Maternità anticipata gravidanza a rischio, la guida. Requisiti, importi e quando spetta

Simone Micocci

10 Novembre 2025 - 12:01

Gravidanza a rischio per condizioni di lavoro proibitive o per problemi di salute della mamma o del bambino: spetta il diritto alla maternità anticipata, ecco come funziona.

Maternità anticipata gravidanza a rischio, la guida. Requisiti, importi e quando spetta

La maternità anticipata per gravidanza a rischio è una delle tutele più importanti riconosciute alle lavoratrici che aspettano un figlio o una figlia, pensata per proteggere la salute della futura mamma e del bambino quando proseguire il lavoro potrebbe mettere a repentaglio la gestazione.

Si tratta di una forma speciale di congedo di maternità anticipato, che consente di sospendere l’attività lavorativa prima dei 2 mesi canonici previsti dalla legge per l’inizio dell’astensione obbligatoria. Prevista dal decreto legislativo n. 151 del 2001 (Testo unico sulla maternità e paternità), la maternità anticipata può essere concessa in due casi: quando esistono complicanze mediche o condizioni patologiche che mettono a rischio la gravidanza, oppure quando le mansioni svolte sono troppo faticose, pericolose o insalubri (ad esempio nel caso di ambienti di lavoro ad alto rischio) per essere compatibili con lo stato interessante. In entrambi i casi, l’obiettivo è garantire che la gravidanza possa proseguire in sicurezza, anche qualora non sia possibile assegnare alla lavoratrice compiti meno gravosi.

La decisione di autorizzare la maternità anticipata spetta all’Asl o alla Direzione territoriale del lavoro, a seconda che il rischio sia di natura sanitaria o legato all’ambiente professionale. Durante tutto il periodo di astensione, la lavoratrice ha diritto a un’indennità Inps pari all’80% della retribuzione, che può essere integrata dal datore di lavoro fino al 100% se previsto dal contratto collettivo applicato.

A tal proposito, nei paragrafi successivi vedremo nel dettaglio quando si può richiedere la maternità anticipata, quali sono i requisiti, come funziona la procedura di domanda e quali sono le regole in materia di visite fiscali.

Chi può richiedere la maternità anticipata per gravidanza a rischio

La maternità anticipata viene concessa a tutte le donne in stato di gravidanza che per motivi legati alla gestazione o alla tipologia di lavoro possono decidere di smettere di lavorare prima del congedo obbligatorio, ovvero prima di essere entrate all’8° mese di gravidanza presentando domanda all’Asl o alla Direzione territoriale del lavoro.

Possono richiedere la maternità anticipata tutte le lavoratrici dipendenti o autonome e la normativa di riferimento è il decreto legislativo 151/2001, ovvero il Testo Unico sulla maternità e sulla paternità.

Ovviamente per richiedere la maternità anticipata sarà richiesto di presentare, in allegato con la domanda, il certificato medico del proprio ginecologo; tutti i documenti necessari dovranno essere inviati al Servizio ispezione della Direzione provinciale del lavoro (DPL) del proprio territorio.

Quando si può andare in maternità anticipata

La legge stabilisce quando si può smettere di lavorare prima e chi può richiedere la maternità anticipata, ovvero:

  • lavoratrici dipendenti o autonome nel caso di gravi complicanze della gravidanza o di preesistenti forme morbose che possono aggravarsi in gravidanza;
  • lavoratrici dipendenti o autonome nel caso in cui le condizioni di lavoro o ambientali possano compromettere la salute della donna o del bambino;
  • lavoratrice dipendente o autonoma se addetta al trasporto e al sollevamento pesi, a lavori pericolosi faticosi e insalubri, e che non può essere trasferita ad altre occupazioni.

Molto, quindi, dipende anche dalla tipologia di lavoro svolto. Tant’è che nel caso di lavori pericolosi, faticosi e insalubri la maternità può essere anche allungata dal Servizio ispezione fino a 7 mesi dopo il parto; a tal proposito, l’elenco delle attività che rientrano nella suddetta descrizione è contenuto nell’articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 1976, n. 1026, allegato del Testo Unico sulla maternità (D.lgs. 151/2001), soggetto ad aggiornamenti.

Come richiedere la maternità anticipata per gravidanza a rischio

Per richiedere la maternità anticipata e presentare domanda il Decreto Semplificazioni n. 5 del 9 febbraio 2012 ha introdotto nuove regole.

A decidere se la donna in gravidanza a rischio può smettere di lavorare sono, a seconda dei casi, Asl e Direzione territoriale del Lavoro.

