L’attuale momento storico presenta numerose incognite che il mercato non sembra temere. Nuovi record potrebbero arrivare mentre i timori (al momento) sono svaniti.
Incognite in materia di politica monetaria. Multipli di bilancio sempre più alle stelle in dote alle aziende. Conflitti e tensioni geopolitiche ancora presenti e difficilmente arginabili nel breve termine. Stati Uniti in pieno shutdown e molto altro ancora per chi volesse completarne l’elenco.
Insomma, gli elementi per poter assistere ad una debacle dei mercati azionari ci sono stati e parte di essi ci saranno ancora, ma, contrariamente al pensiero razionale del più comune investitore, il mercato ha proseguito lungo la sua corsa al rialzo che ne ha contraddistinto ormai la sua recente storia: nuovi record, di settimana in settimana, e altri nuovi record.
Questo è il mercato, questa è la finanza. L’economia, seppur malconcia, ancora una volta abdica e cede il passo ai guadagni stellari sui vari listini borsistici. Il resto è solo cronaca. Commento ex post. E nulla di più.

Calma piatta in materia di rischio finanziario globale. Ad oggi (o almeno fino ad oggi) un elemento che non sembra poter rappresentare un timore per gli investitori è rappresentato dal “termometro” della loro stessa paura. Pressoché stabile o comunque privo di alcun moto eccessivo è quanto si può riscontrare in dote al sempre temuto indice VIX o cosiddetto “indice della paura”. Agli attuali valori (area 16,65 punti) “il pericolo” non appare contemplato e, nonostante l’entità odierna sia poco più elevata rispetto alla sua media storica (verosimilmente a quota 15,2/5 punti), il “fattore rischio” non appare all’ordine del giorno.
A migliorare l’intero scenario, si potrebbe godere di una maggiore tranquillità, qualora il VIX ritoccasse i valori del maggio 2024 ossia attraverso l’allora trading range delimitato da valori massimi inferiori a quota 15 punti, ma, probabilmente, oggi, significherebbe chiedere troppo, infatti, le variabili in gioco sono decisamente molte. Qualche interrogativo, però, rimane prescindendo dall’entità attualmente “modesta”. L’abbrivio che si è concretizzato nelle ultime settimane con un incremento superiore ai 16 punti ha affiancato di pari passo il rally sui mercati azionari internazionali facendo intuire una sorta di precauzione: il ricorso – parallelo - allo stesso VIX quale segnale anticipatore in vista di un potenziale ribasso?
Come detto, guardando alle numerose variabili (ancora) in gioco, qualche dubbio può sorgere. Tecnicamente, però, un vero e proprio alert lo potremmo avere qualora dovessimo assistere ad un ulteriore allungo al di sopra di area 19,58 punti dove, in tal caso, la successiva destinazione vedrebbe un temibile approdo ben oltre i 25 punti che, concretamente, corrisponderebbe ad un significativo ritracciamento (già avvenuto) sui listini azionari.

Coerentemente ad un “VIX calmierato” si rileva l’ottima performance settimanale messa a segno dai principali listini azionari internazionali che, rappresentati dal consueto benchmark MSCI World Usd, vedono una doppia cifra positiva incrementarsi ancora una volta da inizio anno: a +15,50% si aggiorna il saldo YTD (year to date) riconducibile all’asset class equity. A far meglio, però, è il risultato della componente Emerging che vede la propria rivalutazione dell’anno attestarsi a +23,55%.
Nulla togliendo a quest’ultima, il meno esotico e contrapposto paniere MSCI World Usd, sembra poter beneficiare di un ulteriore potenziale inespresso. Operativamente, infatti, il primo traguardo che si può individuare vede un approdo rialzista a quota 4.388 punti con, al momento, buone possibilità di conseguimento nel breve termine. A compromettere questo scenario è presente un solo fattore rappresentato dal ritorno delle quotazioni a valori inferiori di area 4.277 punti che, in caso di violazione ribassista, vedrebbe il principale benchmark equity traghettare gli scambi in una zona di prezzo inferiore a quota 4.227,16 punti con primo ed immediato obiettivo in corrispondenza di soglia 4.134 punti.

Nella trascorsa ottava a fare molto bene è stato il versante europeo distinguendosi attraverso una significativa performance weekly di oltre due punti percentuali: +2,87% l’epilogo del rappresentativo indice Stoxx Europe 600 che, oltrepassando l’area di resistenza (prima) ed oggi divenuta supporto, ha beneficiato della forza dei compratori fino a terminare la propria sessione settimanale oltre quota 570 punti (570,45). In ottica rialzista il target che può essere conseguito nel brevissimo termine può coincidere con l’area di prezzo in prossimità di soglia 575 punti.
Viceversa, qualora si dovesse assistere ad una debolezza nei prezzi, il livello a 570,45 punti viene visto come il più vicino approdo con time frame settimanale. Da temere il caso di una ulteriore discesa che, se non arginata in corrispondenza dei 556,494 punti, vedrebbe una proiezione negativa dei corsi fino al test di area 543,17 punti.

Se, come detto, il Vecchio continente ha fatto bene allora, l’Italia, si è confermata capofila di questa corsa al rialzo. Nonostante il saldo dell’ultima tornata settimanale non sia stato da primo posto il podio, invece, vede il Bel Paese occupare un buon secondo posto nel ranking della performance 2025: ad oltre 25 punti percentuali (+26,54%) ammonta il saldo attuale tricolore che, se paragonato al listino tedesco, vede registrare un sorpasso di oltre quattro punti (indice Dax a +22,04%).
In questa “corsa a due” a godere, però, è il listino iberico con un Ibex che si contraddistingue per il suo incremento pari al +34,41%. Ultimo gradino, e fuori dal podio, la Francia con una performance di “soli” nove punti a +9,49%. Tornando all’Italia, la nostra Piazza Affari, porta con sé un Ftse MIB ormai pronto ad affrontare una vera prova di maturità. Operativamente, infatti, gli attuali livelli di prezzo si pongono tra due importanti livelli di supporto e resistenza dinamici rispettivamente a quota 41.926 e 43.573 punti. Entrambi i valori riportati rappresentano, di fatto, i principali obiettivi dei singoli scenari short e long con un possibile trigger utile a definire la prossima direzionalità attraverso la violazione di area 42.325 punti.

Nell’area Asia/Pacifico l’indice nipponico Nikkey 225 e l’orientale Hang Seng hanno aggiornato i loro record di periodo convincendo anche dal punto di vista tecnico: sia graficamente che algoritmicamente entrambi i sottostanti scontano una significativa forza rialzista nei rispettivi listini.
A discostarsi da questo positivo momentum è la sola piazza cinese che propone un indice SSE Composite alle prese con un circoscritto trading range delimitato tra quota 3.770 e 3.870 punti: osservando la dinamica dei prezzi si può vedere come la forma grafica abbia avuto origine sul finire di agosto e, attualmente, beneficiando dell’ultima sessione settimanale, possa auspicare ad una plausibile rottura in direzione rialzista con interessanti target collocabili oltre la soglia psicologica dei 4.000 punti.
Se a caratterizzare negativamente il mercato azionario poteva (o doveva) essere il temuto shutdown questo non è accaduto. Anzi, come ci insegna la storia, anche in passato, tale evento non ha comportato grossi smottamenti finanziari. Restano, pertanto, i soli numeri che, anche per l’ottava appena conclusa, vedono nuovi record impressi nelle statistiche di tutti coloro che si aspettano significativi ribassi da ormai troppo tempo.
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