La Legge di Bilancio 2026 non prevede solo il taglio delle tasse al ceto medio, ma anche una stangata a livello fiscale di cui non tutti tengono conto.
C’è una stangata nascosta nella Legge di Bilancio 2026 di cui pochi, al momento, tengono conto. Anche se la misura più importante della manovra resta il taglio Irpef al ceto medio e, nonostante siano previste numerose misure volte al rafforzamento del potere di acquisto dei lavoratori dipendenti, gli stessi subiranno un aumento delle imposte e delle tasse pagate.
La Legge di Bilancio, come ogni anno, è composta da misure a cui viene data una maggiore rilevanza e da altre, che pur sembrando «minori» hanno comunque un impatto sulla popolazione. La manovra prevede una stangata, come abbiamo detto, ma cosa riguarda?
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Cosa aumenta con la Legge di Bilancio 2026?
Dagli affitti brevi alle accise, in manovra sono previsti aumenti. Se la norma sugli affitti brevi incide su una porzione relativamente ridotta della popolazione, la rimodulazione delle accise sui carburanti e l’aumento di quelle sui tabacchi interessano larga parte degli italiani.
Nella Legge di Bilancio 2026 è previsto che per le locazioni brevi l’aliquota della cedolare secca sia al 26%. Nel 2025 la normativa vuole che per un solo immobile (la scelta di quale immobile è del proprietario) sia applicata l’aliquota al 21% e dall’eventuale secondo al quarto l’aliquota al 26%. Con il testo definitivo della manovra pubblicato il 22 ottobre 2025, si lascia l’aliquota inalterata al 21% per un solo immobile a patto che per le locazioni non si utilizzi un intermediario (come, ad esempio, Airbnb).
La tassazione maggiore, quindi, riguarda quasi tutti i proprietari che decidono di locare il proprio immobile ai fini turistici perché questo tipo di locazione passa quasi inevitabilmente per gli intermediari e per le piattaforme online.
La stangata per tutti della manovra
Se gli affitti brevi riguardano solo i proprietari immobiliari, la rimodulazione e l’aumento delle accise hanno effetto su scala molto più larga.
Dal 2026 aumenta il prezzo del carburante diesel di 4,05 centesimi a litro. La Legge di Bilancio, infatti, equipara le accise su benzina e diesel prevedendo nel primo caso una riduzione di 4,05 centesimi di euro e nel secondo caso un aumento. L’impatto per chi ha un veicolo alimentato a diesel è di oltre 2 euro per ogni pieno da 50 litri.
Potrebbe sembrare poco, ma se si considera che le auto diesel, nella maggior parte dei casi, sono acquistate da chi percorre molti chilometri si comprende che l’aggravio potrebbe non essere indifferente.
Un altro aumento che riguarda larga parte della popolazione è quello che riguarda le accise sui tabacchi. Nel 2026 l’accisa sulle sigarette dovrebbe aumentare di 6 centesimi a pacchetto, che potrebbe tradursi in un reale aumento di 10 centesimi a pacchetto. L’aumento riguarda anche il tabacco trinciato (di 40 centesimi per il pacchetto di 30 grammi e di 65 centesimi per i pacchetti da 50 grammi), i sigari e i sigaretti. Sono esclusi dall’aumento, per ora, i prodotti senza combustione (come le Iqos) per i quali l’aumento è slittato.
Per chi altro è prevista una stangata?
Nel 2025 è stata prevista l’Ires premiale (o mini Ires) con una riduzione dell’aliquota dal 24% al 20% per le aziende che decidono di investire parte significativa degli utili in nuovi investimenti o capitale umano. L’aliquota ridotta, che troverà applicazione nella dichiarazione dei redditi 2026, era pensata per premiare chi decideva di investire i profitti della propria impresa.
Nel 2026 la mini Ires non è stata prorogata e anche se nei fatti è stata sostituita dal nuovo superammortamento, c’è da dire che non si tratta di misure destinate agli stessi beneficiari: L’Ires premiale è destinata alle imprese che non distribuiscono gli utili e investono in macchinari e capitale umano andando a ridurre l’aliquota dell’imposta. Il superammortamento riduce la base imponibile ma solo per chi effettua investimenti 4.0 e 5.0. Le aziende che sono tenute al pagamento dell’Ires, con il venire meno della mini Ires hanno, quindi, un aumento dell’imposta se non rientrano nel superammortamento.
Altra stangata, infine, interessa le banche per le quali aumenta l’onere contributivo. L’aliquota dell’Irap per le banche e gli altri intermediari, già maggiorata dello 0,75%, potrebbe passare nel 2026 dal 4,65% al 6,65%. Per le assicurazioni, invece, l’aliquota passa dal 5,90% al 7,90%. L’aumento non sarebbe strutturale, ma solo temporaneo (per il triennio 2026/2028).
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