Nel dettaglio, l’Asl è chiamata a certificare lo stato di gravidanza a rischio della donna, sulla base della documentazione del proprio ginecologo. In tal caso i documenti necessari per richiedere la maternità anticipata sono:

  • certificato di gravidanza;
  • documentazione medica rilasciata dal ginecologo che attesta la gravidanza a rischio;
  • documento d’identità.

La fotocopia della domanda di maternità anticipata dovrà essere consegnata dalla lavoratrice anche al datore di lavoro.

Nel caso di gravidanza a rischio per ambiente di lavoro o tipo di lavoro svolto, invece, la domanda dovrà essere presentata alla Direzione Territoriale del Lavoro dalla lavoratrice o dal datore di lavoro. Entro 7 giorni dal giorno successivo alla presentazione della documentazione la DPL dovrà emettere provvedimento a favore della richiesta di maternità anticipata.

Maternità anticipata: passa la visita fiscale?

Con la maternità anticipata la donna in gravidanza non è soggetta a visita fiscale ed è quindi libera di uscire a ogni ora e per tutto il periodo indicato nel certificato. Alla scadenza, poi, bisognerà nuovamente rivolgersi al medico, il quale valuterà se continuare con l’interdizione anticipata oppure se disporre il rientro al lavoro.

Quanto dura la gravidanza a rischio?

Come anticipato, la durata della gravidanza a rischio è indicata nel certificato medico o comunque nel provvedimento della Direzione territoriale del lavoro.

Solitamente, nel caso in cui la maternità anticipata viene disposta per incompatibilità tra la gravidanza e l’attività lavorativa svolta l’interdizione anticipata non ha scadenza. Durerà, quindi, per tutto il periodo che precede l’inizio della maternità obbligatoria, ossia fino all’entrata nell’8° mese, con la lavoratrice che rientrerà solamente al compimento del 3° mese di vita del bambino (salvo la possibilità di ricorrere al congedo parentale).

In caso di gravidanza a rischio provocata dalla condizione della lavoratrice, invece, molto dipenderà dall’evoluzione del quadro clinico. Potrebbe succedere che l’interdizione sia di pochi mesi, con il rientro al lavoro che potrebbe avvenire prima dell’inizio del congedo di maternità obbligatorio (quando in ogni caso l’attività lavorativa dovrà essere sospesa).

Alla scadenza del certificato che autorizza l’interdizione anticipata, quindi, bisognerà andare nuovamente dal medico, il quale potrà decidere di prorogare la durata del congedo oppure se, venuti meno i presupposti della gravidanza a rischio, autorizzare il rientro al lavoro.

Come viene pagata la maternità anticipata

Per quanto riguarda il trattamento economico e la retribuzione previsti in caso di maternità anticipata per gravidanza a rischio, la lavoratrice percepirà lo stipendio in base alle stesse regole previste per il congedo di maternità: la retribuzione è per l’80% a carico dell’Inps e può essere integrata del 20% dal datore di lavoro qualora previsto dal contratto collettivo di riferimento.

L’indennità è anticipata dal datore di lavoro in busta paga mentre per le autonome è la gestione separata Inps a provvedere al pagamento dello stipendio in caso di maternità anticipata.

Maternità anticipata e smart working

Con la crescente diffusione del lavoro agile, molte aziende e lavoratrici si chiedono se sia possibile continuare a lavorare da casa in caso di maternità anticipata per gravidanza a rischio. La risposta, secondo le più recenti indicazioni dell’Ispettorato nazionale del lavoro, è negativa. Quando il ginecologo o la ASL certificano che la prosecuzione dell’attività lavorativa rappresenta un rischio per la salute della madre o del bambino, l’interdizione anticipata impone la sospensione completa del lavoro, indipendentemente dal fatto che l’impiego possa essere svolto da remoto.

La maternità anticipata, infatti, non va intesa come fosse una misura organizzativa, ma una tutela sanitaria, il cui è proteggere la gravidanza da qualsiasi forma di stress o pericolo, anche potenziale. Lo smart working, invece, resta uno strumento di flessibilità che può essere utilizzato prima dell’interdizione, quando la gravidanza non è ancora formalmente a rischio ma il lavoro in presenza risulta difficile o faticoso.

In questi casi, la modalità agile può rappresentare una soluzione temporanea di conciliazione tra esigenze professionali e benessere personale, soprattutto per chi svolge mansioni di tipo amministrativo o d’ufficio. Tuttavia, non si tratta di un diritto automatico: la possibilità di lavorare da casa dipende sempre dalla valutazione del datore di lavoro, il quale deve verificare la compatibilità della mansione e la sicurezza dell’ambiente di lavoro anche a distanza.

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