Il cibo è la prima ricchezza dell’Italia: vale il 25% del PIL del Paese

Massimiliano Carrà

2 Dicembre 2019 - 13:19

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Il cibo è la prima ricchezza dell’Italia. A renderlo noto è un’indagine effettuata da Coldiretti, secondo la quale esso rappresenta il 25% del PIL nazionale. Uno dei fattori che ha contribuito alla crescita del settore agroalimentare italiano è senza dubbio il record fatto registrare nel 2019 dall’export del cibo Made in Italy

Il cibo è la prima ricchezza dell’Italia: vale il 25% del PIL del Paese

Il cibo è la prima ricchezza dell’Italia. È questo quanto emerge dall’indagine di Coldiretti su “Il valore del cibo in Italia”, presentata alla 1° giornata nazionale Cibo e cultura, il principale evento di chiusura del programma di Matera 2019, capitale europea della cultura.

Secondo quanto analizzato dalla maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, la filiera agroalimentare nel suo insieme, ossia dai campi alla ristorazione, vale in Italia la cifra di 538 miliardi di euro.

Ciò significa che il mondo cibo nel Bel Paese rappresenta il 25% del PIL. Un giro d’affari importante che permette al settore del cibo di essere quello più in crescita rispetto agli altri e di essere di conseguenza il traino dell’economia italiana. Oltre a questo è importante sottolineare che dal punto di vista lavorativo, l’agroalimentare italiano conta 3,8 milioni di occupati.

Cibo: export da record nel 2019

Secondo quanto dimostrato dalla ricerca di Coldiretti, uno dei fattori che ha permesso a tutta la filiera agroalimentare di essere la prima ricchezza dell’Italia è senza dubbio il record storico ottenuto dall’export del cibo Made in Italy.

Nel 2019 infatti il giro d’affari delle esportazioni agroalimentari italiane si è attestato a 58,5 miliardi di euro, in sintesi il 4% rispetto al record già registrato nel 2018, ossia quando l’export del cibo Made in Italy era di 41,8 miliardi di euro.

Entrando più nel dettaglio, circa il 60% delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’UE, in particolare la Germania che rimane anche per quest’anno il principale mercato europeo.

Andando oltre i confini comunitari, continuano invece ad essere gli Stati Uniti d’America il mercato di riferimento del cibo Made in Italy. Nonostante il record ottenuto dall’export italiano, Coldiretti sottolinea che il giro d’affari potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una maggiore tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro.

Made in Italy: attenzione a dazi, embargo e Brexit

Il giro d’affari dei falsi prodotti agroalimentari del nostro Paese non è l’unico fattore da considerare quando si parla di tutelare il Made in Italy e in generale il ruolo del settore agricolo.

Infatti, secondo il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini “occorre salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali, dagli accordi di libero scambio alle guerre commerciali come i dazi di Trump, la Brexit o l’embargo con la Russia”.

Ma non è tutto. Secondo il numero uno dell’associazione italiana “per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

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