Spread BTP-Bund sempre più giù, buca anche la soglia di 92 punti. Cosa significa per lo Stato e per gli italiani. E cosa può succedere.
A parte qualche lieve variazione, che di tanto in tanto si palesa, lo spread BTP-Bund a 10 anni continua a scendere, allontanandosi progressivamente anche dalla soglia dei 100 punti base, e puntando verso quota 90. Un miracolo firmato dal governo Meloni, dicono entusiasti i sostenitori della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di questo esecutivo.
Niente di eclatante, sostengono invece alcuni esperti, secondo cui non è neanche più lo spread il parametro a cui guardare per capire come sta davvero l’Italia, e per avere dunque una idea di quale sia il rischio che investire in BTP e in altri Titoli di Stato emessi dal suo Tesoro comporti.
BTP e bond Grecia, Italia e Grecia non sono più gli underdogs del mercato dei bond euro
Fatto sta che i commenti positivi per l’Italia continuano a fioccare, tanto che è delle ultime ore un articolo di Bloomberg il cui titolo è piuttosto esplicativo: “In Upside-Down Bond Markets, Italy and Greece are the Big Winners”.
“Un tempo considerati i meno fortunati (testuale parola ’underdogs’ dell’Eurozona, l’Italia e la Grecia stanno emergendo come i leader inaspettati del mercato dei bond dell’area, grazie al miglioramento delle (rispettive politiche fiscali), al sostegno dell’Unione europea, e al cambiamento del sentiment degli investitori”.
Quel netto confine che in passato aveva diviso il mercato dei bond sovrani dell’Eurozona in due blocchi netti, quello dei Paesi core e quello dei Paesi periferici, si è fatto sempre più labile, al punto che, secondo qualcuno, sarebbe destinato anche a scomparire.
E anche per chi oggi snobba lo spread, identificando piuttosto un altro criterio per monitorare il rischio Italia, il messaggio confortante è che a contrarsi non è solo il differenziale - la storia recente dimostra come la contrazione del solo spread non sia sufficiente a giustificare gli evviva del governo Meloni - ma anche i rendimenti dei Titoli di Stato, che oggi sono inchiodati attorno al 3,5%. Un connubio perfetto.
Una rispolverata al significato di spread BTP-Bund
Ma cosa significa, di per sé e in particolare per gli italiani, il restringimento dello spread BTP-Bund? Non poco: anzi, decisamente molto.
Intanto, è inevitabile tornare a spiegare cosa sia lo spread BTP-Bund ricordando che, nel mondo della finanza, spread significa “divario”, “differenziale”, “gap”, “differenza”.
Nel caso specifico del mercato dei Titoli di Stato, come in questo che stiamo esaminando (quello made in Italy), lo spread è la differenza tra i rendimenti dei Titoli di Stato italiani, ovvero dei BTP e i rendimenti dei Bund tedeschi.
In assenza di un asset comune che possa essere considerato alla stregua di asset sicuro nel mercato dei debiti sovrani dell’area euro - in sostanza, in assenza di quell’eurobond che da anni diversi europeisti auspicano, l’ex presidente della BCE e del Consiglio Mario Draghi in primis, ma che la Germania e i Paesi falchi del Nord Europa osteggiano - è il Bund, ovvero il Titolo di Stato della Germania, il metro di paragone che è stato scelto.
È il Bund, dunque, che viene preso come riferimento per la formulazione dello spread, non solo dello spread BTP-Bund.
Esiste infatti anche lo spread OAT-Bund, che esprime il differenziale tra i rendimenti dei Titoli di Stato francesi e quelli dei Bund, e lo spread Bonos-Bund, ovvero il differenziale tra i rendimenti dei Titoli di Stato di Spagna e quelli tedeschi, così come esistono altri spread europei.
Non sempre il calo dello spread è rassicurante
Per capire cosa significhi per i cittadini italiani il calo dello spread BTP-Bund, bisogna prendere tuttavia, in tempi in cui per l’appunto il suo significato si sta smorzando, alcuni casi specifici, per la precisione due, tra di essi diversi:
- Il caso in cui lo spread scende, in quanto scatenato dal boom dei rendimenti dei Bund tedeschi, che salgono in misura più significativa rispetto a quanto facciano i rendimenti dei BTP.
- Il caso in cui la caduta si spiega invece con un calo dei rendimenti dei BTP italiani.
Va ricordato che, nell’ultimo periodo, l’Italia ha assistito a entrambi i casi.
Agli inizi di marzo di quest’anno, per esempio, quando gli investitori sono venuti a conoscenza del bazooka fiscale che Berlino è pronta a sfornare per risollevare i suoi fondamentali economici, ammaccati non poco dalla crisi degli ultimi anni, lo spread BTP-Bund è scivolato anche sotto la soglia di 100 punti base, trascinato al ribasso tuttavia non da fattori positivi per l’economia italiana e/o attinenti comunque all’Italia, ma per la decisione di diversi investitori di mollare il debito tedesco, a caldo, in quanto spaventati dalla decisione della Germania, di abdicare al principio costituzionale del pareggio di bilancio o, meglio, del freno al debito.
