunque sarà molto maggiore rispetto a quello ricevuto a gennaio scorso, quando il rallentamento dell’inflazione portò a un tasso dello 0,8%.
Adesso resta da capire quale sarà il meccanismo di rivalutazione applicato, se l’originario oppure quello più severo che il governo Meloni ha adottato già nel 2023 e 2024 per limitare i costi dell’elevata inflazione. In entrambi i casi l’aumento sarà pieno oltre le 4 volte il trattamento minimo, mentre sopra questa soglia la rivalutazione sarà solo parziale.
Di quanto aumentano le pensioni con il meccanismo di rivalutazione originario
A oggi, quindi, il tasso stimato è dell’1,6%, il quale si applicherà tanto per la rivalutazione dei trattamenti previdenziali, pensioni di reversibilità comprese, quanto su quelli assistenziali.
Ma di che aumenti parliamo? Come anticipato, dipende tutto da quale sarà il modello applicato. Il meccanismo originariamente previsto dalla legge n. 448 del 1998, utilizzato per l’aumento riconosciuto a gennaio scorso, prevede che solo entro le 4 volte il trattamento minimo di pensione l’incremento viene riconosciuto interamente. Per la parte di pensione che supera questa soglia, invece, la rivalutazione è pari al 90% del tasso accertato. Per la parte che invece supera anche le 5 volte il trattamento minimo, invece, la rivalutazione è del 75%.
Se consideriamo che oggi la pensione minima è pari 603,40 euro, che su base annua corrispondono a 7.844,20 euro, ne risulta che:
- Per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo, quindi entro i 2.413,60 euro al mese, l’aumento sarà pieno. Un assegno da 1.000 euro, ad esempio, salirà a 1.016 euro, mentre uno da 2.000 euro passerà a 2.032 euro.
- Per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo, ossia tra 2.413,60 e 3.017 euro, la rivalutazione sarà piena fino alla prima soglia, ma ridotta al 90% per la parte eccedente. Ciò significa che un assegno da 2.500 euro aumenterà di circa 40 euro, arrivando a 2.540 euro, mentre uno da 3.000 euro crescerà di circa 47 euro, portandosi a 3.047 euro.
- Per le pensioni superiori a 5 volte il minimo, quindi oltre i 3.017 euro, la rivalutazione sarà piena fino alla soglia di 4 volte il minimo, al 90% tra le 4 e le 5 volte, e solo al 75% per la quota eccedente. In questo caso, un assegno da 4.000 euro avrà un incremento di circa 59 euro, raggiungendo i 4.059 euro, mentre una pensione da 5.000 euro crescerà di poco più di 70 euro, portandosi a 5.070 euro.
Si tratta, come si vede, di aumenti più consistenti rispetto a quelli di gennaio scorso, quando con un tasso di inflazione dello 0,8% un assegno da 1.000 euro era cresciuto di appena 8 euro. Adesso, invece, gli incrementi saranno raddoppiati, e in alcuni casi anche triplicati, riportando un po’ di respiro dopo mesi di erosione del potere d’acquisto. A tal proposito, ecco una tabella con tutti gli importi:
Importo mensile | Aumento | Nuovo importo |
---|---|---|
500,00€ | 8,00€ | 508,00€ |
700,00€ | 11,20€ | 711,20€ |
900,00€ | 14,40€ | 914,40€ |
1.100,00€ | 17,60€ | 1.117,60€ |
1.300,00€ | 20,80€ | 1.320,80€ |
1.500,00€ | 24,00€ | 1.524,00€ |
1.700,00€ | 27,20€ | 1.727,20€ |
1.900,00€ | 30,40€ | 1.930,40€ |
2.100,00€ | 33,60€ | 2.133,60€ |
2.300,00€ | 36,80€ | 2.336,80€ |
2.500,00€ | 39,86€ | 2.539,86€ |
2.700,00€ | 42,74€ | 2.742,74€ |
2.900,00€ | 45,62€ | 2.945,62€ |
3.100,00€ | 48,30€ | 3.148,30€ |
3.300,00€ | 50,70€ | 3.350,70€ |
3.500,00€ | 53,10€ | 3.553,10€ |
3.700,00€ | 55,50€ | 3.755,50€ |
3.900,00€ | 57,90€ | 3.957,90€ |
4.100,00€ | 60,30€ | 4.160,30€ |
4.300,00€ | 62,70€ | 4.362,70€ |
4.500,00€ | 65,10€ | 4.565,10€ |
4.700,00€ | 67,50€ | 4.767,50€ |
4.900,00€ | 69,90€ | 4.969,90€ |
5.000,00€ | 71,10€ | 5.071,10€ |
Cosa succede se il governo Meloni conferma i tagli alla rivalutazione
C’è poi un secondo scenario, quello meno favorevole ai pensionati, che ricalca quanto già accaduto nel biennio 2023-2024. In quell’occasione il governo Meloni, con l’obiettivo di contenere i costi della spesa previdenziale, ha introdotto un sistema di perequazione meno generoso per gli assegni più alti.
