Inflazione euro agosto rivista al ribasso, qui è perfino a zero. Assist alle colombe sui tassi anche dai salari

Laura Naka Antonelli

17 Settembre 2025 - 12:08

Nuove indicazioni sull’inflazione anche con la pubblicazione del dato relativo ai salari dell’area euro monitorato dalla BCE, utile per capire la direzione dei tassi.

Inflazione euro agosto rivista al ribasso, qui è perfino a zero. Assist alle colombe sui tassi anche dai salari

Nel mese di agosto, il tasso di inflazione dell’area euro misurato dall’indice dei prezzi al consumo armonizzato si è attestato al 2%, confermandosi stabile rispetto a luglio, e rallentando il passo rispetto al 2,2% dello stesso periodo del 2024. Lo ha riportato l’Eurostat, l’Ufficio di statistica dell’Unione europea, segnalando anche che il tasso di inflazione UE è stato invece pari al 2,4%.

Inflazione euro ed UE, dove scotta di più e dove è più bassa. A Cipro è pari addirittura allo zero

I tassi di inflazione più bassi sono stati registrati, ha aggiunto l’Eurostat, a Cipro (dove inflazione è stata addirittura pari allo zero), in Francia (0,8%) e in Italia (1,6%).

L’inflazione più alta è stata invece rilevata in Romania (8,5%), in Estonia (6,2%) e in Croazia (4,6%).

Rispetto al mese di luglio, il trend dei prezzi su base annua è sceso in nove Paesi membri, rimanendo stabile in quattro e salendo in 14.

I dati annunciati dall’Eurostat sono quelli finali.

Nel caso dell’area euro, l’indicatore è stato rivisto al ribasso rispetto ai numeri preliminari annunciati qualche settimana fa, che avevano indicato una crescita su base annua pari a +2,1%.

Confermato invece il trend dell’inflazione core, pari a +2,3% su base annua, superiore dunque al 2% del target stabilito dalla BCE.

Dato salari BCE, notizie confortanti per l’inflazione e per le speranze delle colombe

Nella giornata di oggi, 17 settembre 2025, sono stati annunciati anche i numeri preliminari relativi al dato che la BCE monitora per osservare il trend dei salari, componente tra le più importanti per valutare l’andamento dell’inflazione dell’area euro.

Dai numeri è emerso che la crescita dei salari nell’Eurozona, nella prima metà del 2026, dovrebbe risultare inferiore ai livelli attuali e più stabile.

Dopo aver riportato un rialzo del 4,1% nel 2024, la crescita dei salari negoziati è attesa pari a +3,8% nel 2025. Guardando al 2026, il dato segnala un rallentamento del ritmo di crescita fino a +2,5%.

Le indicazioni arrivate oggi sia attraverso la pubblicazione del dato finale relativo all’inflazione euro che attraverso la diffusione del dato sui salari diramato dalla BCE, sembrano dare ragione alle colombe, ovvero a chi spera su nuovi tagli dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde. Banca centrale che ha deciso di lasciare invariati i tassi a seguito dell’ultima riunione di politica monetaria di giovedì scorso, 11 settembre 2025, per la seconda consecutiva.

In quell’occasione, l’Eurotower ha diffuso anche le proiezioni economiche elaborate dal suo staff, relative al trend del PIL e dell’inflazione.

Dalle parole di Lagarde non è emersa alcuna preoccupazione rilevante sul rischio che il processo disinflazionistico in corso in Eurozona si intensifichi, sulla scia dell’effetto zavorra dei dazi di Trump sulla crescita economica, fino a scatenare il rischio eventuale di una deflazione.

Tornando al dato relativo all’inflazione euro pubblicato oggi, l’Eurostat ha precisato che i contributi maggiori alla crescita dell’indice sono arrivati dai prezzi dei servizi, (con 1,44 punti percentuali), dai prezzi dei beni alimentari, alcol e tabacco (+0,62 pp) e dai beni industriali non energetici (+0,18 pp).

Negativo invece il contributo dei prezzi energetici (-0,19 pp). Occhio, tra gli altri, al dato relativo all’inflazione dell’Italia che è stato diffuso nella giornata di ieri dall’Istat.

Oggi, grande market mover è l’annuncio sui tassi da parte del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, che arriverà alle 20 ora italiana.

Analisti e mercati si trovano d’accordo nel prevedere che la Banca centrale americana deciderà di tagliare i tassi sui fed funds per la prima volta dalla fine del 2024, quando ha deciso di mettere in pausa il ciclo di allentamento monetario avviato nel settembre dello scorso anno, per poi rimanere con le mani in mano dall’inizio del 2025, nell’attesa di capire l’effetto sul PIL e sull’inflazione USA dei dazi decisi dall’amministrazione USA di Donald Trump.

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