Fatture false, quando è reato, rischi e pene previste

Patrizia Del Pidio

4 Giugno 2025 - 15:28

Cosa accade a chi emette false fatture? Quali sono i rischi e che pene sono previste? Vediamo la differenza tra il reato amministrativo e quello penale.

Fatture false, quando è reato, rischi e pene previste

Cosa rischia chi emette fatture false? Ci sono rischi anche per chi le riceve? Iniziamo con il dire che la fattura falsa è quel documento emesso a fronte di operazioni che non sono avvenute, infatti, spesso si parla di operazioni inesistenti. La fattura falsa costituisce una frode tributaria. Se, però, sappiamo che si tratta di un comportamento perseguibile per chi emette fattura, cosa rischia chi la riceve?

Comprendere cosa sono le fatture false, le sanzioni previste e le strategie di difesa è essenziale per gli imprenditori e i professionisti del settore, ma anche per i privati cittadini che vogliono capire quali sono i risvolti di questo reato.

Di base, l’utilizzo della falsa fatturazione è un modo comune per evadere il fisco, così da dichiarare introiti inferiori e pagare meno tasse, o non pagarne proprio. Chi emette fatture false, però, delinque, sia a livello amministrativo che penale.

A seconda della tipologia di fattura falsa, se fatta per operazioni inesistenti o meno, o della entità delle somme falsificate, si ricade in casi differenti. Per esempio, sotto determinati valori il reato contestato sarà di tipo amministrativo-tributario, ma al suo superamento, invece, diventerà di tipo penale.

Ecco, grazie anche ad alcuni esempi, tutte le eventualità di false fatturazioni, come riconoscerle e segnalarle alle autorità competenti e, soprattutto, come difendersi.

Cos’è una fattura falsa e quando si definisce tale?

Una fattura falsa sembra in tutto e per tutto una fattura normale; viene utilizzata come uno strumento illecito allo scopo di evadere le imposte, aumentando artificialmente i costi sostenuti da società o lavoratori autonomi. Difatti, queste fatture, possono riguardare operazioni mai avvenute, parzialmente realizzate o con importi gonfiati rispetto al valore reale dei beni o servizi forniti.

Le fatture false, note anche come fatture inesistenti, sono, quindi, dei documenti fiscali che non corrispondono alla realtà delle operazioni commerciali effettuate. Al loro interno, infatti, vengono inseriti dati fittizi, come indicazioni riguardanti l’Iva o il compenso maggiori rispetto a quelli reali.

Le fatture sono documenti con valore tributario, e la loro falsificazione rientra nella fattispecie della dichiarazione fraudolenta.

False fatture, le ultime novità

Con la sentenza 19675 del 27 maggio 2025 la Corte di Cassazione ha stabilito un principio del tutto nuovo: anche se si utilizzano fatture false, ma si paga il Fisco, si può essere considerati non punibili per la tenuità del fatto.

Il nocciolo della questione è l’articolo 131-bis del codice penale (particolare tenuità del fatto) che è stato modificato dalla riforma Cartabia. Tra i criteri di valutazione è stata introdotta la “condotta susseguente al reato” che impone ai giudici di considerare quello che accade dopo il reato.

L’aver adempiuto integralmente al pagamento fa scattare l’articolo 13, comma 3-ter, lettera b) del Dlgs 74/2000 sui reati tributari a patto che il reato abbia una pena minima non superiore a due anni. Per la falsa fatturazione è prevista una pena che va da 1 anno e sei mesi a 6 anni, e quindi si rientra nel parametro.

Nel caso preso in esame dalla Cassazione il pagamento integrale del debito, nonostante l’utilizzo delle false fatture, ha pesato sulla bilancia per la decisione dei Supremi Giudici. La sentenza lascia degli interrogativi: entro che tempistica dovrebbe avvenire il pagamento integrale al Fisco? Nella sentenza si parla di versamento avvenuto prima della sentenza di condanna, ma per applicare la sentenza alla prassi è necessario che questo dettaglio venga chiarito ulteriormente.

La decisione della Suprema Corte permette di evitare sanzioni sproporzionate qualora si provveda a riparare al danno erariale, ma potrebbe avere anche l’effetto di indebolire la deterrenza delle norme tributaria se passa l’idea che anche se si paga dopo si possono evitare conseguenze penali.

Fatture false, non sono tutte uguali: ecco le tipologie

Possiamo dividere le fatture false in due tipologie differenti che corrispondono anche a livelli di gravità diversi.

