Dito medio a carabinieri, polizia e vigili urbani: è reato?

Isabella Policarpio

02/10/2020

02/10/2020 - 10:38

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Dito medio, gesti offensivi e parolacce rivolte alle Forze dell’ordine sono dei reati: il colpevole può essere accusato di Oltraggio a pubblico ufficiale e Vilipendio dell’Arma. Ecco le conseguenze penali.

Dito medio a carabinieri, polizia e vigili urbani: è reato?

Fare il dito medio a carabinieri, poliziotti, finanzieri e vigili urbani è reato e le conseguenze possono rivelarsi più gravi di quanto si pensi: nei casi più “eclatanti” si rischia la reclusione fino a 3 anni.

Sì perché il dito medio, come altri gestacci, manifesta in modo inequivocabile la volontà di sbeffeggiare sia la persona a cui il gesto è rivolto (ad esempio il vigile che ha appena fatto una multa) sia l’intero Corpo che rappresenta. Per questa ragione in alcuni casi viene in essere anche il reato di Vilipendio delle Istituzioni.

Quali sono le conseguenze del dito medio? Il più delle volte la sanzione detentiva viene evitata con il pagamento di una multa che va dai 1.000 ai 5.000 euro oppure con il risarcimento danni nei confronti della persona e dell’ente a cui è stata rivolta l’offesa. Ecco nel dettaglio cosa dice la legge.

Dito medio alle Forze dell’ordine e ai vigili urbani: cosa si rischia

Fare il dito medio alle Forze dell’ordine o, in generale, ad un pubblico ufficiale (quindi anche al controllore dell’autobus o verso un insegnante) non è una semplice “bravata” ma un comportamento punito duramente dalla legge: potrebbe scattare l’accusa di “Oltraggio a pubblico ufficiale” (ai sensi dell’articolo 341 bis del Codice penale) che prevede la reclusione in carcere da 6 mesi a 3 anni.

Il reato in questione è commesso da chiunque “in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone offende l’onore e il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio”, ad esempio con il dito medio, gesti ed espressioni volgari mirati ad oltraggiare non solo la persona in sé (quindi il singolo carabiniere, poliziotto, ecc…) ma l’intera categoria.

Tuttavia esiste un modo per evitare la condanna e le conseguenze penali: l’articolo 341 bis prevede che se il colpevole, prima del giudizio, ha provveduto a risarcire i danni alla persona offesa (ed anche nei confronti dell’ente coinvolto) il reato si considera estinto.

In poche parole, la situazione può essere risolta in maniera “bonaria” pagando una somma a titolo di risarcimento dei danni morali causati dall’offesa ricevuta. Una sorta di “compensazione pecuniaria” del disonore arrecato all’Ordine.

Nei casi meno gravi, chi fa il dito medio e ogni altro genere di insulto, può cavarsela con la multa da 1.000 a 5.000 euro per Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze Armate, ipotesi prevista dall’articolo 290 del Codice penale.

Perché fare il dito medio alle Forze dell’ordine è reato?

C’è chi ritiene che punire penalmente chi offende e denigra le Forze dell’ordine e, più in generale, tutti i pubblici ufficiali, violi la libertà di manifestazione del pensiero. Difatti il “vilipendio” e “l’oltraggio” sono concetti indeterminati e non è sempre facile stabilire cosa sia offensivo e cosa no; per quanto riguarda il dito medio non ci sono dubbi: questa è una chiara manifestazione di disprezzo e scherno, ma in altre circostanze i confini sono più indeterminati.

Lo stesso reato di “Oltraggio a pubblico ufficiale” ha subito diverse modifiche; fu abrogato e poi ripristinato dall’art. 1, comma 8, della legge 94/2009 (c.d. Pacchetto sicurezza) che ne ha modificato la “ratio”: in principio questa fattispecie di reato era pensata per tutelare il prestigio degli organi investiti di pubbliche funzioni (una concezione di stampo fascista, di cui il nostro Codice penale è il frutto); ma oggi le cose sono cambiate - anche grazie all’intervento della Corte costituzionale - e il reato di Oltraggio serve ad assicurare il buon andamento della Pubblica amministrazione, dunque si è persa la connotazione di tutela dell’onore e del prestigio in favore di una visione più “pragmatica”.

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