Ecco chi pagherà meno tasse nel 2026

Patrizia Del Pidio

22 Ottobre 2025 - 15:34

Con la legge di Bilancio 2026 sono diverse le misure che portano a una detassazione dei redditi. Quale fascia di reddito pagherà meno tasse il prossimo anno?

Ecco chi pagherà meno tasse nel 2026

Se la Legge di Bilancio 2026 venisse approvata con le misure previste nel testo approvato dal Consiglio dei Ministri, chi pagherebbe meno tasse nel 2026? La manovra prevede diverse misure che tagliano la tassazione, ma non sono uguali per tutti e soprattutto non sempre sono cumulabili. Il taglio Irpef al ceto medio, la tassazione agevolata per gli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali, l’aumento della soglia di esenzione per i buoni pasto e la tassazione agevolata per il lavoro notturno e festivo sono solo alcuni degli interventi in ambito fiscale.

Alcune di queste misure sono legate al reddito, che in alcuni casi è più alto e in alcuni più basso, altre possono essere cumulate. In sostanza quanto influiranno gli interventi previsti nella manovra sulla tassazione degli italiani e chi ne beneficerà maggiormente? Vediamo nel dettaglio le misure e quale fascia di reddito beneficerà della detassazione maggiore.

Meno tasse nel 2026, le misure

Le diverse misure che prevedono il pagamento di minori imposte nella Legge di Bilancio sono:

  • taglio irpef al ceto medio: la misura prevede il taglio dell’aliquota di due punti percentuali per la fascia di reddito tra 28.000 e 50.000 euro. Gli effetti dell’intervento potranno essere fruiti da tutti i lavoratori con reddito fino a 200.000 euro, oltre il quale l’effetto viene sterilizzato. Il beneficio massimo si ottiene per redditi a partire da 50.000 euro ed è di 440 euro l’anno;
  • tassazione agevolata per gli aumenti derivanti dai rinnovi contrattuali: sugli aumenti derivanti da rinnovi contrattuali avvenuti nel 2025 o che si effettueranno nel 2026 si applicherà un’aliquota del 5%. Il beneficio è riconosciuto solo a chi ha redditi fino 28.000 (coloro che non sono inclusi nel taglio Irpef) e di fatto si traduce in un risparmio massimo del 18% sul solo aumento di stipendio. Su un aumento di 1.200 euro l’anno (100 euro al mese) si risparmieranno 180 euro di imposte l’anno
  • aumento della soglia di esenzione per i buoni pasto: la soglia di esenzione dalla tassazione dei buoni pasto passa da 8 a 10 euro al giorno. Il beneficio potrebbe tradursi in una somma esentasse più alta di un importo variabile tra 40 e 48 euro al mese;
  • detassazione dei premi risultato: in questo caso è prevista un’aliquota all’1% (rispetto al 5% previsto nel 2025) su un limite massimo di 5.000 euro (invece di 3.000 euro) sui premi risultato riconosciuti dal datore di lavoro. Il risparmio sulle tasse è del 4% sui primi 3.000 euro e di almeno il 22% sui restanti 2.000 euro. A conti fatti, quindi, il lavoratore che riceve un premio di risultato di 5.000 euro può risparmiare fino a 560 euro;
  • tassazione agevolata per lavoro notturno e festivo: su un massimo di 1.500 euro l’anno, sul lavoro notturno e festivo è applicata un’imposta sostitutiva del 15%, ma solo ai lavoratori con redditi fino a 40.000 euro. Se il lavoratore ha redditi fino a 28.000 euro, il risparmio è dell’8%; per redditi tra 28.000 e 40.000 euro, invece, il risparmio sale al 18% che su 1.500 euro annui (tassazione di 225 euro) si traduce in minori tasse versate pari a 120 euro nel primo caso e di 270 euro nel secondo caso.

Chi paga meno tasse nel 2026

Chi sono i contribuenti che pagheranno meno tasse nel 2026? Prendiamo in considerazione tre specifiche fasce di reddito:

  • fino a 28.000 euro;
  • tra 28.000 e 40.000 euro;
  • oltre i 40.000 euro.

Fino a 28.000 euro
Questa è la fascia che beneficia maggiormente del taglio delle tasse, in proporzione al reddito e non come valore assoluto. Chi rientra in questo limite di reddito può beneficiare di un risparmio complessivo variabile dai 600 agli 800 euro l’anno, ma deve rientrare in più agevolazioni. I vantaggi principali sono:

  • la tassazione agevolata al 5% sui rinnovi contrattuali che porta un risparmio medio di circa 180 euro l’anno;
  • imposta sostitutiva al 15% sul lavoro notturno e festivo che potrebbe far risparmiare fino a 120 euro l’anno;
  • premi di risultato tassati all’1% (ma questo dipende dalla volontà di riconoscerli da parte del datore di lavoro) che porterebbe risparmi fino a 560 euro.

A questi benefici si sommerebbe anche il beneficio portato dall’eventuale soglia di esenzione più alta dei buoni pasto.

Redditi tra 28.000 e 40.000 euro
In questo caso, se si ottengono più agevolazioni, su un risparmio massimo complessivo più alto e si attesta sui 1.000 euro l’anno. Il vantaggio riconosciuto a questa fascia di reddito deriva da:

  • taglio Irpef al ceto medio con un risparmio massimo di 240 euro solo per chi ha redditi di 40.000 euro, in tutti gli altri casi il beneficio è più basso;
  • tassazione agevolata al 15% per lavoro festivo e notturno con beneficio fino a 270 euro;
  • premi di risultato tassati all’1% (ma questo dipende dalla volontà di riconoscerli da parte del datore di lavoro) che porterebbe risparmi fino a 560 euro.

A questi benefici si sommerebbe anche il beneficio portato dall’eventuale soglia di esenzione più alta dei buoni pasto.

Redditi oltre 40.000 euro (fino a 200.000 mila euro)
In questo caso si sente molto di più l’effetto del taglio Irpef al ceto medio che porta un risparmio variabile da 240 euro (per chi ha redditi di 40.000 euro o poco superiore) a 440 per tutti coloro che hanno reddito a partire da 50.000 euro. Inoltre i premi di risultato tassati all’1% (ma questo dipende dalla volontà di riconoscerli da parte del datore di lavoro) che porterebbe risparmi fino a 560 euro.

A questi benefici si sommerebbe anche il beneficio portato dall’eventuale soglia di esenzione più alta dei buoni pasto.
Anche in questo caso il risparmio massimo si attesta attorno ai 1.000 euro.

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