Vacanza all’estero prescritta dal medico di famiglia? Questo Paese ci prova, ma la proposta sembra essere irrealizzabile.
Oggi il medico di famiglia può aiutarti a concederti una sorta di “vacanza” rilassante: se viene accertata una patologia che trae beneficio dalle cure termali, infatti, il Servizio sanitario nazionale riconosce il diritto a un ciclo di trattamenti all’anno, più precisamente di tre settimane consecutive.
Si tratta di quello che può essere considerato un vero e proprio “bonus terme”: il paziente deve sostenere soltanto il costo del ticket, pari a 55 euro per i non esenti e 3,10 euro per gli esenti parziali, mentre alcune categorie - ad esempio gli invalidi totali - ne sono del tutto esonerate.
Al di là di questo, non esistono altre “vacanze terapeutiche” che il medico può prescrivere, fatta eccezione per i casi di malattia da stress o burnout. In tali circostanze, infatti, il medico può certificare l’assenza per malattia e per quanto il lavoratore resti soggetto a eventuali visite fiscali non è comunque obbligato a restare chiuso in casa per il resto della giornata.
Secondo una nota sentenza della Cassazione, la n. 21621/2010, infatti, le patologie da stress non seguono la stessa logica delle altre malattie visto che la permanenza forzata in ambienti chiusi può persino peggiorarle. Per questo motivo, il dipendente non può essere sanzionato se, durante l’assenza per malattia, svolge attività all’aperto - anche di svago - che risultino compatibili con la guarigione. Ecco perché la Corte ha chiarito che, in determinati casi, passeggiate o momenti di relax all’aria aperta non compromettono la convalescenza, ma la favoriscono.
In pratica, se la patologia lo giustifica, si può persino scegliere di trascorrere un periodo di riposo in un luogo diverso da casa propria, comunicando all’Inps il nuovo indirizzo presso cui potrà avvenire il controllo domiciliare. Una “vacanza” vera e propria, quindi, ma con finalità terapeutiche.
Questo è quanto succede oggi in Italia, ma attenzione perché un’iniziativa che arriva da un altro Paese potrebbe portare il tuo medico a prescriverti anche una vacanza all’estero, per quanto comunque non siano ancora chiari i risvolti giuridici di una tale novità.
Vacanze obbligate in Svezia?
Se in Italia il medico può prescrivere le cure termali o, nei casi di burnout, autorizzare un periodo di malattia che può trasformarsi in una sorta di pausa rigenerante, dall’estero arriva un’idea ancora più audace: rendere un viaggio all’estero parte integrante della terapia.
In Svezia è nato infatti il progetto “The Swedish Prescription”, promosso da Visit Sweden, che invita i medici di tutto il mondo a consigliare ai propri pazienti esperienze legate alla tradizione e alla natura del Paese scandinavo. L’approccio è simile a quello delle cure termali riconosciute dal nostro Servizio sanitario nazionale, ma con una prospettiva internazionale e legata al concetto di turismo del benessere.
Le attività suggerite spaziano dalla sauna ai bagni in acque fredde, dal forest bathing (passeggiate rigenerative nei boschi) fino al fika, la tipica pausa caffè svedese che ha un forte valore sociale. Tutto si svolge in un ambiente naturale incontaminato, dove la connessione con la natura diventa parte stessa della terapia.
L’iniziativa si fonda su ricerche che hanno messo in evidenza il potere curativo del contatto con l’ambiente, delle relazioni umane e delle esperienze culturali. Non a caso, un sondaggio ha mostrato che la maggioranza delle persone non conosce le “prescrizioni verdi” o culturali, ma che ben due terzi le seguirebbero se fossero proposte dal proprio medico.
Anche gli esperti guardano con favore a questo modello: la dottoressa Stacy Beller Stryer, di ParkRXAmerica, ha sottolineato come la natura e la socialità possano avere un impatto positivo sulla salute, esperimento il desiderio che iniziative di questo tipo possano superare i vincoli burocratici e diffondersi a livello internazionale.
Quali conseguenze per i lavoratori italiani?
Per ora biglietti aerei e soggiorni restano a carico del paziente, a differenza dei trattamenti presso le terme italiane che possono invece rientrare nelle cure a carico del Servizio sanitario nazionale. Ma se un domani anche in Italia un medico potesse prescrivere non solo una “vacanza terapeutica” vicino casa, ma addirittura un soggiorno in un luogo specifico all’estero, si aprirebbe inevitabilmente un dibattito giuridico e organizzativo: chi copre i costi? In che modo deve essere gestita l’assenza dal lavoro? Quale sarebbe l’impatto sulle visite fiscali e sulle regole di reperibilità?
Sono tutti aspetti che richiederebbero un aggiornamento delle norme sul diritto del lavoro, motivo per cui oggi questa proposta resta più una suggestione turistica che una reale opzione sanitaria. Anche perché l’Italia non ha nulla da invidiare: terme, foreste, tradizioni sociali e culturali non mancano, e potrebbero benissimo costituire la base per prescrizioni di benessere ma a chilometro zero.
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