Nulla di positivo per l’Italia, in quanto i rendimenti dei BTP, in quei giorni, sono schizzati anche al di sopra della soglia del 4%.
Se lo spread BTP-Bund è sceso, è stato insomma in quelle sessioni solo perché gli investitori hanno temuto per le sorti del debito federale tedesco, a causa dell’addio al principio del freno al debito: il risultato è che i rendimenti dei Bund a 10 anni sono balzati non solo al record dalla caduta del Muro di Berlino, ma dagli anni ’70. In questo caso, l’Italia non ha avuto insomma alcun grande motivo per esultare.
Nelle ultime settimane, la flessione dello spread BTP-Bund si è confermata invece un fattore positivo, in quanto si è accompagnata a un calo dei rendimenti dei BTP: ed è questo il caso specifico a cui guardare per capire in che modo la flessione del differenziale può essere positiva per i consumatori e per gli investitori.
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Con spread BTP-Bund in calo spese per interessi più basse e più risorse per sanità, istruzione & Co.
Va rimarcato che, oltre a essere un parametro di natura finanziaria, lo spread BTP-Bund a 10 anni è un indicatore che anticipa la possibile evoluzione delle spese per gli interessi che lo Stato deve pagare sul debito.
Nello specifico, come sta avvenendo oggi, se accompagnato a un calo dei rendimenti, un restringimento dello spread significa per lo Stato un minore esborso di costi da sostenere per l’emissione di nuovo debito, dunque di nuovi Titoli di Stato, necessaria per rifinanziare il debito esistente o per finanziare le spese correnti. La flessione conferma anche una maggiore fiducia da parte dei potenziali investitori a fare incetta di BTP.
Lo spread BTP-Bund a 10 anni è, d’altronde, un premio che gli investitori esteri chiedono per investire in BTP rispetto ai più sicuri Bund tedeschi: più alto è lo spread, più alto è il premio chiesto dalla comunità degli investitori per decidersi a puntare più sul debito italiano che su quello teutonico. Più basso è lo spread, più basso sarà di conseguenza il costo che il Tesoro-MEF dovrà sostenere nell’emettere nuovi Titoli di Stato. Questa la spiegazione semplice anche della recente gaffe della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Ma, se il costo è più basso, vuol dire che la somma che è stata risparmiata con il mancato pagamento di più interessi (che sarebbe stato necessario versare nel caso in cui i mercati avessero chiesto un premio più alto), può essere devoluta a soddisfare esigenze di natura sociale, come spese per la sanità, per l’istruzione, per la ricerca, giusto per citare le questioni che sono più a cuore agli italiani.
I risparmi calcolati dall’Ufficio Parlamentare di bilancio nel periodo 2025-2029
La correlazione tra il trend dello spread e la dinamica della spesa per interessi è stata presentata e spiegata tra gli altri dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), attraverso la pubblicazione, nel dicembre del 2024, di un’analisi sintetica, da cui sono emerse le conseguenze positive che il calo dello spread potrebbe avere sui conti pubblici dello Stato italiano.
Per la precisione, l’UPB ha calcolato come il restringimento dello spread fino ad allora si fosse tradotto in un importo stimato in ben 17,1 miliardi di minore costo degli oneri sul debito relativi al periodo compreso tra il 2025 e il 2029.
Risparmi totali superiori a 17 miliardi così spalmati: 1,7 miliardi nel 2025, 2,6 miliardi nel 2026, 3,6 miliardi nel 2027, 4,5 miliardi nel 2028 e 4,7 miliardi nel 2029.
Minori soldi per le spese per gli interessi, praticamente, che lo Stato italiano potrebbe (secondo quanto emerso dall’analisi), dispiegare per finalità diverse, e devolvere per altre questioni più impellenti per la stessa comunità pubblica senza ritrovarsi, come è accaduto in passato, con l’acqua alla gola.
Considerando che lo spread BTP-Bund viaggia ora a livelli ancora più bassi rispetto a quanto l’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio è stata stilata, per gli italiani la buona notizia è rappresentata dalla possibilità che vengano liberate ancora più risorse finanziarie rispetto a quelle che sono state contemplate lo scorso dicembre all’UPB.
Le stesse risorse che, invece, in caso di tensione sul mercato dei Titoli di Stato e di conseguente impennata dello spread, dovrebbero altrimenti essere impiegate per sostenere il conseguente costo di servizio del debito, che risulterebbe più elevato.
Spread più basso, meno rischi di nuovi salassi sotto forma di tasse
Oltre ad allontare lo spettro di tagli alla spesa pubblica, il calo dello spread BTP-Bund rende meno probabile anche l’introduzione di nuovi salassi sotto forma di tasse a carico dei cittadini.
