Alcune sorprese sono anche positive, ma la verità è che BTP e spread non condividono l’entusiasmo di Meloni post upgrade rating Fitch. E attenti alla minaccia in arrivo da qui.
Tutti felici e contenti nel governo Meloni per la promozione del rating sul debito pubblico italiano annunciata venerdì scorso da Fitch Ratings, la stessa agenzia che una settimana prima aveva bocciato la valutazione assegnata alla Francia.
Peccato che al grande entusiasmo per l’upgrade manifestato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni faccia da contraltare la reazione decisamente anemica dei BTP, ovvero dei Titoli di Stato italiani, i primi a essere interessati dalla notizia, che rimangono però inchiodati.
Lo spread BTP-Bund a 10 anni segna un lieve calo sotto la soglia di 82 punti base, a fronte di rendimenti dei BTP decennali piantonati al 3,53%.
Vale la pena di puntualizzare che altre buone notizie per la carta italiana non mancano, visto che lo spread Italia-Francia, ovvero BTP-OAT a 10 anni, rimane negativo, come lo è stato anche nelle ultime sessioni, dopo quella data che ha fatto la storia, a causa di una Francia di Emmanuel Macron sempre più nei guai. E non solo.
I rendimenti degli OAT a 10 anni oscillano infatti al 3,56%, il che significa che il mercato continua a percepire Parigi più rischiosa di Roma, anche se di poco. (e, in ogni caso, Parigi e subito dopo Roma sono percepite tuttora più rischiose rispetto a tutti gli altri Titoli di Stato dell’Eurozona, in particolare di quelli della Grecia ), anche se non mancano casi di altri Paesi anch’essi in chiara difficoltà nella gestione dei conti pubblici.
Gli annunci su PIL Italia, debito e deficit arrivati oggi dall’Istat
Un’altra grande e anche doppia buona notizia è appena arrivata oggi, lunedì 22 settembre 2025, dall’Istat, che ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita del PIL del 2023 al +1%, con la pubblicazione del suo rapporto relativo alla revisione dei conti nazionali annuali relativa al biennio 2023-2024.
L’Istituto nazionale di Statistica ha annunciato anche che nel 2024 il PIL dell’Italia è salito dello 0,7%, come aveva già reso noto nelle previsioni diffuse nel mese di marzo.
L’altra notizia positiva snocciolata dall’Istat riguarda il debito-PIL del 2024, il cui outlook è stato rivisto al ribasso dal 135,3% previsto a marzo scorso al 134,9%.
Ancora, riguardo al rapporto deficit-PIL dell’Italia: “Sulla base delle informazioni aggiornate, l’indebitamento netto delle AP in rapporto al PiIL è stato pari nel 2024 a -3,4% (-7,2% l’anno precedente). Il valore dell’indebitamento è di -73.937 milioni di euro, in miglioramento per circa 79,4 miliardi rispetto all’anno precedente”.
L’Istat ha reso noto anche che “il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è stato positivo e pari a 11.684 milioni di euro, con un’incidenza sul PIL dello 0,5% (-3,5% nel 2023) e che il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è stimato pari a 36.176 milioni di euro, in miglioramento rispetto a quello registrato nel 2023, pari a 17.730 milioni”. Un risultato reso possibile grazie a “ una crescita di circa 56,7 miliardi di euro delle entrate correnti, superiore a quella delle uscite correnti (pari a circa 38,3 miliardi)”.
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Perché spread e BTP non festeggiano? Il fattore offerta che riguarda tutti i Titoli di Stato euro
Chi puntava tuttavia su una febbre per i BTP e dunque su una ulteriore forte flessione dello spread BTP-Bund a 10 anni nel primo giorno di Borsa successivo all’upgrade del rating firmato da Fitch sarà rimasto tuttavia deluso.
Il mercato non condivide l’euforia del governo Meloni, sia perché l’upgrade di Fitch era stato messo in conto (qualcuno addirittura non aveva escluso a priori la possibilità che i BTP entrassero nel club del rating A), sia perché ci sono altri fattori che non giocano a favore del debito pubblico dell’Italia.
Il primo, è una minaccia nel breve che interessa in realtà tutti i Titoli di Stato dell’Eurozona, ovvero l’arrivo, questa settimana, di nuove emissioni, per un valore complessivo di 30 miliardi di euro.
La nuova offerta di altrettante nuove fette di debito pubblico in arrivo sul mercato è un elemento che di per sé tende a deprimere di norma i prezzi dei bond.
In particolare, come ha fatto notare Commerzbank a Reuters, i nuovi Titoli di Stato in dirittura d’arrivo includono i bond sovrani dell’Italia e dell’Olanda.
Nel caso dell’Italia, l’appuntamento è per il prossimo 24 settembre 2025, quando il MEF-Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti emetterà in asta BTP Short term e BTP indicizzati con scadenze a 5 e 15 anni fino a 5 miliardi di euro.
Ma c’è un’altra determinante che rischia di mettere sotto pressione sia i BTP sia tutti gli altri bond sovrani: è l’annuncio che il governo di Berlino ha fatto la scorsa settimana, rendendo noto un piano per aumentare l’emissione di Bund tedeschi di 15 miliardi di euro, rispetto a quanto stimato nel mese di dicembre.