  • Fatture oggettivamente inesistenti: documentano operazioni mai realizzate o realizzate solo in parte. Possono essere totalmente fittizie o parzialmente inesistenti in termini quantitativi.
  • Fatture soggettivamente inesistenti: riportano un’indicazione mendace dei soggetti che hanno partecipato all’operazione. In questo caso, l’operazione è realmente avvenuta, ma il soggetto che emette la fattura è diverso da chi ha effettivamente fornito il bene o il servizio.

Fatture false, le conseguenze per chi le riceve

Quando si parla di falsa fatturazione si è portati a pensare che le contestazioni per il documento falso ricadano solo sul soggetto che lo ha emesso. Va considerato, invece, che la situazione coinvolge anche chi riceve la fattura, anche se è all’oscuro dell’eventuale violazione.

Può capitare alle aziende di ricevere fatture per delle operazioni o servizi non richiesti e in questi casi il Fisco potrebbe pensare che si è coinvolti nella frode. Sul committente, in questo caso, ricade l’onere di dimostrare la propria buona fede per non essere considerato come complice di chi ha emesso la fattura per mettere in atto una frode fiscale.

Quando e come si dimostra la buona fede

L’ordinanza 22969 del 2021 della Corte di Cassazione, a tal proposito, conferma che prima di richiedere la dimostrazione della buona fede di chi riceve fatture false, l’Agenzia delle Entrate debba provare l’effettivo coinvolgimento di quest’ultimo nella frode fiscale.

Il solo avviso di accertamento, infatti, non fornisce gli elementi di prova del contribuente che ha ricevuto la falsa fattura nel concorso alla frode fiscale.

L’Agenzia delle Entrate deve provare due cose fondamentali prima di procedere all’accertamento fiscale per fatture false:

  • in primo luogo deve provare che la fattura è stata emessa per operazioni inesistenti;
  • in secondo luogo deve procedere a dimostrare la consapevolezza di chi ha ricevuto la fattura false di partecipare a una frode fiscale.

Solo nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate è in possesso di queste prove può procedere con l’accertamento nei confronti di chi ha ricevuto la falsa fattura e solo in questo caso quest’ultimo deve dimostrare di avere agito senza la consapevolezza di partecipare a una frode fiscale.

Se l’Agenzia non riesce a provare il coinvolgimento di chi riceve la fattura, però, il soggetto è sempre ritenuto come presunto innocente e, quindi, estraneo alla frode.

Falsa fatturazione: quando scatta il reato penale e con quali conseguenze

Il reato di falsa fatturazione si configura quando vengono emesse o utilizzate fatture per operazioni inesistenti. L’articolo 8 del Dlgs 74/2000 disciplina questo reato, che si consuma all’atto dell’emissione o del rilascio della fattura falsa. Non è necessario che il documento venga effettivamente utilizzato per evadere le imposte; è sufficiente la mera emissione con lo scopo di consentire a terzi l’evasione fiscale.

Le conseguenze variano a seconda delle somme trattate:

  • sotto certi valori, il reato è di tipo amministrativo-tributario;
  • al di sopra di alcuni valori, diventa un reato penale;
  • in caso di fatturazione di operazioni inesistenti, indipendentemente dall’importo, scatta il reato penale. In questo caso si parla di un periodo di reclusione variabile in base all’importo della falsa fattura (da 18 mesi a 8 anni).

Il decreto legge n.124/2019, detto anche Decreto Fiscale 2020, ha previsto delle pene più pesanti per i cosiddetti “grandi evasori”, con pene differenti per persone fisiche e aziende:

  • persone fisiche: se la somma evasa è inferiore a 100.000 euro, allora è prevista una reclusione da 18 mesi a 6 anni, se è superiore allora si va da un minimo di 4 anni fino a un massimo di 8;
  • aziende: le sanzioni amministrative sono calcolate applicando la responsabilità amministrativa da reato prevista dal Dlgs 231/2001. In questo caso è prevista una sanzione pecuniaria fino a 500 quote, dove ogni quota ha un valore compreso tra un minimo di 258,00 euro e un massimo di 1549,00.

Falsa fatturazione: la responsabilità

L’utilizzatore della fattura falsa, ovvero chi la emette e registra, e chi la richiede possono incorrere nelle stesse pene. Tuttavia, chi riceve una fattura falsa e non la utilizza, quindi non determina alcun indebito arricchimento dovuto alle minori imposte versate, tende a non essere considerato colpevole da parte della Cassazione.

