Nuove rivelazioni e pressioni sul Congresso riaccendono il caso Epstein: Trump è nel mirino. Deve dimettersi?
Negli Stati Uniti, l’affaire Jeffrey Epstein torna a far discutere: mentre il Dipartimento di Giustizia ha chiesto di desecretare i verbali del gran giurì su Epstein e Ghislaine Maxwell per via delle forti pressioni pubbliche, emergono nuove tensioni politiche.
Ghislaine Maxwell ha offerto testimonianza in cambio di indulto presidenziale, dichiarando di poter svelare fino a cento nomi legati a Epstein.
La sua amministrazione resta sotto pressione: il Congresso repubblicano e democratico sta avanzando richieste formali per ottenere i file non censurati, inclusa una presunta “lettera di compleanno” inviata da Trump ad Epstein. Il portavoce della Casa Bianca tenta di minimizzare: la vicenda sarebbe un “hoax” orchestrato dai democratici, mentre consiglieri interni come Karl Rove avvertono che il caos interno al MAGA potrebbe generare «conseguenze politiche disastrose» se Trump non affronta la crisi con trasparenza.
Una recente indagine CBS News‑YouGov mostra che il 58 % degli americani segue da vicino la vicenda, e un terzo degli elettori repubblicani disapprova la gestione di Trump. Molti analisti affermano che il caso Epstein, anziché spegnersi, sta degenerando in una crisi di credibilità per la presidenza, con alleati del Presidente in tensione e l’opinione pubblica sempre più scettica.
Al centro del nostro sondaggio c’è dunque una domanda cruciale: alla luce di questi sviluppi — il nome di Trump nei file di Epstein, la mancata trasparenza, le divisioni nella base repubblicana — Donald Trump dovrebbe dimettersi?
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