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna aggiornare le soglie prendendo a riferimento il nuovo trattamento minimo 2025, pari a 603,40 euro al mese (7.844,20 euro l’anno). In base a questo valore, fino a quattro volte il minimo - cioè entro i 2.413,60 euro - la rivalutazione resterebbe piena, ma già oltre questa soglia scatterebbero le riduzioni. Tra quattro e cinque volte il minimo l’aumento sarebbe calcolato al 90% del tasso di inflazione, tra cinque e sei volte al 53%, tra sei e otto volte al 47%, tra otto e dieci volte al 37% e, per gli assegni ancora più elevati, addirittura solo al 22%.
La differenza rispetto al meccanismo originario è sostanziale, anche perché non si rivaluta più solo la parte eccedente ma l’intera pensione viene adeguata secondo la percentuale prevista dalla fascia di appartenenza. Questo significa che chi percepisce un assegno alto vedrà riconosciuto un aumento molto più basso rispetto a quello che spetterebbe senza correttivi, mentre i pensionati con trattamenti medio-bassi continueranno a beneficiare dell’incremento pieno.
Si tratta di una misura che, pur contestata da più parti, sarebbe comunque legittimata anche sul piano giuridico. La Corte Costituzionale, con le ultime sentenze, ha infatti chiarito che il legislatore può modulare la perequazione in base all’importo della pensione, a condizione che l’intervento sia temporaneo, proporzionato e giustificato da esigenze di finanza pubblica.
Importo mensile | Tasso di rivalutazione | Aumento | Nuovo importo |
---|---|---|---|
500,00€ | 1,60% | 8,00€ | 508,00€ |
700,00€ | 1,60% | 11,20€ | 711,20€ |
900,00€ | 1,60% | 14,40€ | 914,40€ |
1.100,00€ | 1,60% | 17,60€ | 1.117,60€ |
1.300,00€ | 1,60% | 20,80€ | 1.320,80€ |
1.500,00€ | 1,60% | 24,00€ | 1.524,00€ |
1.700,00€ | 1,60% | 27,20€ | 1.727,20€ |
1.900,00€ | 1,60% | 30,40€ | 1.930,40€ |
2.100,00€ | 1,60% | 33,60€ | 2.133,60€ |
2.300,00€ | 1,60% | 36,80€ | 2.336,80€ |
2.500,00€ | 1,44% | 36,00€ | 2.536,00€ |
2.700,00€ | 1,44% | 38,88€ | 2.738,88€ |
2.900,00€ | 1,44% | 41,76€ | 2.941,76€ |
3.100,00€ | 1,44% | 44,64€ | 3.144,64€ |
3.300,00€ | 0,85% | 28,05€ | 3.328,05€ |
3.500,00€ | 0,85% | 29,75€ | 3.529,75€ |
3.700,00€ | 0,75% | 27,75€ | 3.727,75€ |
3.900,00€ | 0,75% | 29,25€ | 3.929,25€ |
4.100,00€ | 0,75% | 30,75€ | 4.130,75€ |
4.300,00€ | 0,75% | 32,25€ | 4.332,25€ |
4.500,00€ | 0,75% | 33,75€ | 4.533,75€ |
4.700,00€ | 0,75% | 35,25€ | 4.735,25€ |
4.900,00€ | 0,75% | 36,75€ | 4.936,75€ |
5.000,00€ | 0,59% | 29,50€ | 5.029,50€ |
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