In caso di non utilizzo della fattura falsa quindi, potrebbe venire contestata solo la mancata segnalazione alle autorità competenti.

Inoltre, anche in caso di utilizzo della fattura falsa, non è detto che il ricevente sia sempre in una situazione tale da permettergli di riconoscere il documento come falso. Per esempio, in una grande azienda con migliaia di dipendenti e collaboratori, non è detto che chi si occupa della contabilità abbia la possibilità di accedere a tutte le informazioni necessarie per riconoscere una fattura falsa da una reale.

Gli utilizzatori di fatture false, oltre ai procedimenti previsti, sono anche soggetti ad accertamenti fiscali, per poter calcolare l’entità di quanto evaso, e procedere con il recupero e la tassazione.

Come riconoscere una fattura falsa

Una fattura falsa viene considerata tale quando ricade in uno dei seguenti casi:

  • si tratta di una fattura emessa per operazioni mai avvenute, oppure avvenute solo in parte;
  • le indicazioni relative ai corrispettivi o l’Iva sono maggiori rispetto a quelle reali;
  • le indicazioni riguardanti i corrispettivi o l’Iva si riferiscono a soggetti diversi rispetto a quelli effettivi.

Quando si ricade in una di queste situazioni, il documento è da considerarsi falso. Ciò, però, significa anche che se le informazioni errate non sono presenti su un documento, ma solo segnate su file senza valore probatorio, non se ne deve tenere conto.

Come segnalare fatture false

Se ci si trova di fronte a un caso di sospetta falsa fatturazione, oppure viene richiesto da terzi, è possibile segnalare la situazione alle autorità competenti. Le opzioni, in questa situazione, sono due:

  • Guardia di Finanza, al numero 117, disponibile 24 ore su 24, oppure attraverso l’utilizzo dell’apposito modulo online, da consegnare di persona. In caso di reati gravi, in cui si ha bisogno di un intervento immediato, la Guardia di Finanza è la scelta più opportuna;
  • Agenzia delle Entrate, in casi meno gravi, come in situazioni dubbie, in necessità di un confronto per capire quali azioni intraprendere.

Nel caso si volesse denunciare per falsa fatturazione, bisognerà lasciare il proprio nome e dati. Non è più possibile lasciare denunce anonime, per evitare che queste vengano fatte al solo scopo di danneggiare aziende, e non per un vero motivo. Si può effettivamente denunciare anonimamente, ma questa modalità non farà attivare in automatico i controlli previsti.

Strategie di difesa in caso di contestazione

Bisogna subito sottolineare che l’onere della prova ricade sull’Amministrazione finanziaria, che deve dimostrare l’inesistenza delle operazioni contestate. Tuttavia, in caso di fatture prive dei requisiti normativi previsti dall’articolo 21 del DPR 633/1972, spetta al contribuente dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni.

Documentazione necessaria

In caso di contestazione per falsa fatturazione, è fondamentale disporre di una documentazione completa e accurata. Gli imprenditori devono essere in grado di dimostrare l’effettiva esistenza delle operazioni contestate. Ciò include la conservazione di contratti, corrispondenza, documenti di trasporto e prove di pagamento.

È consigliabile utilizzare mezzi di pagamento tracciabili come bonifici o assegni, evitando i contanti. Inoltre, è importante documentare ogni fase dell’operazione commerciale, inclusi accordi scritti con data certa e scambi di email.

Dimostrazione della buona fede

Un elemento chiave nella difesa contro le accuse di false fatturazioni è la dimostrazione della buona fede del contribuente. Questo implica provare che non si era a conoscenza di partecipare a un’evasione fiscale e che si è agito con la massima diligenza possibile.

È importante dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni ragionevoli per verificare la legittimità delle operazioni commerciali. Ciò può includere la verifica della reale esistenza e operatività dei fornitori, ad esempio attraverso visure camerali o certificazioni dei carichi pendenti.

Ricorso al ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso rappresenta una strategia difensiva importante in caso di contestazioni fiscali. Questo istituto permette al contribuente di regolarizzare la propria posizione fiscale, beneficiando di una riduzione delle sanzioni.

Tuttavia, è cruciale che il ravvedimento avvenga prima che il contribuente abbia formale conoscenza di accertamenti fiscali o procedimenti penali a suo carico. Il pagamento del debito tributario, se effettuato tempestivamente, può portare alla non punibilità per alcuni reati fiscali, incluso quello di falsa fatturazione.

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