Euro dollaro sotto pressione, i motivi sono 3. Cosa aspettarsi?

Violetta Silvestri

28/06/2024

Quali previsioni sull’euro dollaro? Gli analisti osservano 3 fattori in grado di impattare sulla coppia EUR/USD nel breve-medio periodo. Cosa aspettarsi sulla valuta comunitaria sotto pressione?

Euro dollaro sotto pressione, i motivi sono 3. Cosa aspettarsi?

L’Euro dollaro oscilla sulla soglia di 1,0700, con il biglietto verde che ha mantenuto il terreno guadagnato nei giorni precedenti. L’EUR/USD si è attestato sotto i 1,0700 per la seconda settimana consecutiva durante il trading asiatico del 28 giugno.

La coppia resta sotto pressione per una serie di motivi. Le aspettative sui tagli Fed, la pubblicazione di dati macro Usa e dell’Eurozona, il divario tra la banca centrale statunitense e le altre, in primis Bce e BoJ, le incertezze geopolitiche e l’esito del dibattito Trump-Biden stanno impattando sul mercato valutario e sul dollaro in particolare. Il biglietto verde sembra persistere nella sua corsa, indebolendo le altre valute, compreso l’euro.

Rispetto al picco settimanale di 1,074 euro per dollaro, la coppia EUR/USD ha perso lo 0,35% stando al valore di scambio di apertura dei mercati europei. In confronto al picco di inizio mese a 1,0908 (4 giugno), l’euro dollaro ha evidenziato un ribasso di circa il 2%.

I trader che seguono il mercato valutario e le previsioni sull’euro dollaro monitorano 3 fattori chiave, che possono impattare sulla coppia nelle prossime settimane.

1. Fed e taglio dei tassi

L’indice del dollaro ha raggiunto il massimo di otto settimane mercoledì 26 giugno a 106,13 e finora ha registrato un aumento dell’1,5% nel trimestre. Mentre si scrive viaggia oltre 105.

Si tratta del secondo guadagno trimestrale consecutivo, spinto soprattutto dalla riduzione delle aspettative sui tagli dei tassi negli Stati Uniti negli ultimi sei mesi. La misura dell’inflazione preferita dalla Federal Reserve, l’indice delle spese per consumi personali (PCE), sarà pubblicata alle 14.30 ore italiane e offrirà indizi rilevanti sul percorso monetario statunitense. Se la sua crescita annuale rallentasse al 2,6% a maggio, come prevedono gli economisti, potrebbe aprire la strada a tagli più avanti quest’anno.

Da evidenziare che parte del recente rialzo del dollaro Usa è arrivato proprio in risposta ai commenti aggressivi dei funzionari della Fed, mentre anche il suo crescente divario di politica monetaria con le altre principali banche centrali ha contribuito al declino dell’euro.

Mercoledì, il governatore del FOMC Michelle Bowman ha ribadito che la sua opinione principale è che l’inflazione scenderà con tassi ancora fermi. I tagli potranno arrivare solo se l’inflazione si stabilizzasse intorno al 2%. Il suo collega Raphael Bostic, presidente della Fed di Atlanta, ha sostenuto che l’inflazione negli Stati Uniti “sembra diminuire”, aprendo potenzialmente la strada a una diminuzione del costo del denaro a fine anno.

Lo strumento FedWatch del Gruppo CME mantiene una probabilità di circa il 65% di tassi di interesse più bassi a settembre rispetto a una probabilità di quasi il 93% per la riunione del 18 dicembre.

2. Bce ed economia dell’Eurozona

La forza o la debolezza della valuta comunitaria rispetto al dollaro dipende anche dall’andamento economico dell’Eurozona e dalle mosse di politica monetaria della Bce.

Il recente taglio dei tassi dell’Eurotower di 25 punti base, rispetto alla decisione della Fed di mantenere fermo il costo del denaro, ha ampliato il divario di politica tra le due banche centrali. Ciò potrebbe portare a un’ulteriore debolezza dell’EUR/USD secondo l’analisi condivisa degli esperti.

Le aspettative del mercato suggeriscono altri due tagli dei tassi da parte della Bce nel corso dell’anno.

A questo proposito, Peter Kazimir, membro del Consiglio direttivo della banca centrale ha detto che entro la fine dell’anno potrebbe esserci un altro taglio dei tassi, ma non in estate. Dopo aver intrapreso la mossa della riduzione del costo del denaro a giugno, la Bce potrebbe optare per un atteggiamento più prudente nei prossimi incontri. L’inflazione in calo non è al riparo da eventuali shock esterni e il target del 2% non è stato ancora raggiunto.

Un ulteriore taglio dei tassi dovrebbe essere deciso tra settembre e dicembre. Una Bce più aggressiva rispetto alla Fed dovrebbe tradursi in un calo dell’euro dollaro, considerando che tassi più alti spingono rendimenti obbligazionari e valute.

3. Fattori politici. Elezioni Usa e in Francia in focus

Il dibattito Trump-Biden andato in onda nella notte di giovedì 27 giugno ha rafforzato il dollaro, scontando una vittoria del candidato repubblicano, apparso più vivace di un insicuro Biden.

Come sottolineato dagli strateghi di ING, “riteniamo che una potenziale amministrazione Trump sia più positiva per il dollaro, sia attraverso una politica fiscale più accomodante, sia attraverso un contesto commerciale/tariffario più aggressivo.”

Opinione simile anche di altri osservatori. “I mercati probabilmente hanno estrapolato l’esito del dibattito di oggi al risultato effettivo delle elezioni di novembre”, ha affermato Carol Kong, stratega della Commonwealth Bank of Australia a Sydney. “È probabile che le politiche di Trump aumentino le pressioni inflazionistiche e inaspriscano le tensioni commerciali, sostenendo così i tassi di interesse statunitensi e il dollaro statunitense come valuta rifugio.

Sul fronte europeo, i riflettori politici sono tutti puntati sulle elezioni francesi, considerate un fattore di turbolenza anche finanziaria. Secondo un’analisi degli strateghi ING:

“la domanda per il mercato è se il governo Le Pen guarderà al mercato obbligazionario francese e inizierà a rinunciare ad alcuni dei suoi piani di tagli fiscali apparentemente non finanziati – oppure andrà avanti.

Il nostro team dell’Eurozona sospetta che sarà troppo presto perché un nuovo governo possa sostanzialmente annacquare i suoi impegni pre-elettorali e che potrebbero essere mesi difficili fino a settembre, quando la Francia dovrà consegnare a Bruxelles i suoi piani su come risolvere la situazione.”

In questo scenario di politiche economiche più “populiste”, l’euro è visto in calo.

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