Così ha spiegato infatti l’economista Giampaolo Galli nel paper “Lo spread: cos’è e quali conseguenze ha sulla nostra vita”, nel presentare esempi ad hoc che dimostrano come uno spread elevato finisca per avere effetti reali sulle tasche dei cittadini: “ Lo spread significa dunque più tasse o minori servizi pubblici. Il guaio è che le maggiori tasse non finanziano opere meritevoli, come aiutare i bisognosi o mettere in sicurezza gli edifici scolastici, ma sono un puro spreco perché servono semplicemente a compensare i risparmiatori del rischio che si assumono per via della scarsa affidabilità dello Stato, vera o percepita che sia; un’assurdità davvero”.
Ora che lo spread è diminuito, la minaccia che gli italiani vengano colpiti da tasse e balzelli più alti rispetto ai tempi in cui il differenziale era schizzato è diminuita anch’essa. Fermo restando che, come ha spiegato lo stesso economista Giampaolo Galli, gli effetti non sono immediati.
Anche quando lo spread sale, le conseguenze sono infatti “alla lunga”, ha spiegato l’economista dell’Osservatorio dei conti pubblici, “ perché l’aumento dello spread non fa aumentare il costo del finanziamento dello Stato immediatamente : i titoli in circolazione infatti scadono un po’ alla volta e oggi, in Italia, hanno una vita media residua di oltre sette anni. Dunque, l’aumento di costo si realizza gradualmente man mano che lo Stato si deve indebitare per finanziare nuovo disavanzo o per rinnovare i vecchi titoli che vengono a scadenza ”. La stessa cosa, ovviamente, vale per il fenomeno contrario, ovvero per la flessione del differenziale.
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Spread giù, meno ansie per chi ha investito in BTP
Detto questo, tornando a oggi e al caso specifico dello spread BTP-Bund che si sta restringendo, l’effetto per i cittadini, oltre che indiretto - (ovvero rischiare in misura inferiore il rischio di nuove tasse o di tagli dei servizi pubblici attraverso le spese per gli interessi più basse che lo Stato deve sostenere) - può essere anche diretto, nel caso in cui i cittadini siano anche investitori, e abbiano magari fatto incetta di Titoli di Stato italiani o, magari, fatto semplicemente shopping di BTP & Co.
Un calo dello spread BTP-Bund, dunque un rischio Italia percepito in misura inferiore, fa sì che i bond acquistati siano più blindati dal pericolo di eventuali sell off che finiscano per abbattersi sul mercato obbligazionario, deprimendo di conseguenza le quotazioni degli strumenti finanziari che sono stati sottoscritti, e dunque il valore dei propri investimenti.
Banche e BTP, il nodo del doom loop
C’è poi un altro fattore, che riguarda la salute delle banche italiane, per ora, a quanto pare, comprovata dai dati e dalle ultime trimestrali che sono state diffuse dalle Big del settore (sebbene la BCE di recente abbia ammesso di nutrire alcune “preoccupazioni significative”: il doom loop, ovvero l’abbraccio mortale, così come è noto, che lega gli istituti di credito ai BTP, a causa della presenza ancora massiccia di Titoli di Stato italiani nei bilanci delle banche.
Dal rapporto sulla Stabilità finanziaria pubblicato lo scorso 29 aprile da Bankitalia è emerso che, nel mese di febbraio, “l’ammontare di titoli pubblici italiani detenuti dalle banche residenti”, dunque dalle banche italiane, “ è salito, rispetto allo scorso settembre, per effetto di acquisti netti , a fronte di un decremento del valore di mercato dei titoli in portafoglio. Il rapporto tra l’ammontare dei titoli pubblici e il totale delle attività si è mantenuto pressoché invariato all’8,6 per cento, in linea con quanto osservato nei sei mesi precedenti”.
Dallo stesso rapporto è emerso che “la durata finanziaria media del portafoglio di titoli pubblici detenuto dalle banche si è portata a 4,8 anni ” e che “la quota dei titoli valutati al costo ammortizzato si è ridotta leggermente, al 74,1 per cento”.
Bankitalia non si è fermata qui, rendendo noto che, “con riferimento al portafoglio dei titoli pubblici valutati al costo ammortizzato a dicembre del 2024, l’impatto medio delle perdite potenziali che si realizzerebbero qualora gli intermediari fossero costretti a vendere i titoli prima della scadenza, considerando le quotazioni rilevate alla fine di marzo di quest’anno, è stimato in 61 punti base di CET1 ratio (era 56 punti base a settembre)”.
In questa situazione, il fatto che lo spread BTP-Bund stia continuando a scendere rassicura le banche italiane in merito alla solidità dei loro investimenti.
Opposta sarebbe la situazione nel caso in cui gli istituti si trovassero alle prese con una fiammata del differenziale: più volte, in passato, è successo infatti che alle vendite dei BTP si affiancassero anche le vendite in Borsa delle azioni delle banche italiane, scaricate dagli investitori impauriti da una eventuale erosione dei bilanci degli istituti di credito a causa della svalutazione di quei bond iscritti a bilancio. Dunque, il trend dello spread BTP-Bund è importante anche per chi investe nei titoli delle banche italiane.
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