Cosa prevede il DPFP? 20 cose da sapere sul documento alla base della Legge di Bilancio 2026 (pdf)

Donato De Angelis

3 Ottobre 2025 - 16:15

Una sintesi in 20 punti del Documento programmatico di finanza pubblica 2025: crescita debole, deficit sotto controllo, debito in calo dal 2027. E priorità a lavoro, sanità, famiglie e investimenti.

Cosa prevede il DPFP? 20 cose da sapere sul documento alla base della Legge di Bilancio 2026 (pdf)

Il Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP) 2025, appena presentato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è la base sulla quale verrà costruita la legge di bilancio 2026. Non è un documento tecnico qualunque. È la bussola che orienta la politica economica del Paese, fissando obiettivi, vincoli e margini di manovra per i prossimi tre anni.

Il DPFP sostituisce e rafforza la tradizionale Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) e recepisce le nuove regole di governance economica europea, che impongono all’Italia (e non solo) di rispettare limiti precisi alla crescita della spesa netta. Allo stesso tempo, però, il documento definisce le priorità politiche del governo: ridurre il carico fiscale sul lavoro, sostenere la sanità e stimolare investimenti e competitività.

Documento programmatico di finanza pubblica
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze

Ecco, in sintesi, le 20 informazioni chiave contenute nel DPFP 2025 da conoscere assolutamente:

1) Crescita del PIL: debole ma positiva

Il DPFP conferma che l’Italia si muoverà lungo una traiettoria di crescita moderata, senza scivolare in recessione. Dopo uno 0,5% acquisito nel 2025 in via previsionale, il PIL reale crescerà dello 0,7% nel 2026 e nel 2027, per salire allo 0,8-0,9% nel 2028. Numeri che appaiono modesti, ma che il governo definisce “prudenziali”: in passato l’Istat ha più volte rivisto al rialzo i dati effettivi. Una crescita lenta significa però margini stretti per finanziare politiche espansive senza peggiorare i conti pubblici.

2) Mercato del lavoro: occupazione record

Il lavoro rimane uno dei punti più forti del quadro macroeconomico. La disoccupazione scenderà dal 6,5% del 2024 al 6,0% nel 2025, fino al 5,6% nel 2028, ai livelli minimi pre-crisi del 2007. Cresce anche la partecipazione femminile e cala l’inattività, segno di un mercato più inclusivo. Un dato simbolico: l’abbandono scolastico giovanile è sceso al 9,8% nel 2024, superando in anticipo il target del PNRR. La sfida ora è trasformare più occupazione in più produttività.

3) Deficit: il rientro sotto il 3%

Il DPFP indica una progressiva riduzione del deficit. Dopo il 3,4% del PIL nel 2024, si scenderà al 3,0% nel 2025, al 2,8% nel 2026 e fino al 2,3% nel 2028. Questo significa che, salvo shock, l’Italia rientrerà nei parametri di Maastricht e potrà uscire dalla sorveglianza speciale di Bruxelles. Un segnale cruciale per i mercati, che già hanno premiato il nostro Paese con rating rivisti al rialzo e spread obbligazionari più contenuti.

4) Debito pubblico: stabilizzazione dal 2027

Il vero nodo resta il debito, ancora su livelli altissimi. Dopo essere sceso al 134,9% del PIL nel 2024, tornerà a salire fino al 137,4% nel 2026, complice il peso dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi. Solo dal 2027 la curva invertirà la rotta, scendendo al 136,4% nel 2028. Una riduzione lenta, ma sufficiente per dimostrare agli investitori che il Paese ha imboccato un percorso di sostenibilità.

5) Saldo primario positivo e in crescita

Il saldo primario - la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi - tornerà positivo in modo consistente: +0,9% del PIL nel 2025, fino a +1,9% nel 2028. Questo è il vero indicatore della capacità dello Stato di ridurre il debito, perché più avanzo primario significa più spazio per finanziare sanità, scuola e investimenti senza dipendere interamente dal debito.

6) Fine della procedura per deficit eccessivo

Con un deficit sotto controllo e una crescita della spesa netta in linea con i target europei, l’Italia potrà uscire dalla Procedura per disavanzi eccessivi (PDE) già nel 2027. Non si tratta solo di un vincolo formale: la chiusura della procedura ridurrà i rischi di sanzioni e aumenterà la credibilità del Paese agli occhi Bruxelles e sui mercati internazionali.

7) Spesa pubblica vincolata da Bruxelles

Il DPFP sottolinea che la crescita della spesa netta non può superare l’1,6% annuo, come stabilito dal Piano strutturale di bilancio a medio termine approvato in sede UE. Nel 2025 la spesa salirà dell’1,3%, nel 2026 dell’1,7%, per poi collocarsi leggermente al di sotto dei target nel 2028. Il rispetto di questi vincoli è la condizione per ottenere flessibilità su altri fronti.

