Non Farm Payrolls, tutti i messaggi per prevedere tassi Fed. Torna il grande market mover post shutdown

Laura Naka Antonelli

20 Novembre 2025 - 15:28

Con la fine dello shutdown arriva finalmente il market mover tanto atteso per capire cosa succederà ai tassi Fed. Tornano I Non Farm Payrolls.

Non Farm Payrolls, tutti i messaggi per prevedere tassi Fed. Torna il grande market mover post shutdown

Finalmente, dopo settimane di mancata pubblicazione a causa dello shutdown USA più lungo della storia degli Stati Uniti, Wall Street ha potuto conoscere il grande market mover dei Non Farm Payrolls, tra i più monitorati per capire in che modo potranno muoversi i tassi USA decisi dalla Federal Reserve.

Il dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha pubblicato oggi, giovedì 20 novembre 2025, il report occupazionale relativo al mese di settembre (che avrebbe dovuto essere diffuso agli inizi di ottobre), rendendo noto che l’economia americana ha creato più posti di lavoro rispetto alle previsioni.

Non Farm Payrolls, creazione posti lavoro doppia le attese, ma tasso disoccupazione USA a record da fine 2021

Le buste paga, di fatto, sono aumentate a settembre di 119.000 unità, molto oltre il rialzo di 50.000 unità che era stato stimato dagli economisti.

Detto questo, il Bureau of Labor Statistics ha comunicato anche che il tasso di disoccupazione è balzato al 4,4%, al record dall’ottobre del 2021.

Riguardo all’inflazione, i salari medi orari hanno segnato a settembre una crescita su base mensile pari a +0,2%, meno del +0,3% atteso, e del +3,8% su base annua, contro il +3,7% atteso.

La partecipazione alla forza lavoro si è attestata al 62,4%, in lieve rialzo rispetto al 62,3% precedente.

Revisione Non Farm Payrolls di agosto e luglio pari a -33.000 unità. Fattore dovish per tassi Fed

Con la pubblicazione dei Non Farm Payrolls sono arrivate anche le revisioni dei dati relativi ai due mesi precedenti, dunque di agosto e di luglio, che sono stati interessati da una revisione netta al ribasso totale pari a -33.000 unità.

Nello specifico, per quanto riguarda l’occupazione USA di agosto, il downgrade è stato importante, se si considera che il trend delle buste paga è stato rivisto da un rialzo pari a +22.000 unità inizialmente annunciato, a una perdita di posti di lavoro di 4.000 unità.

La revisione conferma l’erosione del mercato del lavoro degli Stati Uniti, dando ragione a chi chiede che la Fed di Jerome Powell tagli i tassi per la terza volta consecutiva nell’ultima riunione del FOMC - il suo braccio di politica monetaria - di dicembre.

Tra chi chiede a gran voce da mesi che la Fed si muova in modo più deciso per blindare l’economia americana c’è sicuramente il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che è tornato ad attaccare il presidente della Fed Jerome Powell, dandogli dello “stupido” per l’ennesima volta e facendo notare che, se fosse per lui, lo licenzierebbe in tronco.

Ma mercato lavoro USA rimane solido, l’altro dato macro. Niente terzo tagli tassi Fed a dicembre?

Vero che dal rapporto Non Farm Payrolls (NFP) è emerso per l’appunto che il tasso di disoccupazione di settembre è salito al 4,4%, più del 4,3% stimato dal consensus e più del 4,3% di agosto. Preoccupa dunque il fatto che il valore si sia confermato il più alto in quattro anni.

Detto questo, guardando al solo mese di settembre, le buste paga hanno più che doppiato le previsioni.

A conferma di un mercato del lavoro USA più fiacco, ma che comunque sembra reggere, anche il rapporto relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione, altro dato macro che è stato pubblicato oggi.

Dal report è emerso che, nella settimana terminata lo scorso 15 novembre, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è diminuito di 8.000 unità, a quota 220.000 unità, attestandosi a un valore inferiore alle 227.000 unità attese dal consensus degli analisti.

Wall Street rimane dunque incerta su cosa aspettarsi dall’ultima riunione della Fed di dicembre, sebbene sia evidente come, negli ultimi giorni, la fiducia nella solidità dei fondamentali USA e la continua preoccupazione della banca centrale americana per il trend dell’inflazione abbiano ridotto drasticamente le scommesse sull’avvento di un nuovo taglio, dopo quelli di ottobre e di settembre.

Decisione tassi Fed dicembre sarà sofferta, la prova dalle minute

A dimostrare come sia decisamente difficile riuscire a fare previsioni sull’esito dell’ultima riunione di politica monetaria della Fed del 2025 è stata anche la pubblicazione, nella giornata di ieri, delle minute relative all’ultimo meeting della fine di ottobre, che hanno confermato come la Banca centrale americana sia praticamente spaccata, tra chi spinge per una ulteriore sforbiciata e chi preferirebbe che i tassi vengano lasciati dove sono ora.

Molti”, si legge nei verbali, hanno dichiarato che non c’è alcun bisogno di tagliare di nuovo i tassi, almeno fino alla fine dell’anno.

Da un lato, dalle minute della Fed è emerso che “diversi partecipanti hanno osservato che un ulteriore taglio dei tassi potrebbe essere appropriato a dicembre, nel caso in cui l’economia dovesse evolvere come da attese nel periodo compreso tra le due riunioni” (di ottobre e di dicembre).

Dall’altro lato, “molti partecipanti hanno suggerito, sulla base dei loro outlook sull’economia, che sarebbe probabilmente appropriato lasciare i tassi invariati per il resto dell’anno ”, ovvero confermare i tassi al range attuale, compreso tra il 3,75% e il 4%.

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