Di questa somma, 10,5 miliardi sarà raccolta attraverso l’emissione di Bund di scadenza più lunga e 4,5 miliardi attraverso il mercato monetario, ovvero attraverso strumenti di breve termine: tutti Bund che sono funzionali, nell’ambito del piano di emissione stilato dal Tesoro tedesco e ora aggiornato, a raccogliere risorse per finanziare l’ambizioso piano di spesa pubblica, ribattezzato bazooka fiscale, che il governo di Friedrich Merz ha deciso di lanciare per incrementare gli investimenti nelle infrastrutture e nel settore difesa.
Fitch promuove rating Italia, ma l’FMI vuole di più. Il commento dell’economista Carnevale Maffè
Detto questo, come ha fatto notare con un post su X l’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategia aziendale alla Sda Bocconi, proprio nella giornata di ieri è stata suonata dall’FMI, Fondo Monetario Internazionale, una nuova sveglia al governo Meloni, appena due giorni dopo, dunque, la promozione di Fitch del rating dell’Italia.
Pubblicato domenica 21 settembre 2025 su X il post con cui, di fatto, l’FMI ha chiesto sostanzialmente al governo Meloni di fare ulteriori sforzi per continuare a seguire il percorso di risanamento dei conti pubblici italiani.
“Il FMI raccomanda all’Italia di accelerare gli sforzi di riduzione del debito. Raggiungere un avanzo primario del 3% del PIL entro il 2027 rafforzerebbe la fiducia degli investitori e creerebbe spazio di bilancio per investimenti futuri”, è stato l’appello del Fondo, commentato così dall’economista Carnevale Maffè:
“Alto debito, bassa crescita e tassi di interesse del debito a lungo termine in crescita (se guardate ancora lo spread, vuol dire che siete rimasti fermi nel passato): da @IMFNews”
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Alto debito, bassa crescita e tassi di interesse del debito a lungo termine in crescita (se guardate ancora lo spread, vuol dire che siete rimasti fermi nel passato): da @IMFNews arriva una doccia fredda sulle celebrazioni del Governo per la revisione del rating di Fitch. https://t.co/gAu20Lybm9
— C.A. Carnevale-Maffè (@carloalberto) September 21, 2025
Attenti alla Germania, non solo per più debito. L’ex di Goldman Sachs Robin Brooks lancia un alert
Insomma, se è vero che le agenzie di rating stanno premiando il governo Meloni per essersi messo al lavoro per fare i compiti imposti dai diktat vari dei mercati, è vero anche che non basta ancora, secondo il Fondo Monetario Internazionale.
Meloni & Co. dovranno fare ancora molto per ridurre quella mole massiccia di debito pubblico che grava tuttora sulle spalle dell’Italia. Tutto, mentre la minaccia dal nome Germania non riguarda solo l’emissione di più debito teutonico in arrivo.
Robin Brooks, ex responsabile strategist del forex di Goldman Sachs, ora Senior Fellow presso il think tank Brooking Institution, ha fatto notare infatti come sia appena arrivata sul mercato dei Titoli di Stato dell’area euro una nuova tranvata: quella dei rendimenti reali dei Bund tedeschi a 10 anni che, per la prima volta dal 2011, hanno superato la soglia dell’1%: una “forza destabilizzante per i rendimenti di ogni dove, inclusi di quelli di Paesi altamente indebitati. che sta avendo già un impatto sulla Spagna e la Francia”
Germany's real 10-year yield crossed above 1% this month, the first time it's been here since 2011. This is a destabilizing force for the Euro zone, because it pushes up yields everywhere else, including for highly indebted countries. It's already impacting Spain and France... pic.twitter.com/Pf3F6Nec9h
— Robin Brooks (@robin_j_brooks) September 21, 2025
Spread e BTP, “almeno l’80% non è merito dell’Italia che migliora ma del resto del mondo che peggiora”
Insomma, evidentemente il periodo in cui bisogna rimanere ancora con le cinture di sicurezza allacciate nel sorvolare il mercato dei BTP non è arrivato ancora ufficialmente al capolinea. D’altronde, come si può non rimanere cauti in un momento in cui, alla fine, più che merito dell’Italia, lo spread si sta restringendo per il demerito di altri Paesi un tempo virtuosi?
Dice tutto il post di Gustavo Baratta, manager della divisione Treasury and portfolio management di Intesa Sanpaolo Bank Ireland, nel sottolineare, commentando il trend dello spread dell’Italia che “ almeno l’80% non è merito dell’Italia che migliora ma del resto del mondo che “peggiora” (vedi Francia ma anche Germania)”.
E aggiungendo che “poi certo, aumentando il carico fiscale i conti italiani migliorano (o smettono di peggiorare), non è così difficile da capire ”.
Aggiungerei anche che per almeno l’80% non è merito dell’Italia che migliora ma del resto del mondo che “peggiora” (vedi Francia ma anche Germania).
Poi certo, aumentando il carico fiscale i conti italiani migliorano (o smettono di peggiorare), non è così difficile da capire.— Gustavo Baratta (@gusbaratta) September 21, 2025
Sale intanto l’attesa per la nuova edizione del BTP Valore, che il MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato proprio il giorno dell’arrivo dell’upgrade di Fitch.
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