8) L’eredità dei bonus edilizi

Il documento ammette che i crediti di imposta dei bonus edilizi continueranno a pesare sui conti. L’effetto di cassa si farà sentire soprattutto nel 2026, con un peggioramento temporaneo del debito. È la coda lunga di una politica espansiva che ha sostenuto il settore edilizio, ma che oggi rappresenta un freno alla discesa del debito.

9) Pressione fiscale stabile

Nonostante le promesse politiche, la pressione fiscale complessiva resterà pressoché invariata: 47,6% del PIL nel 2025, con una lieve crescita negli anni successivi. Il governo punta però a ridistribuire il carico, alleggerendo i redditi da lavoro e compensando con altre voci. Una riforma fiscale selettiva, dunque, più che una riduzione generalizzata.

10) Investimenti pubblici confermati

Gli investimenti pubblici rimarranno robusti, attorno al 3,4% del PIL annuo, sostenuti anche dai fondi del PNRR e dai nuovi BTP Green e non solo. È un livello superiore alla media del passato e rappresenta un tentativo di non sacrificare crescita e modernizzazione sull’altare del rigore.

11) Sanità al centro della manovra

Il Fondo sanitario nazionale sarà rifinanziato ulteriormente. Dopo anni di sottofinanziamento e dopo la pandemia, il governo intende garantire risorse aggiuntive per personale, strutture e innovazione. Un messaggio politico forte, anche in vista di un elettorato molto sensibile al tema.

12) Famiglie e natalità: incentivi confermati

Il DPFP conferma misure di sostegno a famiglie e natalità: potenziamento dell’assegno unico, incentivi per la conciliazione vita-lavoro, investimenti in servizi per l’infanzia. La logica è duplice: sostenere i consumi nel breve periodo e affrontare il nodo demografico nel lungo periodo.

13) Riforma fiscale: meno tasse sul lavoro

L’obiettivo principale è ridurre il cuneo fiscale. La strategia prevede di alleggerire il carico sugli stipendi per aumentare il potere d’acquisto e stimolare l’occupazione. Un intervento che, se strutturale, potrebbe incidere sulla competitività del sistema produttivo.

14) Competitività delle imprese

Il governo punta a rafforzare il tessuto produttivo con incentivi agli investimenti, sostegno alla digitalizzazione e politiche di attrattività per i capitali esteri. Si punta soprattutto sulle PMI manifatturiere, più esposte alla concorrenza internazionale, e sui settori strategici come energia e tecnologie verdi.

15) Riforme in arrivo

Il DPFP elenca una serie di disegni di legge collegati: revisione della spesa degli enti locali, interventi su pensioni e ammortizzatori sociali, digitalizzazione della PA, riforma della giustizia civile, sostegno all’editoria e nuove politiche contro la povertà. Un pacchetto che accompagnerà la manovra 2026 per rafforzarne l’impatto riformatore.

16) Green economy e BTP green

Nel 2024 i BTP Green hanno finanziato progetti per trasporti sostenibili (40%), efficientamento energetico (35%) ed economia circolare (20%). Secondo il DPFP, questi interventi hanno generato 262.000 posti di lavoro equivalenti. Il governo intende proseguire su questa strada, usando il debito pubblico anche come leva di sostenibilità.

17) Transizione digitale in linea con l’UE

Il documento conferma gli impegni sul Decennio digitale (Digital Decade) 2030 dell’UE: infrastrutture di rete, cybersecurity, competenze digitali diffuse. Gran parte delle risorse arriverà dal PNRR, ma si punta a consolidare gli investimenti per non dipendere solo da fondi europei.

18) Nuovi fondi per scuola, università e ITS

Previsti fondi per l’edilizia scolastica, borse di studio esentasse e la valorizzazione degli ITS Academy, considerati strategici per colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. L’obiettivo è rafforzare le competenze tecniche e digitali delle nuove generazioni.

19) Analisi dei rischi: tassi e commercio globale

Il DPFP dedica un capitolo alle analisi di sensitività. Uno shock commerciale globale o un rialzo di 100 punti base sui tassi dei BTP avrebbe effetti significativi sul debito. Per questo il governo insiste sulla necessità di consolidare i conti prima di eventuali nuovi shock esterni.

20) Bruxelles promuove, ma vigila

Infine, il giudizio europeo. La Commissione ha accolto positivamente il piano italiano, sospendendo un’escalation della procedura per deficit eccessivo. Ma il controllo resterà stringente: l’Italia dovrà dimostrare trimestre dopo trimestre di rispettare i vincoli sulla spesa. Il DPFP è dunque un impegno solenne con l’Europa, oltre che con i mercati.

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